ALRICO (Adelrico)
Fratello di Federico Manfredi, marchese di Susa e conte di Torino, venne eletto vescovo di Asti nel 1008 per la diretta intromissione dell'imperatore Enrico II il Santo, di Sassonia, che costrinse il vescovo Pietro, fautore di Arduino d'Ivrea, ad abbandonare la città di Asti e a rifugiarsi a Milano, presso l'arcivescovo Arnolfo. Costui si oppose alla elezione di Alrico, che, al rifiuto di riconoscimento da parte del metropolita, si recò a Roma, dove ottenne la consacrazione dal pontefice Giovanni XVIII.
Arnolfo, ritenendosi menomato nei suoi diritti di metropolita, adunò un sinodo diocesano che scomunicò A.; poi, radunato un forte esercito, assediò Asti, ove si erano rifugiati A. e il fratello, e li costrinse alla resa; quindi li fece venire a Milano, ove essi dovettero fare pubblica ammenda dei loro misfatti, a piedi nudi, in S. Ambrogio e nella cattedrale di S. Maria. Rappacificatosi così con Arnolfo, A. riottenne l'investitura della dignità vescovile e potè riprendere il governo della diocesi.
A. nel 1024 istitui una collegiata di canonici nella chiesa di S. Aniano, che sorgeva nel Castel Vecchio di Asti, residenza vescovile, e la dotò di numerosi beni. Nel 1029 stipulò un contratto con gli abitanti di Montaldo, che assunsero obblighi collettivi verso il loro signore sulla base di consuetudini e di diritti già stabiliti, premessa di futuro "pactunì s e, quindi, di statuto comunale. Verso il 1030 fu impegnato, per volere dell'arcivescovo di Milano, Ariberto, del quale fu uno dei maggiori partigiani, nella repressione di un movimento ereticale, che aveva il suo centro nel castello di Monforte, nell'Albese. Egli assalì gli eretici con l'aiuto del fratello Olderico e di altri nobili laici ed ecclesiastici subalpini. Il castello di Monforte fu distrutto; il nobile Gerardo, dell'antica famiglia dei signori di Calliano, capo del movimento ereticale, e un certo numero di suoi seguaci, dei quali molti nobili e milites,presi prigionieri, furono arsi vivi, essendosi rifiutati di abiurare. A parte il carattere rigoristico della dottrina, sembra che non fosse estraneo al movimento di Mon forte anche un sostrato politico di resistenza al vescovo e ai suoi feudatari.
Per tutta la durata del suo episcopato A. mantenne relazioni assai intime con i suoi familiari, con i quali partecipò alla fondazione e alla dotazione di monasteri (abbazie di Caramagna e di S. Giusto di Susa e monasteri dei SS. Apostoli e di S. Anastasio di Asti) e di altri istituti religiosi (canonici di Torino).
Molti sono gli atti minori a noi noti dell'episcopato di A. che denotano una cura non comune per l'amministrazione dei possessi vescovili ed ecclesiastici in genere. Egli morì il 7 dicembre 1036, per ferite riportate nella battaglia di Campo Malo, alla quale fu presente come sostenitore dell'arcivescovo di Milano contro i vassalli minori.
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