ALLIA
. Questo affluente di sinistra del Tevere, che, secondo Livio, nasceva nei Monti Crustumini (Allia non Alia è la grafia da preferire, giusta la testimonianza documentale dei calendarî), è comunemente identificato con il più ragguardevole dei corsi d'acqua che scendono da quelle alture, il Fosso della Bettina, che prende verso il confluente il nome di Fosso Maestro.
Poco a N. o poco a S. del fiumicello va cercato il campo ove si combatté la famosa battaglia tra Galli e Romani, che, secondo la cronologia tradizionale avvenne nel 390 a. C. (probabilmente nel 386), il giorno 18 luglio, che è ricordato come infausto (religiosus) nei calendarî romani. Contro i Galli, che provenivano da Chiusi e che, passato il Tevere ove era più facilmente guadabile, assai a monte di Roma, scendevano contro Roma per la Via Salaria, i Romani, secondo la leggenda, non avendo avuto il tempo di fare lunghi apparecchi, vennero tumultuariamente a battaglia nelle vicinanze della città. In realtà l'esame del terreno mostra che essi cercarono di sbarrare la via al nemico, scegliendo un'ottima posizione difensiva che rimediava allo svantaggio della inferiorità numerica, con la sinistra appoggiata al fiume, la destra alle alture della Marcigliana e la fronte protetta, come è probabile, secondo l'uso antico, dallo stesso fiumicello. Un presidio era sulla destra a difesa delle alture. Ma, attaccato e battuto dai Galli questo presidio, il grosso dell'esercito romano, vistosi in pericolo d'essere aggirato, in parte fuggì in disordine per la via Salaria prima che l'aggiramento si effettuasse, in parte fu cacciato sul Tevere e vi perì, o scampò a nuoto verso Vei. Tale il racconto della battaglia in Livio, sostanzialmente confermato dall'esame dei luoghi e dall'effetto che la battaglia ebbe. Quanto al numero dei combattenti, si dice che i Romani erano 40.000; ma non dobbiamo davvero immaginarci che i Romani disponessero allora di forze anche lontanamente simili a quelle con cui affrontarono Pirro o Annibale. Computi statistici ci persuadono che difficilmente essi possono aver disposto di più di 10 o 15.000 uomini, di cui in nessun caso più di 10.000 di fanteria pesante. Dei Galli si dice che erano 70.000, numero senza dubbio assai esagerato; ma forse non si allontana molto dal vero la notizia che, prima di iniziare la marcia contro Roma, essi erano 30.000. E appunto questa notevole superiorità numerica, insieme con la sorpresa dei Romani per l'audacia impetuosa e pel modo di combattere dei barbari, spiega la disfatta.
Bibl.: La relazione principale, quella di Livio, V, 33-42, che colloca la battaglia sulla sinistra del Tevere, è stata da moltissimi critici discussa in confronto con quella di Diodoro, XIV, 113-115, che colloca la battaglia sulla destra del Tevere. Al racconto di Diodoro si attengono Mommsen, Römische Forschungen, II, p. 360 segg.; Hülsen e Lindner, Die Alliaschlacht, Roma 1890; E. Meyer, Geschichte des Altertums, V, p. 155 e Die Alliaschlacht, in Apophoreton überreicht von der Graeca Haliensis der XLII. Philol.-Versammlung, Berlino 1903, p. 136 segg. In senso opposto: O. Richter, Beiträge zur röm. Topographie, I (1903), III (1907); De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, p. 166 seg.; Kornemann, Die Alliaschlacht und die ältesten Pontificalannalen, in Klio, XI (1911), p. 335 segg.; Kromayer, Drei Schlachten, in Abh. der Ges. der Wiss. zu Göttingen, philol.-historische Kl., XXXIV, v (1921), p. 8 segg.; Kromayer-Veith, Schlachtenatlas, Röm. Abt., tav. I.