CATTANEO (Cattanei), Altigrado (Altigrado di Lendinara)
Nacque a Lendinara sulla metà del sec. XIII (il Cappellini suggerisce come anno di nascita, peraltro in modo dubitativo e senza basarsi su valide testimonianze, il 1242). Dubbia è l'appartenenza alla nobile famiglia veronese dei Cattanei: la lapide sepolcrale lo indica come appartenente a questa famiglia e ciò potrebbe essere confermato anche dalla sua nascita a Lendinara, feudo dei Cattanei.
Nella matricola del Collegio dei dottori padovani il C. è ricordato come "Altegradus de Cupraneis de Lendenaria",e il Gloria (p. 330) sostiene che il cognome Cupraneis altro non è che una corruzione di Cattanei. Alla sua appartenenza alla famiglia fa pensare inoltre una epistola di Benedetto XI, ove Iacopo figlio di Manuele Cattanei di Lendinara è indicato come nipote di Altigrado (in analoghi documenti tuttavia altri nipoti attribuiti al C. non sembrano appartenere a quel casato). Pertanto, anche se non cadono tutti i dubbi, è possibile attribuire al C. l'appartenenza alla famiglia Cattanei; comunque, in genere, i documenti lo ricordano come Altigrado di Lendinara e uno, del 1297, locita come Altigrado di Croxine di Lendinara (Gloria, p. 331).
La prima notizia sicura sul C. è del 1289, quando compare tra i docenti di diritto canonico dello Studio di Bologna, chiamatovi dall'Università degli scolari: insegna contemporaneamente a Dino del Mugello. In quell'anno il Comune bolognese, innovando. la precedente prassi, interrotta solo da un provvisorio esperimento nei confronti del docente spagnolo Garcia nell'anno 1280, concesse uno stabile stipendio annuo fissato in lire 150 per il C. per la lettura ordinaria "super decreto", e in lire 100 per Dino del Mugello per la lettura straordinaria del Digesto. Questo difforme trattamento, favorevole a un docente del quale non si ha notizia di produzione scientifica, ha destato meraviglia nel Colle prima e nel Sarti poi, in considerazione della fama e delle opere giuridiche di Dino del Mugello rispetto al Cattaneo. Comunque la decisione del Comune bolognese attesta della considerazione di cui il C. godette presso i contemporanei.
Dal 1290 si trasferì nello Studio di Padova: se ne ha notizia attraverso una lettera, ricordata dal Gennari, inviata nell'anno 1299 dal podestà di queste città a Bonifacio VIII, nella quale viene riferito che da nove anni il C. mantiene la cattedra di diritto canonico. Figura tra i docenti di tale disciplina nel documento del 1294 riguardante la licenza concessa dal vescovo padovano Bernardo per la fondazione del convento di S. Orsola (Gennari). Unitamente a Bovetino e Taddeo Pocaterra compare in un diploma di laurea del 5 nov. 1295; interviene, sempre insieme con Bovetino, alla disposizione testamentaria di Bartolomeo Lio da Benevento, professore di diritto civile nello Studio padovano (Colle, II, p. 13),redatta il 25 ott. 1296.
In occasione della causa di appello intentata dalla città di Treviso per ottenere il ritiro della scomunica comminata contro di essa dal patriarca di Aquileia, i giudici nominati dal papa si avvalsero del consiglio di Aldobrandino di Mezzabate e del C., entrambi professori nello Studio padovano: tale notizia è contenuta in un atto giudiziario del 12 agosto e nella sentenza emessa il 12 dic. 1297. Il 7 ag. 1297 il C. pronunciò, in qualità di giudice delegato dal vescovo di Padova, una sentenza nella disputa in materia di decime insorta fra il vescovato e la chiesa di S. Pietro di Padova.
Non si conosce con esattezza l'anno in cui il C. lasciò l'insegnamento: potrebbe considerarsi il 1299 quando si recò a Roma accompagnato dalla commendatizia dei podestà di Padova sopra ricordata. Dopo tale data ebbe certamente incarichi dalla Curia. Comunque già in precedenza aveva ricoperto uffici ecclesiastici: dal 1294, e sino al 1301, è menzionato come canonico di Ravenna. Almeno dall'ottobre 1296 è canonico del capitolo padovano.
Negli atti del processo svoltosi nei confronti del ferrarese Armanno Pungilupo, che era stato accusato di eresia, il C. insieme con molti consulenti, civilisti e canonisti, tra cui Bernardo Boiardi e Guglielmo d'Accursio partecipò alla formulazione della sentenza emessa il 22 marzo 1301.In tale occasione è ricordato con i titoli di canonico di Ravenna,cappellano del papa, uditore delle cause del Sacro Palazzo apostolico oltre a quello di dottore in diritto canonico.
Nello stesso 1301, alla morte del toscano Giovanni degli Abati, il C. sembra essere stato nominato arciprete del capitolo di Padova, carica che ricoprì sino al momento della sua elezione a vescovo, come si evince da alcune lettere di Benedetto XI e particolarmente da quelle dirette al vescovo padovano e allo stesso C. riguardanti la vacanza dell'ufficio.
Dalle lettere di Benedetto XI risulta che il C. fu eletto vescovo di Vicenza nel 1303. Dubbia è peraltro la data della consacrazione: il 22 febbr. 1304 il papa gli concesse una proroga per l'assunzione all'ufficio. Nel marzo 1306, comunque, il C. ha ormai ricevuto la consacrazione: in quel mese egli investe Marzio Forzatè di alcuni feudi vescovili. Nel settembre dello stesso anno è destinatario di una lettera del legato pontificio, il cardinale Napoleone Orsini, riguardante una controversia sulle decime e diritti feudali spettanti al vescovato vicentino.
In occasione della crociata indetta da Clemente V nel 1309 contro la Repubblica di Venezia, sembra che il C. si ponesse a capo del contingente di milizie vicentine inviate a Ferrara in sostegno delle truppe pontificie. Episodio, questo, che non dimostra tanto la potenza del vescovo di Vicenza, come vorrebbe il Riccardi; conferma piuttosto l'atteggiamento comunemente assunto da tutti i vescovi e prelati della regione veneta, come, per esempio, Pagano Della Torre per la città di Padova e Teobaldo per Verona.
Nel 1311 il C. intervenne all'incoronazione regia dell'imperatore Enrico VII avvenuta a Milano, prestando omaggio di fedeltà. Durante il medesimo anno, in occasione della ribellione di Vicenza al dominio padovano, dovette assumere atteggiamenti contrari alla rivolta tanto da essere costretto a fuggire sotto mentite spoglie. Si ritirò a Padova dove morì il 1º ott. 1314 e venne sepolto nella chiesa dei domenicani di S. Agostino, ora scomparsa.
Non sembra verosimile la notizia riportata dal Cappellini della sua elezione a cardinale da parte di Clemente V avvenuta il 20 aprile di quell'anno, stesso giorno della morte del papa. Sembra che il C. non abbia alcuna produzione scientifica dato che nemmeno i contemporanei ne danno notizia: è nota soltanto una sua opinione in materia di adulterio, riportata da Giovanni d'Andrea (Super Decretal.,c. 7, X, V, 16).
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