FOSCARINI, Alvise
Nacque a Venezia il 12 ag. 1652 da Giovanni Battista del procuratore Alvise, appartenente al ricco e prestigioso ramo ai Carmini, e da Chiara Soranzo di Andrea. Poiché era figlio unico fu fatto sposare prestissimo, appena diciottenne (16 ott. 1670), con Bianca Viaro, che gli diede una femmina e quattro maschi.
Il F. iniziò la carriera politica ricoprendo il saviato agli Ordini, che di solito rappresentava la prima tappa del cursus honorum per gli esponenti delle principali famiglie: entrò dunque a far parte della magistratura il 27 genn. 1678 e vi rimase poco più di due mesi, sino alla fine di marzo; rielettovi per il secondo semestre dell'anno, dopo appena tre settimane si dimise dall'incarico, optando per la camerlengaria di Comun, che tenne dal 23 luglio dello stesso 1678 sino al 22 nov. 1679.
Una scelta apparentemente inspiegabile, ma in sintonia con il carattere anomalo di tutta la sua carriera politica, che venne schiacciata da quella del padre, il quale visse tanto a lungo da premorirgli di appena tre anni, e fu assiduo non solo nel collegio, ma pure nel Consiglio dei dieci. Pertanto, in base alla costituzione veneziana, il F., che pur percorse una cospicua carriera, non fece mai parte di alcuna muta dei savi, né fu membro dei Dieci, né inquisitore di Stato.
E allora, savio alle Decime dal 18 marzo 1681 al 17 marzo 1682, il F. si tolse almeno la soddisfazione di non portare a termine il mandato per accettare la dispendiosa nomina a capitano di Bergamo, dove rimase dal novembre 1681 alla primavera del 1683. Di nessuno dei reggimenti del F. possediamo la relazione; ma questa permanenza nella Lombardia veneta ci è documentata da numerosi dispacci rivolti ai capi del Consiglio dei dieci.
Emerge da essi il quadro di una provincia defilata rispetto all'alveo della grande politica, immune da coinvolgimenti bellici (la Repubblica allora guardava al Levante, e il dispositivo militare era finalizzato all'impegno antiturco) e tuttavia snervata e guasta all'interno dal serpeggiare di una violenza endemica, di cui quasi sempre erano protagonisti gli strati sociali più poveri del territorio, i contadini o i diseredati che vivevano nel mondo rurale.
Tornato a Venezia, per oltre un decennio il F. venne puntualmente eletto a cariche spettanti all'ordine senatorio, di lunga durata e di tutta tranquillità; fu così scansador delle Spese superflue (13 marzo 1683-12 marzo 1685), quindi presidente sopra l'Esazion del danaro pubblico (22 marzo 1685-21 marzo 1688), provveditore sopra i Danari (8 apr. 1688-7 apr. 1690), provveditore sopra i Beni comunali (15 apr. 1690-14 apr. 1691). Un poco più vivace la fase successiva della sua attività, che ebbe inizio con un altro rettorato, il capitanato di Brescia, cui venne eletto il 21 apr. 1693. Recatosi a Brescia con insolita tempestività, appena due giorni dopo spediva il primo di una nuova lunga serie di dispacci al Consiglio dei dieci.
Non molto diversa la situazione offerta dalla provincia di Brescia rispetto alla realtà bergamasca di qualche anno prima: ovunque e sempre le lettere del F. documentano il dispiegarsi incontrastato della violenza, dovuta talvolta alle prevaricazioni nobiliari, talaltra alle intemperanze di villani "caldi dal vino".
Rimpatriato, il F. fu eletto savio alla Mercanzia (6 nov. 1694), quindi provveditore sopra Monasteri (1° luglio 1695), e infine si ritrovò provveditore generale a Palmanova (27 sett. 1696).
I Foscarini ai Carmini erano ricchi ma parsimoniosi, e tre rettorati addossati a una sola persona nel giro di pochi anni costituivano un peso non indifferente; pertanto il F. chiese la dispensa, adducendo a pretesto l'inquisitorato in Levante che stava sostenendo il fratello di suo padre, Pietro. La supplica venne accolta, beninteso con l'obbligo di recarsi in Friuli non appena lo zio avesse espletato il compito; infatti la nomina a Palmanova gli fu riconfermata il 27 ag. 1697, e intanto, il 3 genn. 1699 fu eletto ambasciatore straordinario alla regina dei Romani, in luogo del rinunciatario Federico Corner.
Si trattava di accompagnare lungo il territorio veneto Guglielmina Amalia di Brunswick-Lüneburg, che si recava a Vienna per sposare Giuseppe d'Asburgo. La duchessa proveniva da Modena, dove si era recata a far visita alla sorella Carlotta, moglie di Rinaldo d'Este, e sarebbe proseguita per Rovereto: pertanto il F. doveva scortarla da Isola della Scala a Verona o poco più.
Il tutto si risolse dunque nell'arco di pochi giorni, dal 18 al 30 genn. 1699, e le fatiche del diplomatico - per di più confortato dalla presenza di numerosi patrizi che vollero accompagnarlo a conoscere la futura imperatrice - si esaurirono nella stesura di cinque dispacci, nell'allestire per l'ospite il palazzo podestarile di Verona e nel tracciare un breve e superficiale profilo della regina.
Nel giugno 1700, prese possesso della città-fortezza di Palmanova. Nulla sappiamo di questa permanenza in Friuli, se non indirettamente, attraverso i riferimenti alla sua persona dei colleghi che lo precedettero e lo seguirono nel provveditorato. Certo non vi rimase a lungo: nove mesi in tutto, sino al marzo 1701, perché il 18 sett. 1700 il Senato lo aveva eletto ambasciatore ordinario all'imperatore.
Quattro anni a Vienna costavano molto, e allora la famiglia decise che tutto sommato sarebbe risultato più conveniente acquistare per il neocavaliere pure il titolo procuratorio, che perlomeno l'avrebbe posto sempre al riparo da rettorati o ambascerie: fu così che il 27 febbr. 1701 il F. divenne procuratore di S. Marco de supra, con l'esborso di 25.000 ducati, e poté lasciare il Friuli per tornarsene a Venezia a riprendere l'esercizio di un'attività politica ormai esente da sacrifici.
Nello stesso 1701 fu quindi nominato provveditore in Zecca al pagamento dei prò (30 aprile), savio all'Eresia (28 maggio), provveditore sopra Monasteri (8 ottobre), poi dal 4 marzo 1702 al 26 giugno 1711 ricoprì in successione le cariche di aggiunto ai savi alla Mercanzia, provveditore alle Beccarie, ancora savio all'Eresia, regolatore alla Scrittura, esecutore contro la Bestemmia, provveditore sopra i Beni comunali, uno di rispetto ai due sopraprovveditori alle Pompe, scansador delle Spese superflue e infine nuovamente provveditore sopra Monasteri dal 23 ott. 1711 sin quando morì, nella stessa Venezia, nel palazzo ai Carmini, il 12 nov. 1712.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, Storia veneta, 19: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patrizi veneti…, III, pp. 521, 552; Ibid., Avogaria di Comun: G. Giomo, Indice dei matrimoni patrizi per nome di donna, s.v.Viaro, Bianca; Ibid., b. 159: Necrologi di nobili, fasc. 2, sub 12 nov. 1712; Ibid., Segr. alle Voci. Elezioni Maggior Consiglio, regg. 22, c. 16; 23, cc. 17, 27, 187; 24, c. 184; Segr. alle Voci. Elezioni Pregadi, regg. 19, c. 21; 20, cc. 81, 85, 124, 128; 21, cc. 42, 49, 51 s., 69, 71, 76, 78, 94, 109 s., 119, 145 s.; Ibid., Capi del Consiglio dei dieci. Lettere di rettori, bb. 7, nn. 89-139 (capitanato di Bergamo); 38, nn. 24-35, 39-72, 74-99, 101-133, 135-150, 152-161, 169-186, 188-195 (capitanato di Brescia); 57, n. 301 (ispezione ad Asola); 59, nn. 155, 155 bis (ispezione a Orzinuovi e Salò); Ibid., Consiglio dei dieci, Misc. codd., reg. 65, sub 21/5/1700 (elezione di B. Corniani a segretario del F. a Palmanova); Ibid., Senato. Dispacci Germania, f. 178 bis, nn. 1-5 (missione presso Guglielmina di Brunswick); Ibid., Giudici di petizion. Inventari, b. 410/2 (indicazioni sulla consistenza patrimoniale del F.); Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Mss. P.D. C 757/70. Si vedano inoltre: Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, XIV, Provveditorato generale di Palma[nova], a cura di A. Tagliaferri, Milano 1979, pp. 427, 435; Relazioni di ambasciatori veneti al Senato, II, Germania, a cura di L. Firpo, Torino 1970, p. LX; Diz. biogr. degli Italiani, XXIX, p. 190.