ALTO ADIGE (II, p. 711, App. II, 1, p. 147)
ADIGE Ricostituito come provincia di Bolzano della regione Trentino-Alto Adige, copre un'area di 7400,4 km2 a seguito dello spostamento di alcuni comuni della val d'Adige dalla provincia di Trento a quella di Bolzano. Al 4 novembre 1951 la popolazione residente era di 333.900 ab., mentre la presente contava 342.493 ab. con una densità pari a 45 ab. per km2. Negli ultimi anni si è verificato un ulteriore aumento della popolazione, per cui al 31 dicembre 1958 l'A.A. contava una popolazione residente totale di 365.259 distribuita in 112 comuni contro ai 106 del 1951 (censimento 4 novembre). Dal 1925 le nascite rivelano una progressiva diminuzione fino al 1936 con una successiva lentaripresa (1942) per raggiungere il minimo nel 1945 (16‰), con una successiva rapida ripresa nell'anno successivo fino a oltre il 25‰, e una progressiva diminuzione negli anni successivi. L'andamento delle morti segna un decorso con tendenza alla diminuzione fino al 1941 (meno del 15‰), che risale a poco oltre tale valore nel 1945 e un progressivo regresso nel periodo post-bellico. Ne risulta una eccedenza dei nati vivi sui morti di circa il 10‰, che solo nel 1945 si riduce quasi a zero. Ben si sa che sul movimento della popolazione incidono anche i movimenti migratorî; l'immigrazione nella provincia di Bolzano, proveniente dalle altre province o dall'estero, è andata diminuendo da 8500 immigrati nel 1947 a 5485 nel 1953, mentre l'emigrazione nello stesso periodo non ha presentato che modeste oscillazioni (tra 4000 e 5000 individui). Ma le statistiche rivelano pure che una buona percentuale del movimento complessivo anagrafico (iscrizioni e cancellazioni) è costituita dal movimento avvenuto nell'ambito della provincia; in particolare circa il 60% delle iscrizioni e il 50% delle cancellazioni sono da attribuirsi a movimenti migratorî con le altre province e con l'estero con ovvia prevalenza per le prime dell'elemento italiano e per o dall'estero di quello tedesco. Altro fattore del movimento della popolazione è il fenomeno dello spopolamento della montagna, già conosciuto nei suoi lineamenti generali; per l'A. A. esso è continuato limitatamente in qualche comune dell'A.A. occidentale della val Badia e del comune di Tires. Quanto all'attuale composizione etnica le percentuali fissate al 31 dicembre 1953 erano le seguenti: gruppo italiano 33,13%, gruppo tedesco 61,97%, gruppo ladino 3,67%, stranieri 1,23%. L'elemento italiano tende a rimanere concentrato negli agglomerati maggiori con o senza maggioranza su quello tedesco, mentre nell'area rurale o silvo-pastorale predomina di gran lunga l'elemento tedesco, salvo naturalmente nella zona ladina.
Non grandi variazioni ha avuto la superficie agraria e forestale (85%), anche se può dirsi che vi è stata la tendenza ad aumentare la sua utilizzazione con aumento della superficie boscata e di quella dei pascoli. La produzione agricola è andata aumentando notevolmente; tra i cereali primeggiano il granoturco e il frumento; in aumento la patata insieme col cavolo. Sempre in testa per importanza economica sono le coltivazioni foraggere con una produzione unitaria di quasi 90 q di fieno per ettaro, quella della vite passata da 385.000 q del periodo 1936-39 a circa 560.000 q nel 1951, degli alberi da frutta, tra cui il melo, la cui produzione è più che raddoppiata tra il 1936-39 e il 1951 (oltre 1,2 milioni di q), il pero da 255.000 q a 360.000 q nello stesso periodo. In complesso può quindi dirsi che l'attività agricola è imperniata da un lato sull'aumento della superficie coltivata e dall'altra sull'aumento della produzione unitaria in taluni settori. Del progresso industriale è anzitutto testimonianza la sempre più grande utilizzazione delle disponibilità idroelettriche, a mezzo talvolta di grandiosi impianti recenti come quelli di Resia, Val Martello, Valdaora (Rienza), ecc. Nel 1958 risultavano installati per tutta la Venezia Tridentina oltre 2,2 milioni di kWh sui 3,1 milioni disponibili; di quelli più della metà appartengono all'Alto Adige. Anche il complesso della industrializzazione ha segnato un progresso notevole: oltre 6600 sono le unità industriali di recente censite con oltre 30.000 addetti. Tra esse le più importanti di gran lunga sono le manufatturiere (abbigliamento, legno e meccaniche) come unità, quelle meccaniche, del legno, dell'abbigliamento e le metallurgiche come numero di addetti. Quanto alla produzione totale, essa costituisce i tre quarti di quella di tutta la regione Trentino-A. A. con un valore di oltre 4,5 miliardi di lire, di cui poco meno di 3 e mezzo rappresentati dalle industrie dei vini e delle marmellate. Anche la rete stradale ha avuto un notevole sviluppo soprattutto con la sistemazione delle strade provinciali (oltre una trentina) con uno sviluppo di oltre 500 km. Per la regione, v. Trentino-Alto Adige, in questa App.
Storia. - Gli esponenti della Süd-Tiroler Volkspartei e gli stessi esponenti del govenno austriaco dopo l'attuazione della Regione Trentino-Alto Adige hanno fatto dello statuto regionale e degli accordi De Gasperi-Gruber, su cui esso si fonda, la base di partenza per rivendicazioni e richieste, cercando di sfruttare al massimo la lettera degli accordi e dello statuto stesso. Questa situazione di aspra polemica - legata anche alla debole posizione parlamentare dei governi che si sono succeduti in Austria, dove, specie dal 1956, la vita del governo dipende dai pochi voti dei deputati tirolesi - ha avuto inizio, in pratica, dal 1953 dopo la caduta dell'ultimo ministero De Gasperi. In precedenza in Austria si era stati espliciti nel richiedere un atteggiamento di lealismo da parte del gruppo etnico tedesco, come il 31 gennaio 1948 nella dichiarazione resa dal ministro degli Esteri austriaco Gruber che esigeva dagli altoatesini "un atteggiamento sincero e leale nei confronti dell'Italia", sulla base dello status quo territoriale. Questo atteggiamento rappresentava in fondo la contropartita degli obblighi non lievi assunti dall'Italia a vantaggio della minoranza di lingua tedesca. Esso si è venuto modificando, sia per la virulenta attività locale della S.V.P. sia per quella dello stesso governo di Vienna, dove una posizione di primo piano a partire dalle elezioni del 13 maggio 1956 è stata assunta dal sottosegretario agli Esteri Franz Gschnitzer, giunto a Vienna come deputato del Tirolo per il partito popolare con lo slogan elettorale "plebiscito per il Südtirol". Contro tutti i discorsi e gli articoli polemici e gli stessi atteggiamenti degli uomini responsabili austriaci, il govemo italiano ha sempre sottolineato che tutte le clausole degli accordi di Parigi hanno trovato coerente e larga applicazione da parte dell'Italia, sia come tutela della minoranza, sia in fatto di insegnamento, uso della lingua tedesca in sede amministrativa, revisione delle opzioni, restituzione dei nomi in forma tedesca, ammissione ai pubblici uffici, regime di autonomia, traffico di frontiera, ecc. Per contro, la S.V.P. e la politica di Vienna tendono a creare una frattura sempre più vasta fra la minoranza e lo stato, senza esitare di fronte al terrorismo, come l'attentato al monumento a C. Battisti a Trento e altri minori, ed a metodi e impostazioni programmatiche di pretto carattere nazista. A questo complesso di manifestazioni l'Italia ha risposto con dignitosa fermezza, cosciente di aver adempiuto agli obblighi assunti, come sottolineato fra l'altro nella lettera inviata dal presidente Segni al Primo Ministro Raab l'11 gennaio 1960. Successivamente di fronte all'ostruzionismo del governo austriaco, alla fine di giugno 1960 il govemo italiano ha proposto a quello austriaco di sottoporre consensualmente la questione dell'applicazione dell'accordo De Gasperi-Gruber al giudizio della Corte Internazionale di giustizia dell'Aja. Il governo austriaco ha invece deferito la questione alle N.U. (sessione dell'Assemblea generale, ottobre 1960) con il non celato proposito di mettere in discussione non tanto l'attuazione o meno, da parte dell'Italia, dell'accordo De Gasperi-Gruber, quanto la legittimità dell'appartenenza della regione all'Italia; ma, di fronte all'atteggiamento negativo dell'Assemblea, la mozione austriaca è stata ritirata e in sua vece ne è stata approvata all'unanimità un'altra che invita i due paesi ad avviare tra loro negoziati, sempre con riferimento all'accordo De Gasperi-Gruber (25-27 ottobre).
Bibl.: B. Zallinger-Thurn, Il problema altoatesino sotto il profilo nazionale, politico ed europeo, Bologna 1953; R. Caioli, L'autonomia del Trentino-Alto Adige, Bologna 1952; id., La "questione" dell'Alto Adige, Bologna 1958; C. Battisti, L'Italia e l'Alto Adige, 2ª ed., Firenze 1957; N. Carandini, La verità sull'Alto Adige, Roma 1957; circa l'applicazione dell'accordo De Gasperi-Gruber, v.: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio per le zone di confine, Attuazione dell'accordo intervenuto a Parigi tra il governo italiano e il governo austriaco il 5 settembre 1946, 2ª ed., Roma 1954.