FIDORA, Alma
Nacque a Milano il 10 luglio 1894. Compiuti gli studi di magistero, si iscrisse alla facoltà di lettere nella città natale, dove conobbe giovanissima il perugino Ugo Nebbia, che era allora ispettore della Soprintendenza ai monumenti del capoluogo lombardo e svolgeva una coraggiosa attività di critico d'arte. Proprio nel gruppo di Nuove tendenze, di cui Nebbia fu promotore con L. Dudreville, la F. esordì non ancora ventenne, partecipando alla mostra inaugurata il 20 maggio 1914 alla Famiglia artistica di Milano, con quattro stoffe ricamate (Note di colore) dalle forme astratte di ascendenza secessionista.
Nella recensione alla mostra Nebbia accostò i lavori della F. alle Note di colore di M. Nizzoli: "La purezza e la vivezza cromatica della materia, lana e seta, possono sempre offrire inesauribili elementi per piacevoli contrasti ed accordi di linee o di colori a chi sa, come loro, servirsene genialmente con intenti modernamente decorativi" (U. Nebbia, La prima mostra delle Nuove tendenze a Milano, in Vita d'arte, VII [1914], 5, p. 119). Della produzione di quegli anni, in gran parte dispersa durante la prima guerra mondiale, rimangono, in collezioni private milanesi, due cuscini e uno scialle ricamati, e un dipinto, Composizione astratta, in cui è evidente l'adesione al futurismo (ripr. in Malvi, 1980).
Allo scoppio della guerra la F. condivise le scelte interventiste di molti componenti del gruppo futurista milanese: se Nebbia, A. Sant'Elia, C. Erba, A. Funi partirono volontari per il fronte, la F. svolse l'attività di insegnante nelle zone colpite dal conflitto. Alla fine della guerra seguì Nebbia che aveva ripreso il suo incarico in Soprintendenza: dopo averlo accompagnato a Palermo e a Nervi nel 1921 (in quell'anno D. Guerello la ritrasse nel dipinto Figura di donna, conservato alla Galleria civica di Nervi), si trasferì a Venezia nel 1922. Nella città lagunare, dove visse per un decennio prima di ritornare a Genova, lavorò come disegnatrice di ventagli, di tessuti e di vestiti, e si occupò di moda firmando, con lo pseudonimo di Marequita, servizi e corrispondenze sulla pagina del lunedì della Gazzetta di Venezia. Agli stessi anni risale la collaborazione con la ditta Venini di Venezia, per la quale disegnò alcuni vasi (Vergine, 1980). Insieme a Nebbia, che sposò secondo il rito religioso nel 1929 e civilmente nel 1932, compì vari viaggi in Europa e frequentò letterati e artisti, tra cui G. Severini, V. Guidi, F. Casorati, A. Martini e P. Semeghini, che la ritrasse in un disegno a sanguigna del 1922 (ripr. in Disegno italiano fra le due guerre [catal.], Modena 1983, p. 117). Ma fu ancora una volta con i futuristi, allora fortemente impegnati sul versante delle arti decorative, che la F. tornò ad esporre, partecipando nel 1925, con alcuni pannelli ricamati, all'Exposition internationale des arts décoratifà et industriels modemes di Parigi nella sala allestita da Prampolini nel padiglione italiano e, l'anno seguente, alla Mostra del futurismo italiano ordinata da F. T. Marinetti nell'ambito della Biennale veneziana (espose il dipinto Complicazioni: cfr. catal. p. 229). Con il gruppo futurista, nel frattempo avviato verso l'aeropittura e la plastica murale, la F. partecipò anche alla seconda Quadriennale d'arte nazionale di Roma nel 1935, dove espose Energie aeree. Nel 1938 figurò alla mostra organizzata a Brescia dall'Associazione nazionale fascista donne artiste e laureate. Nello stesso anno a Genova, dove si era stabilita dal 1932, raccolse una personale nell'ultima saletta della galleria Genova.
La mostra, presentata da A. Fersen, comprendeva una ventina di opere figurative - ricamate in lana, seta e cotone su tela di iuta - che la critica volle tener distinte dai tradizionali lavori femminili. Per E. Balestreri (1938) era "una "pitturaa lana" che non ha nulla a che vedere con il ricamo. In tutta questa produzione si incontrano fili di seta, bioccoli di lana e di cotone in una policromia di netti valori". I soggetti rappresentati erano nature morte, come Le mie piante grasse e Pesce in bianco del 1935 (ripr. in Malvi, 1980), paesaggi, spesso della Riviera ligure, e "impressioni di folla sui mercati, di giostre da fiera", come Mattino milanese, Chiacchiere, Agosto, Il cancello chiuso, La giostra (ripr. ibid., n. 141) 0 Sulla Senna (ripr. in Il Lavoro, 27 apr. 1938).
Nel 1939 la F. partecipò alla II Mostra del paesaggio savonese a Spotorno, mentre non risultò presente nelle sale futuriste delle ultime Biennali e Quadriennali intitolate all'aeropittura di guerra.
Nel 1940 la maggior parte della sua produzione, l'archivio e la sua biblioteca vennero distrutti dai bombardamenti aerei che colpirono il palazzo reale di Milano, dove la F. risiedeva da quell'anno col marito, presso la Soprintendenza.
Nel secondo dopoguerra non prese più parte a mostre, ma diresse per due anni il centro artistico di S. Babila di Milano. Continuò a viaggiare intensamente (in Russia, in Giappone) anche dopo la morte del marito avvenuta nel 1965. Nel 1980 il suo lavoro fu riproposto nell'ambito delle due mostre milanesi dedicate, l'una, alle artiste delle avanguardie storiche e, l'altra, al gruppo di Nuove tendenze.
La F. morì a Milano il 22 febbr. 1980.
Fonti e Bibl.: A. Fersen, in A. F. (catal.), Genova 1938; E. Balestreri, Artisti che espongono. A. F., in Il Mare (Rapallo), 30 apr. 1938; L. Vergine, L'altra metà dell'avanguardia. 1910-1940. Pittrici e scultrici nei movimenti delle avanguardie storiche (catal.), Milano 1980, pp. 116 s.; W. Malvi, in Nuove tendenze. Milano e l'altro futurismo (catal.), Milano 1980, pp. 88 s. (ill. anche alle pp. 49 ss.); I. de Guttry-M. P. Maino-M. Quesada, Le arti minori d'autore in Italia dal 1900 al 1930, Roma-Bari 1984, pp. 192 s. e passim; E. Crispolti, Storia e critica del futurismo, Roma-Bari 1987, pp. 130 s., 135 s., 151; Id., Il futurismo e la moda, Venezia 1988, p. 228; G. Anzani-C. Pirovano, in La pittura in Italia. Il Novecento/1, Milano 1991, I, pp. 131 s.; C. Ginex, ibid., II, pp. 886 s.