FOSCARI, Alvise
Secondo dei sei figli maschi di Alvise, detto Gerolamo, di Alvise, del ramo a S. Simon Piccolo, e di Pisana Moro di Paolo Antonio di Giovanni, nacque a Venezia il 1° nov. 1675, e fu detto Marco per distinguerlo dai numerosi fratelli omonimi. Sull'esempio di altri della famiglia, intraprese la carriera nell'armata navale, forse contro le sue inclinazioni: in una lettera al Senato del 24 apr. 1717, infatti, il F. sollecitava da Corfù il rimpatrio, affermando di avere ormai trascorso ventisei anni "in questa travagliosa professione".
Dunque il primo imbarco risaliva al 1691, allorché il F. aveva appena sedici anni e la Serenissima poteva illudersi di recuperare un frammento dell'antica gloria con la conquista della Morea, sotto la guida di Francesco Morosini. Il primo dato ufficiale di cui disponiamo risale tuttavia al 27 maggio 1697, quando il F. rifiutò la nomina a sopracomito; accettò invece qualche anno più tardi, il 9 apr. 1701, l'elezione a governatore di nave, cui fece seguito, il 13 maggio 1703, quella di comandante delle galere dei condannati, e poi (31 ag. 1705) di capitano in Golfo.
Il F. diveniva così il responsabile della flotta che operava nell'Adriatico con compiti prevalentemente di polizia, sia nei confronti dei sempre troppo numerosi contrabbandieri, sia delle squadre straniere che, col pretesto di dar la caccia ai legni nemici (era in corso la guerra di successione spagnola), violavano i limiti della presunta giurisdizione veneziana.
La sua carriera proseguì con la nomina a capitano delle galeazze (eletto l'8 giugno 1710, prestò servizio dal 10 luglio 1711 al 19 nov. 1714), agli ordini del provveditore Agostino Sagredo. Navigò poco: qualche azione dimostrativa contro i pirati, ma quasi tutto il tempo lo trascorse a Corfù, impiegando i suoi marinai a rafforzare le difese dell'isola. I lavori vennero ultimati giusto alla vigilia della invasione turca della Morea (dicembre 1714), ma a quella data il F. aveva assunto la carica di provveditore d'Armata: passava così nella flotta "grossa" dislocata nello Ionio, con la quale prese parte alla difesa di Corfù, investita dagli Ottomani nel 1716. Il 18 dic. di quell' anno riferiva infatti che la sua nave era stata colpita da diverse cannonate, probabilmente nella fase risolutiva dell'assedio.
Il rimpatrio fu concesso al F. quando ormai il conflitto era militarmente concluso; da allora non avrebbe più ripreso il mare, per intraprendere una carriera - ancora relativamente lunga e prestigiosa - nell'apparato amministrativo dello Stato. È possibile che fosse questa la sua più autentica vocazione, manifestatasi dopo la morte del padre (1716), avvenimento che per il F., come per gli altri fratelli, segnò una svolta decisiva, sicché vanno probabilmente collocati nel contesto di una mutata realtà familiare il trasloco del F. a Castello e la conseguente elezione a consigliere ducale per quel sestiere.
Il F. rimase nella carica dall'ottobre 1718 al settembre 1719, quindi passò nella zonta del Senato e divenne provveditore in Zecca alla Cassa di ori e argenti (7 luglio 1719-6 genn. 1720); poi fu un susseguirsi di nomine: provveditore all'Armar (10 febbr. 1720-9 febbr. 1721 e 17 dic. 1733-16 dic. 1734), provveditore alle Artiglierie (19 apr. 1721-18 apr. 1722 e 24 maggio 1729-23 maggio 1730), revisore e regolatore delle Entrate pubbliche (12 ag. 1722-11 ag. 1724).
Dopo aver preso parte, nell'agosto 1722, all'elezione del doge Alvise Mocenigo, tornò a risiedere a S. Simeon e fu quindi consigliere per il sestiere di Santa Croce dal 1° giugno 1726 al 31 maggio 1727, poi ancora provveditore sopra Ori e monete (14 giugno 1730-13 giugno 1731), esecutore delle deliberazioni del Senato (24 nov. 1731-23 nov. 1733 e 20 sett. 1738-19 sett. 1740), presidente all'Esazion del danaro pubblico (23 apr. 1735-22 apr. 1738), revisore e regolatore dei Dazi (26 genn. 1741-25 genn. 1743), sopraprovveditore alla Giustizia Nuova (13 luglio 1743-8 maggio 1744), deputato al Militar (avrebbe dovuto tenere la carica dal 9 maggio 1744 all'8 maggio 1746, ma una chiosa in margine alla data di scadenza, negli elenchi del Segretario alle Voci, precisa che l'abbandonò nel corso del 1745).
Morì, nella casa ov'era nato, il 17 ott. 1751.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, Storia veneta 19: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patrizi veneti…, III, p. 514; Ibid., Segretario alle Voci. Elezioni Maggior Consiglio, regg. 24, c. 220; 25, cc. 163-166; 26, cc. 2, 5, 162, 295; Segretario alle Voci. Elezioni Pregadi, regg. 21, c. 133; 22, cc. 41, 86, 92, 94, 97, 102, 108, 179; 23, cc. 48, 111, 162; Ibid., Provveditori da Terra e da Mar, ff. 1283, 1386, 1234, passim; Ibid., Provveditori e sopraprovveditori alla Sanità, Necrologi, reg. 939, sub die 17 ott. 1751; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Mss. Malvezzi, 17, cc. 472, 656, 828; 18, cc. 94, 130.