CANALE, Altobello
Figlio o nipote di Matteo, che capeggiava a Todi la fazione ghibellina dei Chiaravallesi, e fratello o cugino di Vittorio, capitano dei Folignati contro Giampaolo Baglioni, non se ne conosce la data di nascita.
Nel maggio del 1472 prevalse in Todi il partito guelfo dei Catalaneschi, che si stringeva intorno alla potente famiglia degli Atti, ed i Canale furono espulsi dalla città con tutti i loro partigiani. Per circa un trentennio i fuorusciti, sostenuti dapprima, in odio al pontefice, dal sovrano di Napoli Alfonso II d'Aragona e dai Fiorentini, poi dai Colonna, mentre i Catalaneschi si appoggiavano agli Orsini, sottoposero il territorio di Todi ad una sanguinosa ed incessante guerriglia.
Sino al 1497 non si hanno notizie precise sull'attività del C., ma è da presumere che anch'egli partecipasse ai tentativi dei Chiaravallesi per rientrare in patria; forse si riferiscono a lui le notizie su un figlio di Matteo Canale che nel 1483 espugnò vari castelli intorno a Todi, scacciandone le truppe dei Catalaneschi, ma che fu costretto a cedere le posizioni conquistate alle truppe inviate da Girolamo Riario. Nel 1497 il C. era divenuto il capo riconosciuto della sua fazione; sotto la sua direzione la guerriglia divenne di una ferocia inaudita, soprattutto per la sua abitudine di torturare ed uccidere quanti dell'opposto partito gli capitassero fra le mani, rinunziando a riscuotere le taglie d'uso. Al comando di alcuni forti contingenti di truppe francesi, che aveva fatto venire nella regione, e di gruppi di fuorusciti di Terni e di Narni, il C. ottenne notevoli successi.
Nella notte tra il 30 ed il 31 genn. 1497 egli riuscì ad entrare in Todi e mise a sacco le case dei suoi avversari. Bartolomeo d'Alviano, chiamato in soccorso dagli Atti, riuscì a scacciarlo di lì nel maggio successivo, ma il C. continuò a lungo ad imperversare nel territorio, forse anche aiutato, nella sua lotta contro gli Orsini, sostenitori dei Catalaneschi, dal papa Alessandro VI.
L'ultima vittoria del C., con l'immancabile strage dei prigionieri, fu la conquista, il 4 sett. 1499, di Acquasparta, di cui egli fece la sua base principale. Nell'ag. dell'anno successivo gli Atti chiamarono contro di lui Giampaolo Baglioni e Vitellozzo Vitelli, che al comando di circa diecimila uomini, in gran parte spoletini, posero l'assedio alla città. Questa cadde il 28 ag. 1500 ed il C., preso prigioniero insieme al cugino Girolamo Canale, subì un'orrenda punizione: fu tagliato a pezzi ancora vivo "et alcuni buctavano li pezzi della carne sua su nel fuoco, et sì per grande hodio et vituperio lo mangiaro" (Tommaso di Silvestro).
Fonti e Bibl.: M. Sanuto, Diarii, III, Venezia 1880, col. 685; Annali di ser Francesco Mugnoni da Trevi dall'anno 1416 al 1503, a curadi P. Pirri, Perugia 1921, pp. 165, 176 s., 186; Diario di ser Tommaso di Silvestro, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XV, 5, vol. II, App., a cura di L. Fumi, pp. 65 s., 74, 119, 140; A. Sansi, Storia del Comune di Spoleto dal secolo XII al XVII, II, Foligno 1884, pp. 127, 140, 142.