altrimenti (altrementi)
L'avverbio, largamente usato da D. e presente sia nella prosa che nella poesia, ha l'accezione generale di " in modo diverso ", " in altro modo ": qui si nuota altrimenti che nel Serchio ! (If XXI 49), cioè sommersi; Né l'impetrare ispirazion mi valse, / con le quali e in sogno e altrimenti / lo rivocai (Pg XXX 134), dove a. prende valore dalla sua contrapposizione a sogno: " quasi dicat ‛ et in somnio et in vigilia ', quia vere vir tanti ingenii meditando et studendo poterat perpendere finem non bonum suarum occupationum " (Benvenuto).
Allo stesso modo, cioè alla luce del contesto in cui è di volta in volta inserito, il termine rivela le sue particolari sfumature semantiche, in Cv II I 4, IV 3, III VII 2 e 6, X 1, XV 6, If XX 98, XXVIII 60; Fiore CLII 1, nella forma altrementi, secondo l'edizione Parodi.
Ripetuto, vale " in un modo... in un altro... in un altro ancora ": la bontà di Dio è ricevuta altrimenti da le sustanze separate... e altrimenti da l'anima umana... e altrimenti da li animali... e altrimenti da le piante, e altrimenti da le minere; e altrimenti da la terra ( Cv III VII 5); Ché altrimenti è disposta la terra nel principio de la primavera... e altrimenti lo verno; e altrimenti è disposta una stagione... [il corpo] a seguitare la circulazione del cielo altrimenti è disposto un tempo e altrimenti un altro (IV II 7).
Molto spesso, preceduto dall'avverbio ‛ non ', costituisce una formula molto frequente con la quale D. introduce una similitudine in forma negativa (sul modello del non aliter latino): non altrimenti fan di state i cani (If XVII 49); Non altrimenti i cuoci a ' lor vassalli / fanno attufare in mezzo la caldaia / la carne (XXI 55); non altrimenti l'anitra di botto, / quando 'l falcon s'appressa, giù s 'attuffa (XXII 130); non altrimenti Tidëo si rose le tempie a Menalippo (XXXII 130); Non altrimenti stupido si turba / lo montanaro (Pg XXVI 67); non altrimenti ferro disfavilla / che bolle, come i cerchi sfavillaro (Pd XXVIII 89); Non altrimenti il trïunfo... / a poco a poco al mio veder si stinse (XXX 10). Così anche in Cv I XII 1, II IV 17, XIV 18, IV XXVII 14, If IX 67, Pg IX 34, XVII 3, XXVIII 56, XXXI 121.
Nell'accezione di " se no ", " in caso contrario ": L'altra cosa è, che si conviene conoscere al servo, li amici del suo signore, ché altrimenti non li potrebbe onorare né servire ( Cv I VI 5); altrimenti non si continuerebbe l'umana spezie da ogni parte (III VII 6); altrimenti si macolerebbe la forma visibile del color del mezzo e di quello de la pupilla (III IX 9); altrimenti andrebbe in contrario di se medesimo, che impossibile è (III XV 8). Analogamente in Cv IV II 17, IV 2 e 9, Fiore LXXII 7.