MARITIMAE, Alpes
Provincia Romana. - Come per la finitima circoscrizione delle Alpes Gottiae, l'origine di questa provincia risale all'assetto generale dato da Augusto alle genti alpine, al termine delle guerre da lui condotte sino all'anno 14 a. C. Il monumento commemorativo della pacificazione augustea, il tropaeum della Turbia, sorse in territorio ligure, presso il confine tra l'Italia e la provincia delle A. M., a cavallo della via Iulia Augusta, che da Vada Sabatia portava al Varo e alla Narbonese.
La provincia delle A. M. non giungeva al Mar Ligure, pure affacciandovisi con la propria capitale, Cemenelum (Cimiez), sulle prime colline a monte di Nicaea (Nizza). Questa città era stata colonia massaliota, e fu poi verosimilmente incorporata nella IX Regione augustea. L'organizzazione cantonale delle popolazioni dell'interno (Veamini, Venini, Acitavones, Vesubiani, Ecdinii, Brigicuri, Sogiontii, Nemanturi, Suetri, Vediantii, Oratelli, Nerusi, Vellauni, Beretini, ecc.) fu in certo senso continuata attraverso il raggruppamento in civitates, dapprima nella condizione di stipendiariae, poi sempre più ammesse a fruire del diritto latino (sino alla totalità, con Nerone), e poi della cittadinanza romana. Dell'autonomia civica fruirono la capitale, ove esistette forse un'ara per il culto provinciale, e alcuni centri dell'interno, tra cui Glanate (Glandèves), Vintium (Vence), Salinae e Sanitium, sul versante gallico, Pedo (Borgo San Dalmazzo), nell'alta valle del Gecius (Gesso) e per Forum Germanorum, sito nella valle della Stura o della Maira (Latis?), sul versante italico.
Il territorio della provincia abbracciava quindi tutto il bacino del Varus (Varo), il cui principale affluente era il Vulpis (Tinea), l'alto bacino del Virdo (Verdon), un affluente della Duranza, e, come si è visto, le alte valli alpine sul versante ligure, dal Po sino alla linea displuviale tra il Varo e la Rutuba (Roja), seguita in vista dalla costa sino a Cemenelum. Il corso alpino del Po e l'acrocoro tra il monte Vesulus (Monviso) e il monte Caenia (M. Pelat) costituivano l'incerto confine con la circoscrizione delle Alpi Cozie. Con la riforma tetrarchica la provincia delle A. M. perse il versante ligure e si ampliò ad occidente a spese del territorio cozio, incorporando l'alta valle della Duranza (Druentia) e portando la capitale della provincia a Eburodunum (Embrun): le A. M. fecero allora parte della dioecesis Viennensis. Verso oriente, il confine con la Regione IX (Liguria) era chiaramente definito ai piedi delle Alpi, là ove sorsero i posti di controllo doganale della quadragesima Galliarum; con Diocleziano il confine fu portato al crinale alpino.
Al governo della provincia si susseguirono dapprima un praefectus, di rango equestre, poi con Vespasiano - un procurator dello stesso ordine, e infine, con Diocleziano, un praeses.
Praticamente non vi fu, nel territorio delle A. M., una vera colonizzazione; si nota soltanto un accentuato processo di municipalizzazione rispetto alla pristina organizzazione cantonale, ma le città si svilupparono dagli antichi abitati liguri. Al principio dell'Impero stazionava nella provincia una cohors Ligurum. La rete stradale aveva interesse locale, i valichi alpini non furono frequentati da grandi correnti di traffico.
Bibl.: G. Oberziner, Le guerre di Augusto contro i popoli alpini, Roma 1900; P. H. Scheffel, Verkehrsgeschichte der Alpen, Berlino 1908-14; W. Woodburn Hyde, Roman Alpin Routes, in Mem. Amer. Phil. Soc., II, Filadelfia 1935, pp. 1-80. Per le comunità autonome: N. Lamboglia, in Riv. St. Lig., XXIV, 1958, pp. 350-353.