ALTIERI
. La famiglia Altieri apparteneva nel Medioevo alla nobiltà, ma non di prim'ordine, della città di Roma. Esponenti di quella classe media che fondava la sua ricchezza principalmente sulla proprietà fondiaria di case in città, di tenute in campagna, dov'essi, nella seconda metà del sec. XV, erano fra i maggiori proprietarî di pecore, gli Altieri esercitavano di preferenza gli offici capitolini (caporioni, conservatori, maestri di strada, ecc.). Perciò essi guardavano con diffidenza, da principio, le altre famiglie venute di fuori che si stringevano attorno alla curia e toglievano loro offici, prebende, occasioni di rapide e invidiate fortune. Rappresentante di questa tendenza è Marco Antonio A. (1450-1532), umanista della scuola di Pomponio Leto, tipo del gentiluomo campagnolo e conservatore, laudator temporis acti, panegirista della società romana del buon tempo antico e dei suoi costumi, che egli contrappone a quelli della società alquanto mista in cui s'era trovato a vivere, in un libro ben noto, Li Nuptiali, caldo d'amor patrio, cioè della sua città, a favore della quale egli promosse in Campidoglio la nota concordia dei Baroni, la Pax-Romana del 1511.
Nel corso del sec. XVI, la famiglia A. proseguì, da una parte, la tradizione dell'esercizio degli ufficî pubblici; dall'altra, quella umanistica: un Rutilio A., morto nel 1600, fu rettore dell'università di Roma; un Mario morto nel 1613, canonista di valore, lasciò inedito un trattato, De censuris ecclesiasticis, stampato postumo. Nella generazione seguente, la famiglia ebbe due cardinali nei due fratelli Giambattista ed Emilio Bonaventura, il primo dei quali preparò la via e la fortuna al secondo, che doveva divenire papa col nome di Clemente X (1670). Quando quest'ultimo salì al trono, la famiglia A. era sul punto di spegnersi, non essendovi eredi maschi che la continuassero. Per evitare questa iattura, Clemente X, con uno dei primi atti del suo pontificato, confermò l'adozione già fatta della famiglia Albertoni, non limitandola a Gaspare, a cui aveva già dato in moglie la propria nipote Laura Caterina, ma estendendola anche al padre di lui, Angelo, e allo zio Paluzzo, i quali tutti, dimesso il proprio, assunsero unicamente il nome e lo stemma degli A. Così il nome della famiglia A. fu perpetuato, a patto di cancellarne un altro dal novero delle vecchie famiglie romane: quello degli Albertoni, appartenenti alla medesima classe degli A., coi quali, nel corso dei secoli, avevano più di una volta stretto anche parentadi. I suoi uomini avevano esercitato offici di curia e uffici capitolini; una delle donne, la beata Ludovica, era salita agli onori degli altari ed era oggetto di culto speciale da parte del popolo e del comune di Roma. Grazie ai benefizî cumulati da papa Clemente sul capo dei suoi parenti adottivi, i rinnovati A. divennero nel 1672 principi di Oriolo e di Viano, duchi di Monterano; il card. Paluzzo fu scelto come primo ministro o cardinal padrone e fu, durante il breve pontificato di Clemente X, onnipotente, assai largo verso la propria famiglia che divenne così una delle più ricche e potenti di Roma. E proprio in quel tempo, nel rione della Pigna dove gli A. avevano le loro case fino ab antiquo, venne portato a compimento il noto palazzo, a cui aveva dato principio il cardinal Giambattista il vecchio.
Dopo d'allora, la famiglia A. conta ancora quattro cardinali: Lorenzo (1671-1741), Giambattista il giovane (1673-1740), Vincenzo Maria (1724-1800), che va ricordato per le dimissioni rimaste famose, date durante la repubblica romana; infine, Ludovico, che fu nunzio a Vienna e membro del triumvirato di cardinali che doveva ricondurre l'ordine nello stato romano dopo la rivoluzione del '49. La sua memoria è affidata soprattutto alla morte incontrata nel 1867 in Albano per assistere i colerosi.
Arma: d'azzurro a sei stelle d'argento, poste 3-2-1, alla bordura dentata d'azzurro e d'argento.
Bibl.: P. E. Visconti, Città e famiglie nobili dello Stato pontificio, III, Roma 1847; Th. Amayden, La storia delle famiglie romane, ed. Bertini, I, Roma 1915, pp. 41-45. Per M. A. Altieri, cfr. E. Narducci, Li Nuptiali, Roma 1873 e V. Zabughin, in Arch. d. R. Soc. romana di s. p., XXXII (1909), pp. 335-394. Per i varî cardinali della famiglia, cfr. G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, I; Dictionnaire d'histoire e de géo. ecclésiastiques, II, pp. 812-67. Per lo stato attuale della famiglia, suoi titoli e discendenza, cfr. Elenco ufficiale nobiliare italiano, Torino 1922.