FOSCARI, Alvise
Secondogenito di Federico di Nicolò, del ramo a S. Pantalon, e di Cecilia Venier, nacque a Venezia il 15 ag. 1521.
Appartenne dunque a famiglia ricca e prestigiosa, e questo spiega le nozze contratte nel 1567 con Elisabetta Loredan, nipote del doge Pietro. Fu un matrimonio tardivo, motivato dall'esigenza di assicurare la continuità del casato; ancorché non più giovanissimo, il F. risolse pienamente il problema, ché la consorte gli diede otto figli maschi e cinque femmine.
Naturalmente un tal parentado gli agevolò la carriera politica, e il F. riuscì a pervenire alle più alte cariche dello Stato pur senza mai assumere incarichi diplomatici: dal 15 sett. 1544 al marzo dell'anno successivo fu savio agli Ordini; quindi divenne camerlengo di Comun, dal 28 maggio 1549 al 27 sett. 1550, dopodiché rimase assente dal palazzo per alcuni anni, assorbito da altri interessi: il 9 dic. 1551 fu nominato conservatore dell'Accademia degli Uniti e un'ulteriore (ma assai più cospicua) prova della sua valenza culturale è fornita dalla realizzazione, avvenuta nel corso degli anni Cinquanta, della splendida villa palladiana alla Malcontenta.
Accanto alle ragioni della cultura e della mondanità, le occupazioni economiche non si esaurirono nella cura delle proprietà fondiarie situate nel Trevigiano e nel Padovano, ma si estesero all'esercizio della mercatura: il F. possedeva infatti quote di almeno due navi (la "Dolfina" e la "Foscara") e una bottega di spezie a S. Bartolomeo e commerciava con Bernardo Nani nel settore del legname.
Se gli esordi della carriera politica del F. vennero segnati da incarichi saltuari, dopo il matrimonio la sua partecipazione alla vita pubblica si fece intensa: divenne capitano a Bergamo, dal giugno 1569 all'ottobre 1570; quindi ricoprì a più riprese la carica di provveditore alle Fortezze (7 ott. 1570-31 marzo 1571; 2 apr. 1573-31 marzo 1574; 12 maggio 1579-31 marzo 1580; 7 ott. 1581-30 sett. 1582; 17 maggio-30 sett. 1584; 5 ott. 1585-30 sett. 1586; 3 apr. 1590-31 marzo 1591); fu poi savio alla Mercanzia (2 apr. 1571-31 dic. 1572; 26 giugno 1597-25 giugno 1598) e più volte membro del Consiglio dei dieci o della sua zonta (1572-73; 1579-80; 1583-84).
Nel settembre 1575 si recò nuovamente in Terraferma per assumere la podestaria di Brescia, che avrebbe dovuto tenere sino al gennaio 1577; in realtà rimase solo due mesi nella provincia lombarda, poiché gli fu ben presto concesso di recarsi a Padova per curarsi con i fanghi di Abano, e non risulta che vi abbia più fatto ritorno.
L'episodio non ebbe alcuna ripercussione nella carriera del F., che proseguì nell'ambito delle magistrature senatorie: provveditore alle Spese superflue nel 1577, conservatore delle Leggi nel 1578 e, in questo stesso anno, fra i quarantuno elettori del doge Nicolò Da Ponte, che peraltro osteggiò, appartenendo il F. al cosiddetto partito dei "vecchi".
Gli ultimi anni lo videro costantemente insediato nel Collegio o nella Signoria, anche se dopo la Correzione del 1582 non venne più chiamato a far parte del Consiglio dei dieci: savio del Consiglio per il secondo semestre del 1587, del 1588, del 1592 e del 1594, e poi ancora saltuariamente dal 7 apr. al 30 sett. 1590, dal 18 maggio al 30 giugno 1591; consigliere ducale per il sestiere di Dorsoduro dal 1° febbr. 1589 al 31 genn. 1590, dal 1° febbr. 1593 al 31 genn. 1594 e dal 1° giugno 1596 al 31 maggio 1597. Ebbe inoltre diversi incarichi nella gestione della Zecca, come provveditore sopra Ori e monete o depositario alla cassa di Ori e argenti (5 marzo-4 giugno 1588, 6 luglio-30 sett. 1591, 6 maggio-31 luglio 1592, 17 giugno 1595-16 giugno 1597); ancora, fu savio all'Eresia nel 1591-92, conservatore delle Leggi (19 genn. 1592-18 genn. 1593) e sopraintendente alle Decime del clero (30 dic. 1594-29 dic. 1598). In più occasioni sfiorò la nomina a procuratore di S. Marco, e nell'aprile 1595 fu ballottato doge, pur senza rappresentare mai un'alternativa credibile a Marino Grimani.
Morì a Venezia il 3 apr. 1600, colpito da "mal di pietra", e venne sepolto nella tomba di famiglia ai Frari.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, Storia veneta, 19: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patrizi veneti…, III, p. 511; per la data di morte, Ibid., Avogaria di Comun, b. 159: Necrologio dei nobili, fasc. 1, sub die 3 apr. 1600; per la carriera politica, Ibid., Segr. alle Voci. Elezioni in Maggior Consiglio, regg. 2, c. 18; 3, c. 23; 4, c. 140; 5, c. 154; 7, cc. 1, 3; 8, c. 1; Segr. alle Voci. Elezioni in Pregadi, regg. 1, c. 16; 3, c. 110; 4, cc. 26, 36, 44, 53, 69, 81; 5, cc. 8, 21, 23, 30, 124, 149, 155, 183; 6, cc. 1, 2, 4 s., 26, 33, 77-79, 87, 132; sui reggimenti di Bergamo e di Brescia, Ibid., Capi del Consiglio dei dieci. Lettere dei rettori, cfr. rispettivamente bb. 2, nn. 133-141; 23, nn. 169-173, 176; sulla consistenza patrimoniale del F., Ibid., Dieci savi alle decime, bb. 141/1183 (Redecima del 1566); 172/1212 (Redecima del 1581); per le elezioni al Consiglio dei dieci e la partecipazione a quelle ducali; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3782: G. Priuli, Pretiosi frutti…, II, c. 15rv; Ibid., Mss. Venier, 63: Consegli, 11 e 12 marzo, 15 sett. 1578, 20 sett. 1579; 64, 4 giugno 1582, 4 maggio 24 luglio e 21 ag. 1583; sull'attività e l'amministrazione economica, Ibid., Mss. P.D. C 866/39, C 2446/2, 3, C 2493/XIV, c. 18. Cfr. inoltre: Processi del S. Uffizio di Venezia contro ebrei e giudaizzanti (1587-1598), VIII, a cura di P.C. Ioly Zorattini, Firenze 1990, pp. 117, 120, 124 s., 128, 131, 133 s., 143; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, III, Venezia 1830, p. 321; V, ibid. 1842, p. 428; VI, ibid. 1853, p. 958; P. De Nolhac - A. Solerti, Il viaggio in Italia di Enrico III…, Torino 1890, pp. 110, 156.