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ALLOGGIAMENTO militare

di Guido VEDOVATO - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)
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ALLOGGIAMENTO militare (II, p. 555)

Guido VEDOVATO

I sistemi classici di alloggiamento per lo stazionamento delle truppe rimangono, ancora oggi, quelli già descritti. Si accenna di seguito: alle predisposizioni da prendere e alle misure di sicurezza da adottare durante gli stazionamenti in relazione al sempre più intenso intervento dell'aviazione nella guerra moderna; alle possibilità di offese da parte di elementi meccanizzati o di truppe paracadutiste o aviotrasportate e da parte di guerriglieri e partigiani; agli alloggiamenti di unità motorizzate; alle forme di stazionamento nelle zone fredde, o, comunque, ricoperte di neve.

L'offesa aerea, specie se l'attività dell'aviazione nemica è rilevante e vi siano difficoltà di copertura, impone di aumentare notevolmente gli spazî considerati in passato per l'accampamento di reparti completi. Anche l'accantonamento che consentiva di mascherare meglio all'osservazione aerea i reparti stazionanti deve, oggi, allargare la sua occupazione per la necessità di occultare all'aviazione il notevole numero di automezzi che ha sostituito, negli eserciti moderni, i traini ippomobili delle unità.

In vicinanza del nemico bisogna considerare sempre la probabilità di attacchi da parte di elementi meccanizzati (autoblindo, carri armati) anche se la zona di stazionamento è coperta da uno schieramento di truppe. Il servizio di sicurezza deve quindi tener conto di tale eventualità e adottare misure atte a prevenire da sorprese le truppe che stazionano (scelta di località coperte da ostacoli naturali - linea fluviale, zona alberata, ecc. - o che si prestano all'impianto di sbarramenti efficaci in poco tempo e con mezzi ridotti; costruzione di ostacoli passivi e di campi minati a cavallo degli itinerarî di più facile accesso dei mezzi meccanizzati avversarî; impiego di cannoni controcarri, di mitragliatrici per fiancheggiare l'ostacolo; impianto di un servizio di vigilanza e di segnalazione). La possibilità di sorprese da parte di truppe paracadutiste o aviotrasportate esiste anche in lontananza del nemico: le truppe stazionanti debbono quindi premunirsi con un intenso servizio di vigilanza e di allarme e con lo schieramento di armi idonee a fronteggiare l'attacco. Reparti appositamente designati debbono essere tenuti in condizione di intervenire al primo allarme; guardie devono essere impiegate per preservare depositi e parcheggi. Analoghe misure vanno prese in territorio nemico contro attacchi di guerriglieri, partigiani, sabotatori.

Per le unità motorizzate e per le unità di fanteria che, quasi tutte, oggi dispongono di automezzi; per le necessità di rapidi spostamenti strategici delle unità mediante autotrasporti, si richiedono particolari predisposizioni nella presa di alloggiamenti.

Sono necessarie zone ampie e coperte sia per rendere rapide le operazioni per iniziare o riprendere il movimento, sia per proteggere le truppe tenendole lontane dai parcheggi di automezzi in modo da sottrarle alle offese aeree su questi dirette, sia per disporre gli automezzi a distanza e intervallo di incendio (8-10 metri fra automezzi col solo serbatoio pieno di carburante; circa 50 metri fra automezzi che oltre il pieno del serbatoio hanno carichi di fusti o di bidoni di carburante). Ogni unità che staziona deve scegliere e stabilire sempre una zona di carico sufficiente allo schieramento degli automezzi organici e di rinforzo necessarî al suo completo autotrasporto e adottare tutte le predisposizioni tendenti ad assicurare un rapido e ordinato svolgimento delle operazioni di carico. Tutte queste necessità confermano quanto detto sopra in merito all'aumento dell'ampiezza della zona di stazionamento del reparto che, però, non deve eccedere quella difendibile con le armi contraerei a disposizione delle unità.

Le operazioni al fronte russo durante la seconda Guerra mondiale e l'importanza che viene oggi attribuita alla zona artica quale eventuale teatro di operazioni in una guerra futura, hanno fatto sorgere il problema degli alloggiamenti in zone che presentano condizioni ambientali più difficili di quelle che in passato si era abituati a considerare nelle operazioni in montagna. In tali zone si sfruttano, di massima, gli abitati. Ma le truppe in vicinanza del nemico, per le esigenze del combattimento o per la mancanza di abitati o di condizioni adatte per il ricovero, debbono rendersi indipendenti dagli accantonamenti locali e ricorrere, quale forma di alloggiamento, al sistema del bivacco.

Nella scelta del posto del bivacco, bisogna tener presente, oltre che le esigenze tattiche, quelle logistiche: riparo dall'umidità, dal vento e dal freddo, disponibilità di acqua e legna. In depressioni, conche e valli si ha generalmente una temperatura più alta; i margini delle conche degli spalti di neve e delle alture si prestano bene alla costruzione di caverne nella neve; le zone sgombere di neve sono esposte al vento e quindi meno adatte per i bivacchi; nel bosco fa meno freddo che allo scoperto; abeti non troppo alti con rami che scendono fino al livello della coltre di neve offrono spesso un ottimo rifugio a piccoli gruppi. Tener presente che l'umidità aumenta il disagio e per proteggersi si debbono predisporre pedane di fogliame, muschi, ramaglie, paglia, pelli, teli da tenda, coperte.

In relazione allo stato, all'altezza e alla qualità della neve, hanno dato buona prova, al fronte russo, costruzioni interamente di neve (buche, caverne, case, iglu del tipo esquimese) e sono state preferite alla tenda perché più difficilmente riconoscibili.

Particolarmente l'iglu (v. eschimesi, IV, p. 299) si presta per il ricovero di gruppi consistenti; può essere abitato durante tutto l'inverno ed è tanto più utile quanto più fredda è l'aria esterna (temperature di -50° non si avvertono all'interno dell'iglu); offre protezione contro il tiro dei fucili delle mitragliatrici e contro le schegge di granata. È un ricovero costruito di blocchi di neve - tagliati con apposite seghe - sovrapposti, con vòlta emisferica. L'iglu normale ha un diametro esterno di 5 metri e interno di 4 metri e un'altezza di 2 metri all'interno: vi si possono alloggiare 12 uomini. La sua eostruzione, se eseguita da personale pratico, richiede al massimo 2-3 ore. Con un diametro interno di 8 metri l'iglu può contenere 50 uomini.

Il problema del riscaldamento deve essere oggetto di particolari predisposizioni in simili circostanze. Servono all'uopo le stufe da tenda con tubi di scarico che escono al centro della tenda (per quelle circolari tipo finnico) o attraverso l'apertura di ingresso o passando sotto il terreno. L'iglu può essere facilmente riscaldato fino a 20° con fornelli e lampade a benzina: conviene però non portare la temperatura ambiente a più di 5° sopra zero per mantenere la neve asciutta per lungo tempo.

Gli Americani impiegano baracche smontabili da portare al seguito delle truppe; tende costituite da numerosi tessuti di nylon con intercapedini di aria, tende di tela gommata pneumatica, tende formate di elementi di alluminio che si ricoprono di neve. Provvedono al riscaldamento con piccole stufe o scaldini catalitici e alla sistemazione di docce o di bagni a vapore.

Particolare cura deve essere posta nel mascheramento, con mezzi di mimetizzazione esistenti nella zona di stazionamento.

Vedi anche
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