allargamento
Processo di ampliamento dell’Unione Europea a nuovi Stati membri. L’Unione ha realizzato, nei primi 50 anni della sua esistenza, ben 6 processi di a. che l’hanno portata a includere, accanto ai 6 Paesi fondatori (Germania, Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi), altri 21 Paesi membri.
Con l’a. del 1973, entrano a far parte della UE Danimarca, Irlanda e Gran Bretagna, mentre la Norvegia, che aveva presentato domanda, rifiuta di aderire mediante un referendum. Con quello del 1981, entra la Grecia e con l’a. del 1986 entrano Spagna e Portogallo. Nel 1995 entrano Austria, Finlandia e Svezia, mentre con l’a. del 2004, entrano Cipro, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e con quello del 2007, entrano Bulgaria e Romania. Gli ultimi due a., quello da 15 a 25 membri e poi da 25 a 27, sono stati indubbiamente i più importanti della storia dell’Unione. La fine del comunismo, rappresentata simbolicamente dalla caduta del muro di Berlino nel 1989, ha consentito di estendere a un folto numero di Paesi dell’Europa Centrale e Orientale (PECO) la qualifica di Stati membri e le opportunità di integrazione dell’Unione Europea. I Paesi della UE erano inizialmente riluttanti a far entrare i PECO e si limitarono a firmare accordi associativi, conosciuti come Accordi europei, con alcuni di essi. Poi, nel giugno del 1993, nel Vertice di Copenaghen, l’Unione Europea mise fine alle proprie esitazioni e decise ufficialmente per una piena integrazione dei PECO. ● Il quadro procedurale e regolamentare del processo di a. è fornito dall’art. 49 del Trattato sull’Unione Europea (➔ accesso alla UE, criteri di) e dal rispetto dei criteri di Copenaghen (➔ Copenaghen, criteri di). I Paesi candidati devono dimostrare di poter svolgere pienamente il loro futuro ruolo di Stati membri, rispettando gli standard e le norme della UE sul piano politico, giuridico, economico e tecnico. Per passare da una fase del processo di a. alla successiva, i Paesi candidati devono aver soddisfatto i criteri previsti per ogni singola fase. La politica europea, in materia di a., assicura altresì un’accurata gestione del processo, che consente sia all’Unione Europea sia ai nuovi Stati membri di attuare importanti riforme attraverso l’adesione.
I potenziali benefici economici dell’a. si possono raggruppare nei seguenti 3 grandi insiemi: le opportunità di integrazione commerciale tra vecchi e nuovi membri della UE, in seguito alle liberalizzazioni e alle trasformazioni produttive dei Paesi candidati; i cambiamenti di efficienza, derivanti dalla maggiore concorrenza, scala di produzione e differenziazioni delle produzioni legate all’aumento delle dimensioni del mercato unico europeo (➔ mercato interno ); l’approfondimento delle specializzazioni produttivo-tecnologiche e l’intensificazione dei processi di ristrutturazione-delocalizzazione, in seguito alla forte spinta all’integrazione produttiva tra nuovi e vecchi membri dell’UE. Mentre la riallocazione dei flussi commerciali tra Paesi, conseguente al primo ordine di benefici, è in grado di provocare effetti limitati nel tempo, il secondo ordine di benefici, legati all’ampliamento del mercato unico europeo, è assai più consistente, e altrettanto lo è il terzo, che deriva dai processi di ristrutturazione e riconversione, atti a provocare un effetto positivo di medio-lungo periodo sull’accumulazione e la crescita dell’intera area europea.
Alla luce di queste prospettive, dal punto di vista economico, l’a. può costituire un gioco a somma positiva per l’Unione Europea nel suo complesso, piuttosto che uno a somma zero, come viene spesso ritenuto. È vero, tuttavia, che l’entità dei benefici netti non è predeterminabile, ma dipende dalle strategie e dalle politiche di aggiustamento, messe in atto dai vecchi e dai nuovi Paesi membri della UE.
Per quanto riguarda i futuri processi di a., prima ancora dell’adesione di Bulgaria e Romania, nell’ottobre del 2005 erano stati formalmente avviati i negoziati per l’adesione di due nuovi Paesi candidati: Croazia e Turchia. Quelli con la Croazia potrebbero concludersi entro luglio 2013; per contro, quelli con la Turchia sono destinati a protrarsi negli anni, viste le forti resistenze che continuano a suscitare in molti partner europei. A giugno 2010, il Consiglio europeo ha deciso di aprire i negoziati anche con l’Islanda. Inoltre, la UE ha formalmente accettato la richiesta di adesione presentata dalla Macedonia, pur non avendo ancora stabilito una data per l’apertura dei negoziati. I Paesi dei Balcani occidentali rappresentano un obiettivo prioritario per l’Unione Europea, al fine di completare il processo di a., e tra quelli interessati a una futura adesione figurano Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro e Albania.