ALTANA (da alto)
La parola non ha un significato costante e dal punto di vista architettonico ben definito. Talvolta si designa con essa (v. Diz. tecn. dell'arch., Firenze 1884) il terrazzo superiore dell'edificio; talvolta, in conformità della voce tedesca Altane, affine all'Erker, un balcone coperto sporgente dall'edificio; ma l'accezione più comune è quella di "belvedere", cioè di un loggiato rialzato a guisa di torretta al disopra dei tetti. Non ne mancano esempi nell'Italia settentrionale già nel sec. XV e nel XVI, quale quello dell'altana, ora demolita, al disopra della casa Grisi in Milano, in cui otto colonnine a candelabro recavano in alto una impalcatura di legname. Nell'Italia centrale, a Roma e in Toscana, era invece in quel tempo ben più diffuso il tipo del loggiato continuo all'ultimo piano dell'edificio, come in Roma nella casa del Burcardo e nel palazzetto Simonetti, in Firenze nel palazzo Guadagni. Invece l'altana in questa forma di torretta elevata prese grande sviluppo nelle case dalla fine del secolo XVII in poi. Se ne hanno in Roma esempî bellissimi nel palazzo Niccolini ora Ferraioli, nei palazzi Chini, Bonaparte, Altemps, ecc., nel palazzo Palombara ora demolito. Per essi l'architettura regolare e massiccia del Seicento acquista elementi dissimmetrici e pittoreschi (v. tavv. CXXI e CXII).