ALOISI (Alvisi, Aloisi Galanini, Gailanino, ecc.), Baldassarre, detto il Galanino
Pittore e incisore nato a Bologna il 22 nov. 1577 da Sebastiano Galanini e da Elena Zenzanini.
Secondo alcune fonti (Baglione) il suo cognome era Aloisi e Galanini un soprannome, secondo altre (Malvasia) Galanini era proprio un nome di famiglia. D'altra parte L. Crespi dà notizia "che nel 1647 morì un tale Gio. Battista Galanini Alvisi pittore, sotto la parrocchia di S. Gregorio, e ch'era da Crevalcore, il quale aveva per moglie Caterina Ponti, e che fu padre di Giuseppe Galanini Alvisi notaio, e che fu sepolto nella chiesa di S. Francesco de' frati Conventuali". Quindi sarebbe legittimo supporre anche un doppio cognome Galanini Aloisi o Aloisi Galanini.
Abbandonato lo studio delle lettere per darsi alla pittura sotto i Carracci, suoi parenti per via della madre, esordì dipingendo l'allegoria dei Tre fiumi per il funerale di Agostino (1602) e la Madonna col Bambino e i ss. Giovanni Battista e Francesco ora nella Pinacoteca di Bologna (dalla chiesa di S. Paolo in Monte, dat. 1602), su uno sfondo di paese, di colorito caldo ma a toni foschi e con sproporzioni di disegno, dimostrando l'ascendente soprattutto di Ludovico, tra i "fedeli" del quale lo novera infatti il Malvasia. Collaborò alla decorazione del chiostro di S. Michele in Bosco (1604), eseguendo "lo sposo di S. Cecilia che si fa insegnare la strada per rinvenire l'ascoso S. Urbano Papa", affresco oggi perduto. Gli stessi caratteri della Madonna della Pinacoteca di Bologna si riscontrano in altri dipinti: la Visitazione nel primo altare a destra di S. Maria della Carità in Bologna e, in S. Sebastiano a Correggio, la Madonna col Bambino e i ss. Sebastiano, Rocco e Giovanni Battista (1607). Poco dopo il 1607, data del dipinto di Correggio, si recò a Roma, ove esegui molti ritratti: tra gli altri, quelli di Fede Galizia, di Laviia Fontana, di Sofonisba Anguissola, del cav. Marino "allora ritornato di Francia e fu l'anno 1623". Quest'ultimo ritratto fu donato dallo stesso Marino al conte Andrea Barbazza, nella cui casa il quadro si trovava all'epoca dell'Oretti, che ricorda pure in casa del sen. Barbazza in Bologna un Autoritratto dell'Aloisi. A Roma frequentò l'ambiente di Annibale, che accompagnò a Napoli e alla cui morte (1609) assistette col Reni, con G. B. Viola e con altri pittori carracceschi.
Ebbe quell'umore godereccio, giocoso e conviviale ch'era nelle "leggi"della scuola. Fu accademico di S. Luca e dipinse per l'altar maggiore della chiesa di Gesù e Maria ai Corso l'Incoronazione della Vergine, in S. Giacomo degli Spagnoli, in S. Susanna, e fregi con "storie e paesi" in due camere dei Palazzi pontifici.
Come acquafortista non fu molto raffinato, rintagliando in controparte stampe già pubblicate da altri. Tali, appunto, il S. Rocco che distribuisce le elemosine di Annibale Carracci inciso da Guido Reni e ripetuto, in ambedue diversi, anche da altri intagliatori, e la serie di 50 stampe della cosiddetta "Bibbia di Raffaello" in Vaticano, disegnata dal vero ed incisa sette anni prima da Sisto Badalocchio e Giovanni Lanfranco.
Ebbe tre figli (Damiano, Giuseppe Carlo, Vito Andrea, questi ultimi due pittori: v. oltre) e varie figlie tra cui Elena, "avventurosa consorte" del pittore e incisore Giovanni Francesco Grimaldi.
Morì a Roma nel 1638.
Giuseppe Carlo visse a Roma. Ammaestrato dal padre, "attese alla pittura, disegnò così bene d'invenzione ma [diede] sempre ...in assonti tetri e lugubri" (Oretti). Forse il suo ruolo non avrà superato quello di aiuto-ornatista o decoratore. Morì a Roma all'età di 30 anni.
Vito Andrea morì a Roma, non si sa quando né a che età; l'Oretti, rimandando al Malvasia, afferma che "attese anch'esso alla pittura... ma di più non si sa nè dell'opere sue": oscura attività dovuta probabilmente all'umiltà delle sue funzioni.
Il Thieme-Becker (I, p. 366) registra come pittore originario di Roma un Titus Andreas Alvisy, che fece testamento nell'ospedale di Amsterdam l'11 maggio 1687, e lo identifica ipoteticamente con Vito Andrea.
Fonti e Bibl.: Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, M. Oretti, Notizie dei professori del disegno (ms.), vol. IV, B 126, cc. 383 (per Baldassarre), 385 (per Giuseppe Carlo e Vito Andrea); Ibid., Id., Aggiunta di notizie istoriche (ms.), vol. VII, B 139, C. 155 (per Giuseppe Carlo e Vito Andrea); C. Baglione, Le vite de' pittori..., Roma 1642, pp. 348 s.; C. C. Malvasia, Felsina pittrice, Bologna 1841, I, pp. 304, 320, 352 (per Baldassarre); II, pp. 92-94, 108, 347; L. Crespi, Vite de' pittori bolognesi non descritte nella Felsina pittrice, Bologna 1769, p. 20; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Firenze 1822, II, p. 163; V, p. 79 (per Baldassarre); C. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli stati estensi, Modena 1855, p. 12 (per Baldassarre); A. Bartsch, Le peintregraveur, Wdrzburg 1920, XVII, pp. 181-184 (per Baldassarre); C. Ricci-O. Zucchini, Guida di Bologna, Bologna 1932, p. 170 (per Baldassarre); A. Petrucci, Il Caravaggio e il mondo calcografico romano. Roma 1957, pp. 35, 48, 51, 83 (per Baldassarre); P. Zani, Encicl. metodica delle Belle Arti, II, 1, Parma 1819, p. 65; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, pp. 330 (con ulteriore bibl. su Baldassarre), 366; Encicl. ital., II, p. 584; U. Galetti-E. Camesasca, Encicl. della pittura ital., I, pp. 40 s.