ALTOVITI
. Secondo una tradizione raccolta dal Landino, la famiglia A. discenderebbe da un Tebalduolo longobardo, del tempo di Alboino. I suoi membri parteciparono largamente alla vita pubblica di Firenze: ebbe 107 priori e 11 gonfalonieri di giustizia, e durante il principato 9 senatori, cavalieri di Malta e di S. Stefano. Da ricordare: Altovito di Longobardo, armato cavaliere da Federico II nel 1227; Gentile d'Oddo, nel 1299 arbitro fra i Bolognesi e il marchese di Ferrara; Palmiero, segretario di Arrigo VI. All'inizio del sec. XIV gli A. appaiono tra i guelfi di parte nera. Bindo di Davanzato fu nel 1348 degli Otto deputati all'istituzione dello Studio. Stoldo fu dei Dieci di Baila e ambasciatore a Gregorio XI e a Urbano VI. Nel sec. XVI Caccia di Feo fu dei difensori di Firenze durante l'assedio e seguì i fuorusciti. Nel sec. XVII Giovanni di Alberto fu ambasciatore ordinario a Milano e a Vienna, e nel 1618 inviato straordinario alla corte di Ungheria. Diversi membri della famiglia raggiunsero alti gradi ecclesiastici: Iacopo di Tommaso fu vescovo di Fiesole nel 1390; Antonio di Bindo arcivescovo di Firenze nel 1548; Filippo di Guglielmo vescovo di Fiesole nel 1674. Verso la fine del sec. XV un ramo della famiglia passò in Francia e vi acquistò la contea di Rochefort. Ai primi del Settecento gli A. aggiunsero il nome Avila per minorascato fondato a loro favore dall'ultimo discendente di quella famiglia romana. Oggi non sopravvivono che rami femminili.