MARINI, Alvise (Luigi)
– Nacque a Venezia nel 1475, figlio di Giovanni di Ambrogio e di Gibelea, di cui non si conosce il casato.
La famiglia paterna, trasferitasi da Genova in Laguna poco prima della metà del Duecento, fece fortuna con il commercio della seta e della lana aggiungendo poi, alla solidità finanziaria e alla cittadinanza originaria per tempo ottenute, le entrature di un importante prelato come Matteo di Ambrogio, vescovo di Arkadi, presso Retimo, a Creta. Tali solide premesse consentirono prima al M. (1497) e poi (1502) al fratello di questo, Marino, di intraprendere la carriera burocratica nella Cancelleria ducale.
Completò gli studi sotto la guida di Marco Antonio Sabellico e il 22 febbr. 1497 passò l’esame conclusivo con il lusinghiero giudizio «ornate et venuste respondit et scripsit» (Arch. di Stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Misti, f. 10/330). Venne subito assunto come notaio straordinario nella stessa Cancelleria (25 febbr. 1497) e si specializzò nell’uso della «zifra», ossia nel criptare e decrittare i messaggi della diplomazia veneziana, carriera di grande prestigio e tradizionalmente riservata a una ristretta cerchia di candidati istruiti dai segretari più anziani. Nel contempo si presentò alle selezioni per la nomina a notaio ordinario, infine ottenuta nel settembre del 1505, e con essa i 30 ducati annui di stipendio, portati a 34 l’anno successivo. La mobilitazione conseguente allo scoppio della guerra con la Lega di Cambrai lo vide responsabile della sicurezza dei prigionieri e dei sospetti a Venezia a partire dal settembre del 1509, compito che svolse per i successivi quattro anni, «fatica invero a chi la vista molto grande» (ibid., f. 45/44). Venne comandato segretario del provveditore Vettore Cappello e lo seguì nelle difficili occorrenze dell’invasione dei collegati a Verona e Vicenza (3 e 27 marzo 1511). Il suo prodigarsi ottenne adeguato riconoscimento da parte del Consiglio dei dieci che lo elesse, il 15 dic. 1511, segretario del Senato e, alla prima redistribuzione degli emolumenti della Cancelleria ducale, nel luglio del 1513, accrebbe le sue spettanze a 50 ducati annui. Fu poi ufficialmente incaricato di supplire, durante l’assenza del segretario Andrea De Franceschi nella primavera del 1516, in quei giorni a Milano con l’ambasciatore Pietro Pasqualigo, alla gestione dei messaggi cifrati del Consiglio dei dieci.
Gli incarichi di responsabilità affidatigli accrebbero i suoi emolumenti, che arrivarono a toccare i 75 ducati annui nel 1518. La tranquillità economica così raggiunta consentì al M. di sposare Franceschina Ruosa di Francesco, la cui famiglia contava diversi impiegati nella burocrazia della Serenissima, in un’ottica di alleanze tra segretari, rafforzata dal matrimonio del fratello Marino con la sorella di Franceschina, Laura. Ebbero sette figli: Giovanni Francesco, che pure sarà segretario del Consiglio dei dieci e avrà discendenza, Antonio, scrivano in Zecca, Giovanni Battista, Federico, notaio straordinario della Cancelleria, Maria, sposata a Girolamo Longhini, Fausta e Lucrezia.
Al Senato il M., in qualità di segretario, istruì pratiche su temi delicati quali il «Monte Nuovo», cioè il debito pubblico, la tassazione degli ebrei e il conseguente permesso di praticare l’usura, infine una complessa questione di giurisdizione con i monaci dell’abbazia di Praglia, nel Padovano. L’apprezzamento per il suo lavoro gli valse il 28 sett. 1519 la nomina da parte del Collegio a residente (rappresentante diplomatico) veneziano a Milano, in sostituzione del segretario Gian Giacomo Caroldo, da più di quattro anni in tale ufficio. Riscosso, il 29 febbr. 1520, il consueto donativo di 160 ducati, per le spese vive della missione, giunse a Milano ai primi di maggio del 1520 e ricevette le consegne da Caroldo.
Dovette subito affrontare le conseguenze degli attriti tra Francia, alleata di Venezia, e Impero, tenendo al corrente con le sue lettere il Collegio, non solo della situazione in Lombardia, ma anche di quanto avveniva alla corte di Francia – sua è l’informativa dell’incontro tra Enrico VIII, re d’Inghilterra, e Francesco I al campo del Drappo d’Oro, presso Calais (Sanuto, XXVIII, col. 642) – e nei Cantoni Svizzeri. Aggravatasi la crisi, cercò di favorire la missione del provveditore generale Andrea Gritti presso il governatore francese di Milano, Odet de Foix visconte di Lautrec, nel marzo del 1521. Nel novembre di quell’anno l’attacco degli Spagnoli di Carlo V lo sorprese in città: bruciata la «zifra» e i documenti riservati, venne imprigionato dal capitano generale della Chiesa Federico II Gonzaga, marchese di Mantova, e il 25 dicembre dovette pagare di tasca propria il riscatto.
Tornato a Venezia il 2 genn. 1522, presentò il mese successivo una supplica in Consiglio dei dieci lamentando, tra sequestro e riscatto, un danno subito di «più de ducati 460», cui avrebbe dovuto far fronte unicamente con gli 85 ducati annui della retribuzione (Arch. di Stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Misti, f. 48/228). Gli venne per questo concessa una rendita presso l’ufficio della Messettaria (dazio sulla mediazione) e riprese il suo lavoro come segretario del Collegio. Nel maggio del 1525 fu incaricato di tenere i contatti con l’ambasciatore cesareo, Alfonso Mosen Sanchez, e poi, nel giugno successivo, con gli oratori di Milano, Francesco Taverna, e Inghilterra Giambattista Casali, ai quali rese noti i termini della Lega di Cognac (1526). Fu scelto, nell’ottobre del 1526, per ricevere l’oratore di Polonia in viaggio verso Roma. Riprese a occuparsi dell’ufficio della cifra, e fu riconfermato segretario del Collegio il 2 ott. 1533.
Da tempo colpito da grave malattia, il M. morì a Venezia nell’estate del 1543.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Cancellier grande, b. 13, c. 22v; Cassiere della Bolla ducale, Grazie, reg. 26, c. 112r; Consiglio dei dieci, Misti, ff. 10/330; 45/44; 48/228; regg. 27, c. 76v; 29, c. 45; 30, cc. 7r, 87r, 156r; 31, c. 42; 34, c. 113v; 36, c. 6r; 40, c. 4r; 42, c. 133r; 43, c. 123r; Parti comuni, f. 89, sub 13 genn. 1564; regg. 9, c. 110v; 14, cc. 85v-86r; 15, cc. 209v, 240; Senato Deliberazioni, Secreta, regg. 48, cc. 148r, 175; 49, cc. 10v-12r, 13r, 17r; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna, b. 3423(=968): Famiglie venete…, sub Marini Giovanni; Gradenigo-Dolfin, 83 (=158)/III: P. Gradenigo, Cittadini veneti, cc. 335v, 336r, 337v, 338r; P. D., C.4/3: G. Tassini, Cittadini veneziani, cc. 173-174; Ibid., Biblioteca naz. Marciana, Mss. it., cl. VII, 5 (=7926)/II: A. Ziliol, Le due corone della nobiltà vinitiana…, c. 87r; cl. VII, 1667 (=8459), c. 4v; Calendar of State papers… existing in the archives… of Venice, III, a cura di R. Brown, London 1869, p. 70; M. Sanuto, I diarii…, IX, XII-XIII, XVI, XXVI-XXXIV, XXXVIII, XL-XLII, XLVII, LVIII, Venezia 1883-1903, ad indices; P. Paruta, Istorie veneziane…, in Degl’istorici delle cose veneziane…, III, 1, Venezia 1718, p. 326; A. Morosini, Istorie veneziane…, ibid., V, 1, ibid. 1719, p. 22; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, V, Venezia 1842, pp. 471 s.; VI, ibid. 1853, c. 919; F. Marini, Luigi M. segretario della Serenissima Repubblica di Venezia… Documenti e note, Treviso 1897; Id., Luigi M.… Aggiunte note e rettifiche, Treviso 1902; Id., Inscrizioni lapidarie che ricordano A. M.…, Treviso 1903; I Libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, VI, Venezia 1903, p. 158; F. Marini, Luigi M.… e la sua famiglia, Treviso 1908; Id., Luigi M.…: inscrizioni, Treviso 1908; Id., Luigi M.…: i religiosi del suo casato, Treviso 1908; Id., L. M.…: la sua religione del dovere…, Treviso 1908; Id., Le lettere e le scienze… le belle arti… in casa di Luigi M., Treviso 1908; Id., Luigi M.…: l’arte della seta…, Treviso 1909; Id., … La Ca’ Impenta, uomini e cose dei tempi d’A. M., Vicenza 1909; Id., Luigi M.…: documenti illustrazioni e note, Treviso 1910; Id., L. M.…: epilogo…, Treviso 1910.