ALTO ADIGE
. Storia (II, p. 713; App. II, 1, p. 147; III, 1, p. 77). - Posta dal governo austriaco di fronte al problema dell'A. A., la XV assemblea dell'ONU aveva approvato, il 31 ottobre 1960, una risoluzione che invitava le parti italiana e austriaca ad aprire negoziati bilaterali. Ma dai colloqui dei ministri degli esteri Segni e Kreisky, svoltisi a Milano il 27-28 gennaio 1961 per risolvere i contrasti in ordine all'applicazione dell'accordo De Gasperi-Gruber, emerse ancora l'inconciliabilità dei rispettivi punti di vista: il governo austriaco infatti, riaffermando il carattere politico della controversia, continuò a chiedere un nuovo regolamento del problema, mentre Roma, insistendo nel considerare il problema definitivamente regolato dall'accordo del 5 settembre 1946, ribadì che era sul tappeto soltanto un problema giuridico di corrispondenza dell'applicazione fatta con gli impegni assunti, da sottoporre per la soluzione alla Corte internazionale di giustizia. Una serie di scambi di note, nel corso del 1961, e un nuovo incontro tra Segni e Kreisky a Klagenfurt il 24-25 maggio non servirono ad avvicinare le posizioni, anche perchè sul dialogo diplomatico si sovrappose, non creandogli un'atmosfera favorevole, una catena di atti terroristici e di gesti di sabotaggio in territorio alto-atesino che, apertasi il 30 gennaio a Ponte Gardena, raggiunse una violenta intensità nelle notti dall'11 al 12 giugno e dal 10 all'11 luglio.
Un passo distensivo, sulla linea della propria tesi, venne compiuto dal governo italiano il 13 settembre con la creazione d'una commissione, la "Commissione dei 19", presieduta da Paolo Rossi e composta da parlamentari, esperti, membri della Südtiroler Volkspartei e rappresentanti della vita amministrativa ed economica della popolazione di lingua tedesca, avente il compito di studiare i problemi dell'A. A., e di proporre misure per soddisfare più ampiamente l'esigenza autonomistica della provincia di Bolzano. Nei due anni e mezzo che precedettero la presentazione, il 10 aprile 1964, della relazione al governo da parte della commissione Rossi, l'azione terroristica dei gruppi estremisti di lingua tedesca continuò e s'inasprì, in una con la pressione diplomatica del governo di Vienna, solo in parte bilanciata dai propositi di moderazione manifestati nei contatti ufficiali che periodicamente - incontri Piccioni-Kreisky a Venezia il 31 luglio 1962 e a Ginevra il 23 ottobre 1963 - tentavano di alleggerire la tensione prodotta da attentati, da accuse e contraccuse in note verbali, da campagne di stampa.
La svolta verso un'intesa si ebbe soltanto quando l'Austria si convinse che il suo sforzo d'internazionalizzare il problema dell'A. A. e di farsi riconoscere un ruolo ufficiale di controllore dell'applicazione delle nuove concessioni che Roma si apprestava a mettere in atto a favore della collettività alto-atesina di lingua tedesca, non aveva nessuna eco solidale né in Europa né all'ONU; e si rese conto d'altra parte che il "pacchetto" di proposte elaborate dalla Commissione dei 19 rappresentava una prova di buona volontà oltre la quale nessun governo sarebbe potuto mai andare in tema di tutela delle minoranze. La via del compromesso, sulla base del riconoscimento austriaco del carattere unilaterale delle nuove misure decise dal governo italiano a favore degli alto-atesini di lingua tedesca e della volontà italiana di spingere al massimo lo spirito liberale di tali misure, si delineò in un primo incontro a Ginevra il 25 maggio 1964 tra Kreisky e il nuovo ministro degli Esteri italiano Saragat, e si concretò chiaramente in un loro secondo incontro, sempre a Ginevra, il 7-8 settembre. Il mutamento nei reciproci rapporti venne posto in rilievo anche dalla posizione di condanna che Vienna cominciò ad assumere verso gli episodi di terrorismo di cui l'estremismo alto-atesino continuava a essere protagonista. Trovata l'equa impostazione, il negoziato avanzò gradualmente verso il definitivo accordo, raggiunto a Copenhagen il 30 novembre 1969 dai nuovi titolari degli Esteri Moro e Waldheim. Il "pacchetto" di 137 misure, con cui si ampliavano i poteri amministrativi della provincia alto-atesina, insieme a precisazioni su alcuni punti (25) del "pacchetto" sui quali i rappresentanti di lingua tedesca avevano chiesto interpretazioni autentiche, e alla proposta di costituzione d'un comitato preparatorio d'alti funzionari incaricato d'assistere il governo nell'applicazione del "pacchetto", venne approvato dalla Camera il 4 dicembre 1969 e dal Senato il giorno dopo.
Bibl.: M. Toscano, Storia diplomatica della questione dell'Alto Adige, Bari 1967.