COTTIAE, Alpes
Provincia romana.
L'origine di questa provincia, se tale si può definire nel senso più comune del termine, e della finitima circoscrizione delle Alpes Maritimae, è al termine delle guerre condotte da Augusto per la soggezione dei popoli alpini e per il rafforzamento della sicurezza dei valichi con la Gallia, e precisamente nel 14 a. C. I problemi politici che determinarono il raggruppamento delle valli alpine dalla pianura padana alle prealpi del Delfinato in una unità amministrativa, si trasformarono successivamente in problemi di natura economica, che giustificarono la sopravvivenza dell'istituto sino al tardo Impero.
Un documento di eccezionale interesse, l'iscrizione sull'arco di Susa, datata nel 9 a. C., ci dà i nomi delle popolazioni (ceivitates) soggette al praefectus della provincia, che altri non era se non il regulo di alcune di queste comunità, cittadino romano forse già all'epoca di Cesare (M. Iulius Cottius, donde il nome fu esteso alla regione e al gruppo montuoso), quando il medesimo e il suo genitore, Dannus, entrarono in rapporti di clientela con lo stato romano. Le genti soggette a Cozio furono pertanto: Adanates, Belaci, Caturiges, Ecdinii, Iemerii, Medulli, Quadiates, Savincates, Segovii, Segusini, Tebarii, Veaminii, Venisami, Vesubianii. Alcune di queste popolazioni sono menzionate altresì nel catalogo delle genti alpine iscritto sul tropaeum Augusti, alla Turbia. La identificazione topografica delle singole genti è del tutto incerta: tuttavia delle principali si sa che quelle stanziate lungo la valle del Duria Minor (Dora Riparia), attorno alla grande strada del Monginevra e alla portata delle guarnigioni romane della pianura, furono amiche o neutrali con Roma: tra esse i Segusini, che ebbero la capitale a Segusio (Susa), dove con ogni probabilità Cozio già regnava e dove fu la sede della prefettura romana, e i Segovii, dimoranti a ridosso del monte Matrona (Monginevra). Furono ostili e ribelli invece i Medulli, a settentrione di Susa e i Caturiges, nel versante occidentale, lungo la via che continuava nell'alta valle del Druentia (Durance); questi avevano le loro roccheforti a Brigantio, (Briançon) e a Eburodunum (Embrun). Di altre località minori si ha menzione come stazioni itinerarie o borghi spesso congetturalmente identificati.
I confini della provincia sono del tutto incerti, specialmente a settentrione, ove è probabile che le abbiano appartenuto territori delle Alpes Graiae, identificabili parzialmente con le Atrectianae e che godettero forse di autonomia amministrativa già nel I secolo, prima che, assieme alle Alpes Poeninae, sottratte alla Raetia, andassero a formare, nel secolo successivo, la provincia delle Alpes Graiae et Poeninae. Verso occidente la provincia cozia comprendeva l'alta valle della Duranza sino a Caturicomagus (Chorges), verso mezzogiorno i confini si attestavano sulla catena tra il Caenia (monte Pelat) e il Vesulus (Monviso), donde seguivano il corso del Po. A oriente la provincia si attestava a pie' delle Alpi: è pressoché certo pertanto che Caburrum-Forum Vibii (Cavour), appartenesse alla regione XI, la Transpadana; il centro, infatti, godeva della cittadinanza romana e fu ascritto alla tribù Stellatina. Ad alcune popolazioni della provincia cozia fu concessa la latinità, forse già con Augusto; altre comunità furono lasciate per lungo tempo nella condizione di stipendiariae; le concessioni della cittadinanza romana divennero più numerose col tempo. Claudio restituì il titolo legale al figlio del primo prefetto Cozio, e ne estese i compiti a mezzogiorno; dopo la morte di questo, senza eredi, da Nerone in poi la provincia fu governata, talvolta cumulativamente con le Alpes Maritimae, da procuratores. Diocleziano tolse alla provincia cozia il versante occidentale, che assegnò alla provincia Maritima, privata a sua volta dei territori liguri: la capitale di quest'ultima circoscrizione fu Eburodunum. La provincia cozia fu ampliata verso la pianura sino a comprendere gran parte del Piemonte e della Liguria: essa fu retta allora da praesides.
Oltre alla grande via del Monginevra, più volte percorsa dagli eserciti repubblicani e sistemata definitivamente con l'Impero, e a piste vallive minori, si ricorda una via che da Brigantio metteva a Cularo, poi Gratianopolis (Grenoble), nella valle della Isara (Isère); esistono altresì tracce di frequentazione della via del Moncenisio, a partire da Susa, e di una via da Eburodunum verso la valle del Varus (Varo).
Bibl.: G. Oberziner, Le guerre di Augusto contro i popoli alpini, Roma 1900; per problemi di metodo si veda anche P. H. Scheffel, Verkehrsgeschichte der Alpen, Berlino 1908-1914; infine W. Woodburn, Hyde, Roman Alpine Routes, in Mem. Amer. Phil. Soc., II, Filadelfia 1935, pp. 1-80.
)