ALLUVIONE (lat. alluvio; fr. alluvion; sp. aluvión; ted. Anschwemmung; ingl. alluvion)
L'acqua d'un fiume o d'un torrente in piena, che trasborda dal suo letto ordinario sopra le plaghe contigue, vi determina un'alluvione, trascinandovi il pietrame, l'arena, il fango, talora anche alberi sradicati, ecc., strappati lungo il suo corso, e abbattendo gli ostacoli che incontra, come argini, piante, abitazioni umane. Al ritiro delle acque il materiale alluvionale rimane depositato, con spessore anche di più metri, e può quindi talvolta produrre una devastazione permanente di aree coltivate (fig. 1).
Questi casi, catastrofici per l'uomo, non sono però che modesti episodî del fenomeno fisico delle alluvioni, il quale va inteso con significato molto ampio, e rappresenta forse il più grandioso fenomeno modificatore della superficie terrestre.
I fiumi depositano, specialmente nella parte inferiore del loro corso, dove la velocità scema per la diminuita inclinazione del letto, il prodotto della degradazione (erosione, ecc.) della parte alta del loro bacino. Il termine ultimo di tutte le alluvioni è il mare, e i depositi fluviali s'avanzano in esso formando delta, prolungando sempre più le pianure alluvionali. All'interno delle pianure e nelle valli, i fiumi, se non sono trattenuti entro arginature artificiali, depongono, ad ogni piena, uno strato d'alluvione sulla plaga inondata, colmando a preferenza le zone depresse (colmate, talvolta provocate artificialmente). La superficie del suolo viene quindi sollevandosi, mantenendo però un grado d'inclinazione appropriato alla velocità delle acque in piena e alla quantità del materiale trasportato. Lo spessore dei sedimenti alluvionali può quindi raggiungere parecchie centinaia di metri (così si è trovato, p. es., perforando alcuni pozzi nella pianura del Po).
Allo sbocco delle valli in pianura le alluvioni si dispongono a ventaglio, e, se sono copiose, costruiscono a poco a poco un settore di cono col vertice allo sbocco della valle. Di cotali coni di deiezione se ne formano numerosi, più ristretti, ma più alti e ripidi, allo sfociare degl'impetuosi torrenti di montagna entro le valli maggiori.
Se nel regime del corso d'acqua avvengono mutazioni, in seguito a variazioni climatiche, o se varia altrimenti il rapporto tra l'energia di trasporto e la quantità di materiale, pel progressivo assestamento dell'alveo o per cause improvvise esterne (movimenti del suolo, catture, ecc.), può avvenire che il fiume prenda a scavare i proprî depositi precedenti, v'incida un solco profondo, e sulle sponde di questo si formino delle terrazze, testimonî delle soste dell'incisione o delle divagazioni dell'alveo. Tali alluvioni terrazzate sono molto diffuse, e sono legate per lo più ai fenomeni climatici idrologici e morfologici del periodo glaciale quaternario, anche lontano dalle regioni che ebbero espansioni glaciali (fig. 2).
Lungo il corso d'acqua avviene una selezione del materiale. Si depositano dapprima i blocchi più grossi, indi, con la progressiva diminuzione dell'energia di trasporto, i ciottoli di dimensioni sempre minori, le ghiaie, le sabbie, così che molti fiumi verso la foce non trascinano e quindi non depongono più che limo sottile, che rimane a lungo in sospensione nell'acqua (torbida). Però anche in una stessa sezione del fiume, per l'alternanza tra le piene e le magre, coesistono depositi di grossezza molto varia, generalmente in banchi irregolari sovrapposti, perché nelle fasi di decrescita l'acqua abbandona le sabbie fine, specie nelle infossature lasciate tra i banchi ciottolosi prodotti dalle piene. Spesso si trovano intercalate lenti di fanghiglie carboniose, dovute al deposito di frammenti vegetali. Alla foce di alcuni grandi fiumi (Congo, Mississippì, ecc.) rimangono seppellite tra le sabbie enormi quantità di legname, che dànno origine a grandi banchi lignitici. Analoga sarebbe l'origine di molti strati carboniferi d'antica età geologica.
Nei depositi di fiume si trovano frammischiati esemplari di tutte le rocce del bacino. Vi si possono trovare minerali preziosi, derivati dal disfacimento dei giacimenti primarî: par esempio diamanti nelle alluvioni dell'India, del Brasile, ecc.; oro nei fiumi dell'Alasca, Urali, ecc., e un poco anche in alcuni fiumi alpini; platino e gemme varie.
La quantità del materiale trascinato dalle acque dipende, oltre che dal clima della regione, anche dalla natura dei terreni attraversati, cioè dal loro grado di friabilità o erodibilità, e dalla loro permeabilità; inoltre dalla difesa offerta dalla vegetazione. Gli affluenti del Po che scendono dall'Appennino, ove prevalgono rocce tenere impermeabili, quasi totalmente diboscate, trascinano ad ogni piena una quantità d'alluvione molto maggiore che gli affluenti alpini, che pur sono più ricchi d'acqua, ma attraversano rocce più compatte, con alvei meglio sistemati, anche prescindendo dall'effetto purificatore dei grandi laghi prealpini. A frenare l'effetto distruttivo del dilavamento in montagna, e quello anche più temibile delle alluvioni nel piano, si interviene col rimboschimento e con costose opere di regolazione dell'alveo (briglie, bacini di decantazione) e di arginatura.
Il terreno alluvionale, specie se sottile, forma di solito in pochi anni un suolo atto alla coltivazione. Così le pianure alluvionali sono in genere molto fertili. La grande pianura costruita in lungo volgere di millennî dal Po, dai suoi affluenti e dai fiumi veneti e romagnoli rappresenta la maggiore ricchezza agricola d'ltalia, fra le maggiori d'Europa, specie col completamento, quasi raggiunto, delle grandiose opere d'irrigazione delle parti più elevate (alluvioni grossolane pedemontane) e di bonificamento (prosciugamento stabile) delle parti più depresse. Famose per la loro fertilità sono le regioni alluvionali della Cina, del Gange, della Mesopotamia, ecc. La ricchezza agricola della valle del Nilo è dovuta a uno strato di limo fecondo che il fiume abbandona sulla campagna in ognuna delle sue grandi piene estive.