PISANI, Alvise
PISANI, Alvise. – Terzogenito di sei maschi, nacque a Venezia il 1° gennaio 1664 da Giovanni Francesco, del procuratore Almorò, e da Paolina Contarini, del procuratore Andrea del doge Carlo.
La famiglia, che risiedeva nella parrocchia di S. Stefano, era fra le più ricche della città, come dimostra la costruzione della splendida villa di Stra e del fastoso palazzo in campo S. Stefano, realizzazioni che furono seguite particolarmente da un fratello di Pisani, Almorò.
Completati gli studi in un collegio per nobili, non ancora ventenne Pisani sposò, nel 1683, Elena Badoer, ultima erede del ricco ramo a S. Moisè, da cui ebbe quattro figli maschi. La sua carriera politica, intensa e prestigiosa, cominciò di lì a poco: il 21 giugno 1684 entrò savio agli Ordini, tappa obbligatoria nel cursus honorum dei principali patrizi; non aveva che vent’anni, ma l’elezione gli fu concessa in riconoscimento dei meriti dello zio Lorenzo, morto combattendo contro i turchi nel 1667. Ancora savio agli Ordini dal 13 febbraio al giugno 1685, l’11 agosto 1686 fu nominato capitano a Padova, dove rimase sino al dicembre 1687 per poi passare, dal 1° febbraio 1688, tra i consiglieri ducali sino al 31 gennaio 1689. Successivamente, dopo oltre un triennio di assenza dalla politica attiva, entrò a far parte dei cinque savi di Terraferma per il secondo semestre degli anni 1692-94. Era questa l’altra fondamentale tappa nell’apprendistato dei patrizi destinati alle più alte cariche e, infatti, il 28 maggio 1698 Pisani risulta eletto ambasciatore in Francia. Si trattava della corte più prestigiosa d’Europa, ma anche la più dispendiosa, e per questo prima di lui ben sette patrizi avevano rinunciato alla nomina. Lasciò Venezia alla fine del gennaio 1699 e giunse a Parigi il 16 maggio. Versailles era la miglior sede per schiudere le porte del gran mondo a un giovane ricco e ambizioso, e Pisani riuscì a ottenere l’apprezzamento del ‘re Sole’ per la innata signorilità del tratto, l’eleganza dell’eloquio e la dignità del portamento, doti alle quali accompagnava una presenza gradevole.
La missione di Pisani iniziava sotto buoni auspici, in quanto la Repubblica aveva appena concluso un lungo conflitto contro i turchi, annettendosi il Peloponneso; senonché, all’inizio del 1701, con la guerra di successione spagnola gli eserciti francese e imperiale, guidati rispettivamente dal duca Louis-Joseph de Vendôme e dal principe Eugenio di Savoia, penetrarono nella terraferma veneta. Vane furono le proteste di Pisani per la violata neutralità di Venezia, che anzi dovette difendere dall’accusa di rifiutare l’alleanza con la Francia.
Nominato cavaliere, lasciò Parigi nel maggio 1703 per entrare subito savio del Consiglio: avrebbe ricoperto tale ufficio, da cui dipendeva gran parte della politica estera della Serenissima, per ben trentadue volte, sommandolo e talvolta sovrapponendolo ad altre magistrature di nomina senatoria. Tra queste si possono ricordare quella di sopraprovveditore all’esazione del Denaro (secondo semestre del 1705), di aggiunto alla provvision del Denaro (settembre-dicembre 1706), poi ancora di sopraprovveditore all’esazione del Denaro (aprile-giugno 1708).
Il succedersi delle cariche venne interrotto nel 1706-07 da una missione diplomatica in Inghilterra cui era stato eletto, assieme con Nicolò Erizzo, sin dal 22 aprile 1702, quando si trovava a Parigi. Si trattava di un’ambasceria straordinaria per l’assunzione al trono della regina Anna, ma la partenza fu a lungo differita; i due lasciarono infatti Venezia nell’ottobre 1706 e ripartirono da Londra l’8 giugno 1707.
A Palazzo ducale Pisani riprese la carriera alternando il saviato del Consiglio (semestre ottobre-marzo negli anni 1708-12) a magistrature finanziarie puntualmente abbandonate al sopraggiungere di un nuovo ingresso al Consiglio: fu aggiunto alla provvision del Denaro per pochi mesi nel 1708, 1709, 1710. Compatibile con la presenza tra i savi era invece la più alta magistratura culturale delle Repubblica, quella di riformatore dello Studio di Padova, che Pisani ricoprì dal 10 ottobre 1709 al 9 ottobre 1711 e poi ancora dal 14 ottobre 1713 al 13 ottobre 1715, dal 13 ottobre 1718 al 12 ottobre 1720 e infine dal 4 gennaio 1730 al 3 gennaio 1732.
Da segnalare poi, oltre alla nomina a procuratore di S. Marco de supra, conseguita il 6 aprile 1711, l’elezione ad ambasciatore presso il re di Spagna Carlo III d’Asburgo, che Pisani, assieme con il collega Andrea Da Lezze, avrebbe dovuto incontrare a Milano; sono note la data dell’elezione (24 settembre 1711), la commissione, ma nient’altro, per cui non è certo che la missione sia stata espletata.
Tra il 1712 e il 1716 fu savio del Consiglio nel secondo semestre, assumendo nei restanti mesi cariche diverse: fu deputato al Commercio (1712), revisore e regolatore dei Dazi (1713), provveditore sopra Monasteri (1714), sovrintendente alle Decime del clero (1718). Fra il 1715 e il 1718 la Repubblica fu impegnata nella seconda guerra di Morea, il cui esito fu infausto per Venezia e particolarmente per la famiglia Pisani, dal momento che il fratello Andrea, che comandava la flotta veneta, perse la vita a Corfù per lo scoppio di una polveriera proprio nel 1718, quando ormai la pace era stata firmata.
Dar conto di tutte le magistrature assunte da Pisani negli anni che seguirono risulterebbe defatigante esercizio, per cui basti ricordare l’elezione all’ambasceria d’obbedienza svolta nella primavera del 1721 al nuovo pontefice Innocenzo XIII; quindi il tentativo, peraltro non riuscito, di ottenere il dogato nel 1722; in seguito venne incaricato (15 luglio 1730) di un’altra ambasceria a Roma, stavolta per l’elezione al soglio pontificio di Clemente XII.
Due anni dopo il doge morì e nuovamente Pisani si candidò alla successione, ma venne eletto Carlo Ruzzini; il suo turno arrivò finalmente il 17 gennaio 1735 e riuscì a prevalere, senza concorrenti, al primo scrutinio.
Durante i sei anni del suo dogato è da registrare un notevole impulso ai lavori per la villa di Stra; tuttavia, per quanto questo ramo dei Pisani fosse ricco, le dispendiose costruzioni, le carriere politiche dei numerosi membri della famiglia e il fastoso tenore di vita cominciavano a minarne l’economia, che a fine secolo sarebbe andata incontro a una crisi irreversibile: la dichiarazione di decima presentata da Pisani nel 1712 gli attribuiva infatti una rendita annua di ducati 35.122,3, laddove quella del 1740 vedeva scendere le entrate a ducati 34.702,3: si trattava di una flessione minima, ma significativa.
Morì per un colpo apoplettico il 17 giugno 1741, proprio mentre stava per recarsi a Stra in villeggiatura. Fu sepolto nella chiesa di S. Andrea della Certosa, demolita in età napoleonica.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Miscellanea Codici, I, Storia veneta, 20: M. Barbaro - A.M.Tasca, Arbori de’ patritii…, VI, p. 124; Segretario alle voci, Elezioni Maggior Consiglio, regg. 23, cc. 5, 31, 53, 120, 143; 24, c. 1; 25, cc. 113, 207; 26, c. 125; Segretario alle voci, Elezioni in Pregadi, regg. 20, cc. 20-21, 27, 28; 21, cc. 5-10, 12, 15, 38, 48, 51, 57, 62, 65, 67, 69, 70 s., 73, 76, 80, 88, 97, 110, 122, 125, 146 s., 150, 153; 22, cc. 1-7, 40, 53, 55 s., 66 s., 72, 101, 121, 129, 135 s.; Senato dispacci Francia, ff. 192-200; Senato dispacci Inghilterra, ff. 80-81; Commissioni a pubblici rappresentanti, f. 16, cc. 403r-404r; 411r-412v (sulla missione a Carlo III del 1711); Dieci savi alle Decime, Redecima del 1712, b. 280/615; ibid., Redecima del 1740, b. 315/401-405; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Mss. Wcovich Lazzari, b. 115, ff. 6, 140-145; J. Facciolati, Oratio pro funere Aloysii Pisani ducis Venetiarum…, Venetiis 1742.
R. Gallo, Una famiglia patrizia. I Pisani ed i palazzi di S. Stefano e di Strà, in Archivio veneto, s. 5, LXVII-LXX (1945), pp. 96, 118, 132 s., 144 s., 187; A. Da Mosto, I dogi di Venezia nella vita pubblica e privata, Firenze 1983, pp. 475-480, 589 s.; Il serenissimo doge, a cura di U. Franzoi, Treviso 1986, p. 325.