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ALMERÍA

di Giuseppe CARACI , Mariano CAMARA , Giuseppe CARACI , - Enciclopedia Italiana (1929)
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ALMERÍA (A. T., 43)

Giuseppe CARACI
Mariano CAMARA
Giuseppe CARACI

Città della Spagna meridionale a 36°49′ lat. N. e 2°32′ O.; capoluogo della provincia omonima. Sorge sulle rive del Mediterraneo, allo sbocco del Rio de Almería, in una ristretta pianura alluvionale, talora parzialmente inondata dalle acque del fiume in piena; pianura che è chiusa ad O. dalla Sierra de Enix, a NE. dalla Sierra de Alhamilla ed a SE. dalla Sierra del Cabo de Gata.

Il vecchio nucleo della città, caratterizzato da vie strette e tortuose, nelle quali spiccano le bianche terrazze delle case basse e piatte, occupa la parte NE. dell'attuale centro, che si è sviluppato sempre più verso mezzogiorno, ad oriente dell'Alcazaba. È questo un antico forte moresco, ingrandito sotto Carlo V, ma ormai in rovina, com'è in rovina il Castillo de San Cristóbal, che dominava la città da NO. La città presenta un aspetto interessante anche perché ha conservato abbastanza bene il carattere arabo dei suoi tempi migliori. Tuttavia pochi sono gli edifici artistici notevoli; l'unico che meriti ricordo è la cattedrale gotica, rifatta poi fra il 1524 ed il 1543, con quattro grandi torri agli angoli, le quali fanno pensare più a una fortezza che non a una chiesa. Giustamente pregiato è il Paseo del Malecón, largo viale alberato, che si stende sulla riva del mare, nella parte più interna del porto.

Almería conta 51.034 abitanti (1925); il suo sviluppo nell'ultimo venticinquennio è stato piuttosto modesto (47.326 abitanti nel 1900), in armonia d'altronde con la stasi demografica che si è verificata in tutta la regione. Come porto, Almería occupa uno dei posti più cospicui fra quelli spagnuoli sul Mediterraneo; è protetto a SO. da una lunga diga e da un unico molo a levante. È riunito da regolari linee di navigazione con Cartagena, Málaga ed Orano, essendo soprattutto vivo il traffico con la vicina Algeria, dove è stata notevole la colonizzazione spagnuola proveniente dalle provincie meridionali. Il commercio di esportazione consta principalmente di ferro, piombo, sparto, agrumi, frutta e soprattutto uva da tavola; quello d'importazione di combustibili e legname per la massima parte. Il movimento, che ha subito una certa contrazione dal 1911 in poi, si aggira intorno ai 1500 legni per una stazza complessiva di 1 ½ tonnellate l'anno. La città è anche rinomata per la dolcezza e la costanza del suo clima.

Storia. - Sono infondate le opinioni che fanno derivare il nome di Almería dall'antica Abdera o dal re goto Amalarico, nonché quella che suppone che fosse l'antica Murgis, perché le due città della Betica individuate con questo nome hanno, nelle descrizioni dei geografi classici, caratteri ben distinti da quelli che presenta Almería. Il nome di questa è null'altro che il vocabolo arabo al-mariyyah (ove al- è l'articolo), che nell'Africa settentrionale e nella Spagna era usato nel significato di "torre di guardia, torre di vedetta"; gli autori arabi anteriori alla metà del sec. XI chiamano la città Mariyyat Bigiānah "la torre di vedetta di Pechina" (questo ultimo è il nome dell'antica capitale della provincia), ma poi, cresciuto il luogo in importanza, si disse semplicemente al-Mariyyah (così p. es. in al-Idrīsī, scrivente la sua geografia nel 1154). La città antica subì la dominazione cartaginese (238 a. C.) e quella dei Romani, che pel suo bel porto la chiamarono Portus Magnus o Virgitanus. Una leggenda fa giungere a Ubrei (Pechina, sul corso dello stesso Rio de Almería, a 10 km. a monte di Almería), S. Indalezio, inviato da S. Pietro, al quale si attribuisce la prima predicazione del cristianesimo nella Spagna. Probabilmente, Almería fu devastata dai Bizantini durante l'incursione che essi fecero nella Spagna al tempo di Giustiniano, come pare siano state anche Abdera (Adra) e Virgi (Berja). Il periodo più splendido della sua storia è tuttavia quello della dominazione musulmana, benché, nel 776, il territorio di Almería fosse saccheggiato da al-Miknāsī, nella lotta contro l'omayyade ‛Abd ar-Raḥmān I. Questo sovrano, a cui si deve la creazione della marina araba nella Spagna, fondò nel 773 un arsenale in Almería, che così giunse ad essere uno dei porti principali della penisola e punto d'imbarco di tutto il commercio dell'Andalusia occidentale. Tra i molti regni indipendenti formatisi alla caduta del califfato omayyade di Còrdova, fu eretto anche quello di Almería, da Giairān as-Ṣaqlabī, cui successe una dinastia, detta dei Banū Ṣumādiḥ, che diede cinque sovrani, in meno di un secolo (1023-1091).

Almería rappresentò in quel tempo lo sbocco marittimo principale di Granata. E siccome gran pericolo per la navigazione mediterranea costituiva l'attività piratesca dei Mori, che facevan capo ad Almería, Alfonso VII re di Castiglia si indusse a conquistarla (v. alfonso vii). Egli si presentò sotto le mura della città il 1° agosto 1147, mentre i vascelli degli alleati bloccavano il porto; tre mesi dopo, Almería cadeva nelle mani di lui, che divideva con gli alleati un ricco bottino. Allora egli concesse alla città le armi che conserva tuttora: una croce di S. Giorgio, dei Genovesi, un bordo di castelli e leoni, della corona di Castiglia, e le granate, perché era inclusa nel regno di Granata. Ma, ai primi del 1157, gli Almohadi tornarono ad impadronirsene, nonostante il soccorso che cercò prestare alla città il re di Castiglia. Più tardi Giacomo II di Aragona fu sul punto di conquistarla (1309), ma non vi riuscì, perché il re di Granata, alla cui giurisdizione apparteneva Almería, sborsò una forte somma di denaro e concesse la libertà ai suoi prigionieri cristiani per salvarla. Negli ultimi giorni del regno di Granata, Almería apparteneva a Muhammad XII az-Zaghall (zio di Boabdil), che capitolò di fronte ai re cattolici, per intromissione del principe Yaḥyā e grazie ad alcuni compensi, tra i quali la signoria del distretto di Andarax. Il 22 dicembre 1489 i re facevano il loro ingresso nella città, avendo az-Zaghall al fianco, e celebravano le funzioni del Natale nella moschea principale, convertita provvisoriamente in chiesa cristiana. Nel 1500 si trovava in Almería Pedro Fajardo, il quale, essendosi sollevati i Mori delle Alpujarras, per essersi sparsa la voce che si voleva battezzarli per forza, piombò con i suoi soldati sopra Alhamilla e tolse ai maomettani la città di Marchena. Ammaestrati da questo avvertimento, tutti i Mori di Almería si battezzarono. Cinque anni dopo, salpava dal porto di questa città la flotta spagnuola per la spedizione in Barberia. Durante i secoli XVII e XVIII non vi è di notevole per Almería che l'arrivo di alcuni personaggi parteggianti per l'Austria, durante la lotta per la successione di Spagna, i quali vi rimasero per alcuni anni in esilio. Nella guerra per l'indipendenza, il generale Blake e alcuni soldati degli alleati sbarcarono in Almeria per combattere contro il maresciallo Soult (1811); e durante il secondo periodo del governo personale di Ferdinando VII, vi fu una sollevazione liberale che costò la vita a quasi tutti coloro che vi erano compromessi (agosto 1824): i loro resti riposano in un mausoleo eretto sulla piazza della Costituzione, dove si vede scolpita la decorazione istituita dal reggente Espartero, in memoria di quel fatto.

Bibl.: v. B. Sánchez Alonso, Fuentes de la historia española e hispanoamericana, 2ª ed., Madrid 1927, nn. 911, 1365, 2183-2185, 2522, 11857. Cfr. specialmente R. Dozy, Recherches sur... les Benou Åomadih, rois d'Almérie, in Recherches sur l'histoire de l'Espagne pendant le Moyen Âge, 2ª ed., Leida 1860, I, pp. 221-291; A. Jiménez Loler, El sitio de Almería en 1309, Barcellona 1904.

La provincia di Almería. - Essa costituisce la parte orientale della vecchia Andalusia e dell'antico regno di Granata, cui appartenne fino al 1833. Toltone un breve tratto della costa di SO. (Llanos de Almería), il terreno è tutto montuoso e costituito da una serie di sierre, delle quali le occidentali, che sono le più alte, rappresentano le ultime propaggini della Sierra Nevada. Queste s'innalzano, con direzione prevalente da O. a E., sul marine della provincia, culminando a 2609 m. nel Chullo e toccando i 2080 m. nel massiccio del Tetica, che troneggia sull'ampia Sierra de los Filabres, estendentesi fin quasi al centro della provincia. La quale è, salvo lembi insignificanti a N., tutta compresa nel bacino del Mediterraneo, cui convoglia le acque per mezzo dell'Almanzora a N., del Rio de Aguas ad E., del Rio Almería e del Rio de Adra a S., dei loro affluenti e di tutta una serie di piccoli torrenti che scendono dalle sierre litoranee. Gli stessi maggiori corsi d'acqua sopra ricordati, correnti in valli profonde e incassate, meritano appena, dato il loro regime, il nome di fiumi. La parte meridionale della costa, tra Adra e il Capo di Gata, è orlata qua e là da lagune e da saline (Entinas); nel resto, è tutta alta e priva di porti.

Il clima presenta naturalmente considerevole diversità fra le zone meridionale ed orientale, e quelle più interne a N. e a SO. In queste, in corrispondenza alle alte sierre ed alle valli che le incidono, si hanno inverni rigidi e temperature medie intorno ai 15°, con notevole escursione termica. Sul litorale, invece, non si oltrepassano di regola i 25° di differenza fra minimi e massimi, con medie oscillanti sui 19° (Almería). Prevalgono i venti di N., la piovosità è assai scarsa (250 mm. in media, 200 giorni sereni e 30 piovosi l'anno, ad Almería), pur aumentando abbastanza sensibilmente verso l'interno. Le molte vallecole, che si aprono verso il mare, o che ne risentono l'influsso, permettono la coltura degli agrumi; in quasi tutta la provincia prosperano l'olivo e la vite, quest'ultima specialmente nel mezzogiorno, dove si ha una ricca produzione di pregiate uve da tavola. Abbastanza diffusa è poi la coltivazione dei cereali, e notevole l'allevamento del bestiame, nelle zone centrali. Ma la vera ricchezza della provincia sta nel sottosuolo. Si hanno numerose miniere di ferro (Canjáyar, Beires, Tabernas, Níjar, Sorbas, Vélez Rubio) e di piombo (Berja, Adra, Dalías, Almócita, Cuevas de Vera, Tabernas, Níjar), e miniere di mercurio (Tíjola), di zinco, di zolfo, di argento (Cuevas de Vera), di rame, d'oro (Níjar), ecc., diffuse soprattutto nelle zone orientale e centrale, mentre in quella meridionale ricorrono con una certa frequenza sorgenti minerali (Sierra Alhamilla).

L'industria ha preso un certo sviluppo dopo l'apertura dei tronchi ferroviarî da Madrid ad Almería e da Baza a Lorcaa (attraverso la parte centrale della provincia), compiuti al principio del secolo, ma molto maggiore ne avrebbe avuto, se favorita da una più larga rete di comunicazioni stradali (attualmente appena 500 km.). La provincia esporta soprattutto minerali, sparto, grano, olio ed uve da tavola, ed importa carbone, legname e manufatti.

La provincia di Almería si estende su una superficie di 8777 kmq.; la sua popolazione è di 368.474 abit. (42 abit. per kmq.), qualche cosa meno che nel 1910 (380.388). Diminuzione e stazionarietà si spiegano soprattutto con la forte corrente emigratoria diretta alla vicina Algeria.

La provincia si divide in 10 partidos judiciales: Almería, Beria, Canjáyar, Cuevas de Vera, Gérgal, Huércal-Overa, Purchena, Sorbas, Vélez-Rubio, e Vera. Dopo Almería, le località principali sono: Cuevas de Vera (21.000 ab.; 26.130 nel 1910), sul Rio Almanzora, il maggior centro industriale della provincia (fonderie); Huércal-Overa (16.000 ab.), capoluogo di un distretto essenzialmente agricolo; Berja (13.300 ab.), Níjar (12.000 ab.), Albox (10.000 ab.) e Vélez Rubio (10.000 ab.). Adra (12.000 ab.) e Garrucha (5000 ab.) sono i soli porti di qualche importanza, dopo Almeria. Discretamente numerosi sono i centri interni, agricoli o minerarî, con popolazione tra i 5 e i 10.000 ab.: Vera, Vélez Blanco, Tabernas, Dalías, Sorbas, Lubrin, Gérgal, Alhamil, Oria, Serón, ecc.; molti dei quali hanno veduto diminuiti anch'essi leggermente la popolazione nell'ultimo quindicennio.

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