Boetti, Alighiero
Artista concettuale, nato a Torino il 16 dicembre 1940, morto a Roma il 24 aprile 1994. A Torino, interrotti gli studi di economia, si dedicò da autodidatta al disegno e alla pittura, elaborando opere d'ispirazione neo-dadaista. Per la meditata giocosità della sua ricerca, nel 1990 ottenne una menzione d'onore nell'ambito della Biennale di Venezia, alla quale aveva partecipato più volte a partire dal 1976.
Dopo un soggiorno a Parigi (1962-64) durante il quale sperimentò anche l'incisione, B. tornò a Torino dove, nel 1967, esordì con una mostra personale presso la galleria Christian Stein. Legato da amicizia a M. Merz e a M. Pistoletto, dal 1967 partecipò alle più significative mostre del gruppo Arte povera presentando opere, in forme e materiali eterogenei, che esprimono con marcato accento ironico l'idea del contrasto (peso-leggerezza, trasparenza-opacità, eternità-fugacità) o dell'accumulazione: in Colonne (1968), alte pile di centrini di carta rimandano al tema classico della colonna; in Niente da vedere, niente da nascondere (1969), la trasparenza della vetrata si contrappone all'opacità del muro contro il quale è appoggiata; in Cimento dell'armonia e dell'invenzione (1969), percorsi lineari infinitamente variati nascono dal ricalco a matita di una carta quadrettata.
Personalità schiva e viaggiatore instancabile, dai primi anni Settanta B. cominciò ad alternare ai lunghi soggiorni in Afghānistān viaggi in Europa, in Africa, negli Stati Uniti, in Giappone, che contribuirono a rendere più profondo e complesso il suo lavoro. In quegli stessi anni, si rivolse all'analisi dei temi dell'alternanza, del doppio e della propria identità, giungendo significativamente ad adottare il suo nome sdoppiato (Alighiero & Boetti) e, privilegiando sempre più l'aspetto concettuale dell'operazione artistica, a un progressivo distacco della fase creativa dall'esecuzione materiale, spesso affidata ad abili artigiani.
La sua ricerca, ispirata all'ideale di un'incondizionata libertà d'espressione e contrassegnata da un costante sperimentalismo, si è esplicata sia attraverso opere di piccolo formato sia attraverso progetti di grande impegno che talvolta rielaborano esperienze precedenti: dai Lavori postali (1970-93), serie di telegrammi o buste affrancate organizzate secondo progressioni numeriche, alle Mappe ricamate (1971-93), a Mettere al mondo il mondo, la prima di una serie di opere realizzate con fitto tratteggio monocromo a penna (1972-73); da Tutto, monumentale ricamo a mano su lino, conservato al Musée national d'art moderne di Parigi (1987), a Alternando da uno a cento e viceversa, rielaborazione di una serie di cinquanta kilim eseguiti su cartoni di studenti francesi e tessuti da artigiani afgani (1991).
Le sue opere sono state presentate in significative mostre collettive, da When attitudes become form (Berna, Londra, Krefeld 1969) a Identité italienne - L'art en Italie depuis 1959 (Parigi 1981), a Magiciens de la terre (Parigi 1989), e in numerose rassegne periodiche, tra le quali la Biennale di San Paolo (1975) e Documenta di Kassel (1972, 1982). Nel 1996 è stata dedicata al suo lavoro un'importante mostra retrospettiva (itinerante a Torino, a Villeneuve d'Ascq e a Vienna) dal titolo Alighiero Boetti 1965-1994. Vedi tav. f.t.
bibliografia
G.B. Salerno, Alighiero Boetti, a cura di M. De Luca, Ravenna 1990.
Segni e disegni, a cura di G. Romano, Milano 1993.
Cataloghi di mostre
A. Boatto, G.B. Salerno, Alighiero e Boetti, Padiglione d'arte contemporanea, Milano 1983.
A. Boetti, oeuvre postale 1993, éd. A. Vettese, Musée de la Poste, Paris 1994.
J.-Ch. Amman, M.T. Roberto, A.-M. Sauzeau, Alighiero Boetti 1965-1994, mostra itinerante, Milano 1996 (con ampia bibl.).