MOCENIGO, Alvise (detto Leonardo)
– Nacque a Venezia il 20 marzo 1583, secondogenito di Alvise di Giovanni del ramo di S. Samuele Casa nuova, detti Manoni, tra i più ricchi e prestigiosi del patriziato, e di Elisabetta di Federico Priuli di Gian Francesco da S. Severo.
Dal matrimonio, celebrato nel 1578, nacquero, inoltre, Alvise (I, 1580-1651), che sposò Marietta di Girolamo Giustinian senza avere eredi; Alvise (III) Zuanne (1584-1657), che perpetuò la famiglia sposando Chiara di Antonio Grimani e tre femmine: Daria, maritata con Federico Cavalli, Sofia con Girolamo Correr ed Elisabetta con Gianfrancesco Pisani e in seconde nozze con Giorgio Emo.
Il cursus honorum del M. risulta fitto, ma presenta diverse incertezze nell’attribuzione delle cariche. Entrato in Maggior Consiglio nel 1609, ebbe il primo incarico certo il 28 luglio 1613 come provveditore e capitano a Legnago. Per due anni assicurò l’efficienza della fortezza e del porto fluviale, mostrandosi attento alle necessità della popolazione, interna ed esterna, in costante calo demografico, che egli, nella relazione letta in Senato il 3 giugno 1615, attribuì a un fisco oneroso e ai vincoli delle servitù militari, oltre all’insalubrità del sito. Restò inattivo fino alla nomina, nel 1621, a provveditore e capitano della flottiglia di fuste del lago di Garda, con l’incarico di perlustrare le acque di confine e di reprimere il contrabbando. L’anno successivo andò provveditore ad Asola, piazzaforte strategica, crocevia di scambi e di un fiorente contrabbando. Nella relazione finale il M. mise in luce i difetti del sistema difensivo, il lassismo della guarnigione e la freddezza degli abitanti, intolleranti dei vincoli militari.
Rientrato a Venezia nell’ottobre 1623, mancò diverse elezioni fino al 1628 quando, viceversa, si infittirono di numerosi incarichi: depositario del Banco giro (1628, 1631), depositario in Zecca (1632, 1634), regolatore alla scrittura, provveditore sopra Danari (1633, 1637), sopra Ogli e sopra Atti del sopragastaldo (1633), savio alla Mercanzia (1633, 1635, 1639), inquisitore al Banco giro e dei Quattro di rispetto dei presidenti all’esazione del denaro pubblico (1635), pregadi ordinario (1633, 1637) e della Zonta (1636), provveditore alle Fortezze e governatore di galea grossa (1638), dei tre Revisori delle entrate pubbliche e provveditore sopra Ori e argenti (1639), provveditore sopra Danari (1640), savio alla Mercanzia, ancora pregadi ordinario (1642).
Un salto di qualità e l’opportunità di una proficua esperienza fu per il M. la nomina a provveditore e commissario in Terraferma, nel dicembre 1642. Trascorse tre anni passando senza interruzione da commissario in campo a provveditore in campo (1643) a provveditore in Terraferma, obbligato a spostarsi da una parte all’altra del territorio «senza risparmio di fatica, patimento et di pericoli», tra «congiunture molestissime» (Arch. di Stato di Venezia, Senato, Lettere dei provveditori da Terra e da Mar, filza 114, disp. 58), ispezionando, ristrutturando riformando e portandosi in prima linea sul fronte polesano durante la guerra di Castro. Significativa, soprattutto, la riorganizzazione del reclutamento delle milizie, con la riduzione dei contingenti di provenienza italiana, greca e levantina e l’incremento di quelli oltremontani.
Ritornato a Venezia nel settembre 1644, relazionò sulla lunga attività il 22 genn. 1645, ma già era stato fatto consigliere (agosto 1644) e due volte senatore (1644 e 1645). Scoppiata la guerra di Candia, fu nominato commissario in armata (4 apr. 1645) ma, desideroso d’azione, si fece dare anche il comando di una galeazza, con la quale catturò una nave turca (ottobre 1645). Nel dicembre 1646 fu eletto provveditore generale delle Tre Isole e nel marzo 1647 elevato a provveditore generale da Mar. Inviato al blocco di Scio come delegato speciale del capitano generale Giovambattista Grimani, il M. si oppose ai Turchi che tentavano di forzarlo, ma con suo disappunto, l’arrivo della cattiva stagione e l’insufficienza dei mezzi indussero Grimani a interrompere le operazioni. Nominato provveditore generale in Candia (1647), mentre l’isola era in preda alla carestia e alla peste, operò con l’abituale risolutezza, assicurando stabilità alle strutture civili e militari, meritando la riconoscenza della popolazione e la stima dei superiori.
Morto Grimani, il M., già procuratore di S. Marco de supra dal 10 marzo 1648, fu nominato capitano generale da Mar il successivo 10 maggio. Giudicata prioritaria la difesa dell’isola, anche a scapito dell’offensiva navale, egli si limitò a controllare le mosse del nemico sul mare, contenendone la pressione a terra. Alternando una strenua difesa ad audaci sortite (celebri la difesa del bastione Martinengo e la riconquista dell’isolotto di S. Teodoro), grazie anche al forte ascendente personale, ridiede fiducia alla popolazione e restituì vigore alle truppe. Confermò poi le sue capacità offensive nelle vittorie navali di Naxos e Paros del luglio 1651, portando all’apice la sua popolarità.
Onorato con riti ufficiali ed encomi letterari, tornò a Venezia nel settembre 1651 e per due anni sedette in Senato, ricoprendo inoltre le cariche di sindaco e inquisitore in Terraferma, revisore del Denaro pubblico e provveditore sopra Danari (1653). Il ristagno delle operazioni in Oriente e il deludente comportamento del capitano generale Leonardo Foscolo indussero il Senato a eleggere per la seconda volta il M. capitano generale, il 14 dic. 1653. Partito nella primavera dell’anno seguente con nuove forze e audaci piani, ingaggiate brevi scaramucce con i Turchi tra maggio e luglio, il M. vide però sfuggirgli l’occasione di uno scontro decisivo e, contrariato e prostrato, finì con l’ammalarsi.
Rientrato a Standia, ricoverato sulla galea di Barbaro Badoer, morì il 2 dic. 1654, tra il cordoglio dei suoi e del nemico, che in segno di rispetto alzò le insegne del lutto.
Trasportato a Venezia, ebbe solenni funerali, celebrato come eroe, e sepolto nell’arca di famiglia nella basilica dei Ss. Giovanni e Paolo.
Nel testamento, redatto il 16 apr. 1654, prima di partire, aveva beneficato enti religiosi e assistenziali, servitori e parenti, assicurato un futuro allo schiavo Piero «condotto di armata». Ai nipoti il M., celibe e senza figli, assegnò il cospicuo patrimonio, in primis la quota delle tre dimore in città. Queste, edificate e ampliate dal prozio Alvise doge (1507-77), dal nonno e dal padre, frazionate tra i nuclei familiari, vincolate da rigoroso fedecommesso al possesso esclusivo del casato, impreziosite, allora, da ricche collezioni d’arte, ancora oggi fanno da quinta a un tratto della volta de Canal unitamente a quella contigua dei Mocenigo Casa vecchia. Il monumento funebre che il M. aveva voluto fu commissionato dai nipoti all’architetto Giuseppe Sardi e allo scultore Juste Le Court e collocato non in basilica ma sulla controfacciata della vicina chiesa di S. Lazzaro dei Mendicanti.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd. I, St. veneta, 21: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de’ patritii veneti, IV, c. 191r; Avogaria di Comun, Nascite, reg. 55, c. 182v; Indice dei matrimoni patrizi per nome di donna, ad nomen; Matrimoni con notizie dei figli (schedario); Segretario alle Voci, Elezioni in Pregadi, regg. 11, cc. 44r, 75v, 76r, 81v; 12, cc. 99r, 138r, 166r; 13, cc. 43v, 58v, 71v, 87v, 136r, 151v; 14, cc. 30v, 44v, 71v, 86v, 101v, 135v, 143v, 168r; 15, c. 43v; Elezioni in Maggior Consiglio, regg. 11, cc. 164v, 168v; 13, c. 167v; 16, c. 9v; 18, cc. 20v, 222v; 19, cc. 113v, 190v; 20, cc. 93v, 160v; Notarile, Testamenti, bb. 152/15; 1138/87; 1140, II, c. 44r; 1166/39; 1258/500; Notarile, Atti, b. 675, cc. 221r-231r; Giudici di petizion, Inventari, bb. 391, nn. 15, 18; 456, n. 35; Dieci savi alle decime in Rialto, bb. 157 bis/792 s.; 213/461, 478, 489, 512 s., 727; Capi del Consiglio dei dieci, Lettere dei rettori, bb. 30, 220; Inquisitori di stato, b. 396; Senato, Lettere dei provveditori da Terra e da Mar, filze 72 s., 114, 173, 251, 263, 715, 799, 934, 935 s., 1087 s., 1091, 1093, 1158, 1220, 1245, 1324, 1395 s.; Collegio, Secreta, Relazioni degli ambasciatori, rettori …, bb. 42, 53; Ospedali e luoghi pii diversi, b. 496; Archivio Mocenigo S. Samuele, b. 45; Venezia, Bibl. del civico Museo Correr, Codd. Cicogna, 1156; 3098/13; 3424/I; Mss., P.D. c., 594 bis; P.D. b., 171b, cc. 36r-38r; P.D., Venier, n. 68, passim; 69, cc. 30v, 180v e passim; 70, passim; 71, cc. 228r, 336r, 341r e passim; 72, cc. 185v, 239r, 271r, 276v e passim; 73-78, passim; Biblioteca naz. Marciana, Mss. it., cl. VII, 200 (=10050), cc. 90r-98r, 131r-132r; 211 (=7468), cc. 160r-176r; 834 (=8913): Consegi, c. 267r; 835 (=8914), cc. 73r, 140r, 170r; 836 (=8915), passim; 837 (=8916), passim; 838 (=8917), passim; 839 (=8918), passim; 840 (=8919), cc. 47r, 64r, 128r, 184v, 190v, 199v, 200r, 217r, 229r; 841 (=8920), cc. 32r, 42v, 52r, 134r, 166v, 170v, 180v, 183v, 184r, 188r, 189v, 201v, 221r, 232r, 244r, 251v, 259v; 842 (= 8921), cc. 11v, 27r, 54r, 83r, 88r, 107r, 194v, 253v; 843 (=8922), cc. 5v, 14r, 158r, 166v, 226r; 844 (=8923), cc. 37v, 44v, 49v, 52v, 109r, 152r, 165v; Riacquisto di S. Teodoro …, Venetia 1650; F. Fabro de’ Bremondani, L’eroe trionfante …, Venezia 1651, pp. 4 s.; P. Arimondo, Per la felice vittoria …, Venezia 1651; Relazione dell’Armata sotto il comando de … A. M. … dagli anni 1647 sino 1650 …, Venezia s.d. [ma 1651]; Lettera di ragguaglio della vittoria navale … del … Cap. Gen. da Mar M. …, Venezia 1651; G. Zabarella, La rosa overo Origine e nobiltà … della … Fam. Mocenigo, Padova 1658, pp. 21 s.; F. Sansovino, Della Venezia città nobilissima …, Venezia 1663, ad nomen; A. Valier, Historia della guerra di Candia, Venezia 1679, ad ind.; B. Nani, Istoria della Rep. Veneta, II, in Degl’istorici …, IX, Venezia 1720, ad ind.; E.A. Cicogna, Saggio di bibliografia veneziana, Venezia 1847, ad nomen; Id., Delle inscrizioni veneziane …, VI, Venezia 1853, pp. 33, 57, 354; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, VII, Venezia 1974, 265, 268, 282; P. Litta, Famiglie …, tavv. IV, XIII, XIV; Nozze Robilant - Mocenigo. Relazione ufficiale della cacciata dei Turchi dal bastion Martinengo (1648), Venezia 1896; M. Nani Mocenigo, I capitani generali da Mar, in Riv. della città di Venezia, X (1931), p. 319; Id., Storia della marina veneziana …, Roma 1935, ad ind.; A. Valori, Condottieri e generali del Seicento, Roma 1943, pp. 237 s.; Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, VIII, Provveditorato di Legnago, a cura di A. Tagliaferri, Milano 1977, pp. 162, 204; XIII, Podestaria e Capitanato Provveditorato di Orzinuovi, Provveditorato di Asola, Milano 1979, pp. 182, 429-440; K.M. Setton, Venice Austria and the Turks in the Seventeenth Century, Philadelphia 1991, ad nomen; L. Puppi - R. Rugolo, «Un’ordinaria forma non alletta» …, in Storia di Venezia, a cura di G. Benzoni - G. Cozzi, VII, Roma 1997, pp. 648, 650, 656; G. Benzoni, Morire per Creta, in Venezia e Creta. Atti del Convegno … 1997, a cura di G. Ortalli, Venezia 1998, p. 157; S. Andretta, La Repubblica inquieta …, Roma 2000, pp. 65, 82, 90; M. Casini, Immagini dei capitani generali «da mar» a Venezia in età barocca, in Il «Perfetto capitano». Immagini e realtà … Atti dei Seminari, Fiesole-Ferrara …1995-1997, a cura di M. Fantoni, Roma 2001, passim; D. Raines, L’invention du mythe aristocratique. L’image de soi du patriciat vénitien au temps de la Sérénissime, Venezia 2006, ad indicem.