BEAUCHAMP, Alphonse de
Nacque a Monaco nel 1767; morì a Parigi nel 1832. Agente del comitato di sûreté générale sotto la Convenzione, incaricato della sorveglianza della stampa sotto il Direttorio, funzionario al ministero della polizia generale sotto l'Impero, in condizione pertanto di saper molto cose e di accedere a molti documenti interessanti, sfruttò con fortuna la curiosità pubblica con due opere di viva attualità: Le faux dauphin (1803, 2 voll.; ristampato con l'aggiunta di un secondo impostore nel 1807 e 1818) e Histoire de la guerre de la Vendée ei des Chouans depuis son origine jusqu'à la pacification de 1801 (1a ed. 1806; 2a 1807). Col pretesto ch'egli s'era servito in quest'ultima opera di documenti segreti a lui affidati, ma assai probabilmente perché il Fouché dovette ad un certo momento accentuare la persecuzione contro i realisti, il Beauchamp venne destituito; la 3a edizione della Histoire, già pronta per uscire, fu sequestrata; arrestato, esiliato a Reims, il B. poté tornare a Parigi solo nel 1811, dopo aver firmato l'impegno di non occuparsi più di storia contemporanea. Ebbe una pensione dai Borboni. Assillato dal bisogno, desideroso di rifarsi una posizione ufficiale, il B. spiegò un'attività sorprendente di pubblicista cattolico e monarchico, di compilatore, di editore, di preteso storico, e non è sempre facile distinguere in quali proporzioni si mescolino nell'opera sua l'impudenza del faccendiere prezzolato, la spontanea lealtà del borbonico, la vanità letteraria.
Pubblicò, naturalmente senza alcun rigore scientifico, molte memorie relative al periodo rivoluzionario e imperiale (Mémoires de Fouché, 1824, da lui manipolate, ma sul fondamento, pare, di materiali genuini; Mémoires de Fauche-Borel, 1825-29, di autenticità assai problematica; Collection de mémoires relatifs aux révolutions d'Espagne, 1824; Mémoires tirés des papiers d'un homme d'état, 1828, ecc.).
Nella massa copiosa di opere che va sotto il suo nome si staccano, per un po' più di vivacità e di energia, quelle ispirategli dall'odio contro Napoleone. Requisitoria interessante è specialmente la prima parte della Histoire de la campagne de 1814 et de la Restauration de la monarchie française (Parigi 1815, voll. 2). Il processo di reazione alla leggenda napoleonica si vede anche meglio nella Histoire des malheurs et de la captivité de Pie VII sous le règne de Napoléon Buonaparte (Parigi 1814; tradotto anche in italiano, Torino 1824). Contro il sistema napoleonico sono pure l'opuscolo Catastrophe de Murat ou récit de la dernière révolution de Naples (Versailles 1815), ove si dà agli Austriaci la parte di salvatori; la Vie de Moreau (1814); la Vie de Louis XVIII (1821); i Mémoires sccrets et inédits pour servir à l'histoire contemporaine (1825). Si veda soprattutto il calore più libero con cui ritorna alla sua storia delle guerre di Vandea: mentre nella prima Histoire s'era mantenuto prudentemente equanime tra i partiti, nei Mémoires du comte Fortuné Guyon de Rochecotte, che di quella storia vengono a costituire una nuova parte, sì arriva alla vera e propria idealizzazione del partito realista.
Dell'Italia, ch'egli riconosceva per sua "seconda patria" - nel 1784 era entrato in un reggimento sardo di marina e v'era rimasto fino allo scoppio della guerra con la Francia - il B. si occupò, oltreché negli scritti già citati su Pio VII e sul Murat, nella sua Histoire des campagnes du maréchal de Souwarov (1802), e soprattutto a proposito dei moti piemontesi del'21. A poche settimane dagli avvenimenti, e cioè nel maggio, egli lanciava l'opuscolo Histoire de la Révolution du Piémont et de ses rapports avec les autres parties de l'Italie et avec la France (Parigi, Michaud), che suscitò gli sdegni del Nain jaune e di altri periodici liberali e fu certo tra le cause che decisero il Santarosa a ristabilire la verità dei fatti nel suo ben noto De la révolution piémontaise. Due anni dopo, il Beauchamp faceva seguire una Histoire de la Révolution du Piémont. Seconde partie rédigée sur des mémoires secrets avec une réfutation de l'écrit intitulé De la révolution piémontaise (Parigi, Michaud; diffuso anche con altro frontispizio e col semplice titolo La Révolution du Piémont), che egli diceva poggiata "su memorie private e autentiche". L'uno e l'altro opuscolo sono uno sfruttamento a scopo retrivo dell'infelice tentativo piemontese e dànno l'impressione di essere stati scritti per far sentire l'opportunità di un controllo estero di qua dalle Alpi.