ESTE, Almerico d'
Secondogenito di Francesco I, duca di Modena e Reggio, e di Maria Farnese, nacque a Modena il 18 maggio 1641. Appena quindicenne, prese parte alle campagne militari condotte dal padre in Lombardia e in Piemonte durante la guerra che vide opposto, nel 1655-58, l'esercito franco-modenese a quello ispano-imperiale. Partecipò a fianco del padre agli assedi di Pavia (1655), di Valenza Po (1656), di Alessandria (1657) e di Mortara (1658).
Caduto gravemente malato il padre, l'E. gli subentrò temporaneamente nel comando delle operazioni, ottenendo da Luigi XIV, il 6 ag. 1658, il brevetto di luogotenente generale dell'esercito.
Conclusa la guerra, l'E. si dimise dal grado conferitogli, in virtù del trattato fra il nuovo duca di Modena Alfonso IV e il governatore di Milano. Tornato a Modena , il duca suo fratello e lo zio cardinale, Rinaldo d'Este, cercarono, al fine di consolidare l'alleanza con la Corona francese, di accasarlo con un opportuno matrimonio presso quella corte.
Gli emissari ducali trovarono a Parigi l'appoggio del cardinale Mazzarino, il quale aveva già avuto modo di apprezzare le doti dell'E. durante il conflitto contro la Spagna. Favorevole in un primo momento a concedergli in sposa Ortensia Mancini, il cardinale mutò poi parere circa la sistemazione del giovane principe in conseguenza della richiesta d'aiuto avanzata dalla Repubblica veneziana assediata dai Turchi nelle sue colonie dell'Egeo. Mazzarino volle infatti che alla guida del corpo di spedizione da inviare nell'Egeo venisse nominato l'E., invece di un francese, così da non urtare la Sublime Porta con la quale la Francia continuava ad avere rapporti diplomatici.
L'11 febbr. 1660 il cardinale chiese al duca di Modena di autorizzare il progetto e Alfonso IV acconsentì prontamente. Giunto a Parigi nel marzo seguente, l'E : fu investito ufficialmente del comando di circa 4.000 fanti e 400 cavalleggeri, dotato di un congruo appannaggio.
Salpato nel giugno dello stesso anno da Venezia alla volta di Candia, giunse il 2 agosto nell'isola greca di Cerigo, dove fu accolto dal capitano generale dell'armata veneziana Francesco Morosini. Distintosi immediatamente per la prontezza e la determinazione con cui seppe affrontare l'ammutinamento di alcuni reparti, l'E. si risolse, d'accordo con il capitano generale, a partire per Candia il 22 agosto. Sbarcato il 24 nei pressi della baia di Suda, l'E. diresse l'attacco in direzione dell'importante forte della Canea. Lungo questa direttrice espugnò il forte di S. Veneranda, dove respinse validamente il contrattacco dei Turchi guidati da Hassan pascià, per poi conquistare di slancio i forti di Calogero, Calami e Apicorno. Sopraggiunsero a quel punto forti contrasti tra l'E. e il Morosini circa le modalità per espugnare la Canea. Il generale veneziano. intenzionato a soccorrere piuttosto la guarnigione che difendeva Candia, non appoggiò con convinzione il piano del principe estense che prevedeva la conquista del forte mediante l'azione congiunta delle forze terrestri e navali.
A causa di questi dissidi e per l'inanità del luogotenente dell'E., Jacques Le Bas, si esaurì la spinta propulsiva data dal suo valoroso condottiero modenese alle operazioni militari. In seguito, gravemente malato, l'E. cedette il comando della spedizione, trasferendosi nell'isola di Paros, ove morì il 14 nov. 1660.
Non mancò chi allora attribuì la sua morte a veleno, che si pretendeva somministratogli da un suo ufficiale. Nonostante la sua giovane età l'E. fu onorato dalla Repubblica di S. Marco al pari dei più illustri condottieri. A Venezia si tennero solenni esequie, celebrate dal padre somasco Stefano Cosmi. Il Senato veneziano fece poi erigere a proprie spese un monumento a ricordo dell'E. nella chiesa dei Frari, il primo dedicato a uno straniero.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Modena, Archivio segr. Estense, Carteggio tra principi Estensi Ramo ducale-principi non regnanti, Lettere di Almerico, b. 247; Ibid., Lettere ad Almerico, bb. 114, 245, 278, 313; Ibid., Documenti spettanti a principi Estensi ramo ducale-principi non regnanti, bb. 64, 344, 346, 357; D. Gamberti, Idea di un principe cristiano, Modena 1659, 11, ff. 2, 186; III, ff. 1, 419; G. Brusoni, Historia dell'ultima guerra tra Veneziani e Turchi, Venezia 1673, pp. 75 ss., 79-86; A. Valiero, Historia della guerra di Candia, Venezia 1679, pp. 409-504, 514; F. Testi, Lettere, a cura di M. L. Doglio, III, Bari 1967 ad Indicem; L. A. Muratori, Delle antichità estensi, II, Modena 1740, pp. 544, 564, 570, 572, 574 s., 579, 581 ss.; C. Botta, Storia d'Italia, VI, Lugano 1832, p. 72; G. Cappelletti, Storia della Repubblica di Venezia, X, Venezia 1855, p. 469; L. Simeoni, Francesco I d'Este, Bologna 1921, p. 206; A. Valori, Condottieri e generali del Seicento, Milano 1943, pp. 136 s.; M. C. Nannini, Gli Estensi di Modena, Modena 1959, p. 159, 167; R. Darrican, Mazarin et l'empire ottoman. L'expédition de Candie (1660), in Revue d'histoire diplomatique, LXIV (1960), pp. 345, 349 s.