VALLI, Alida (App. II, ii, p. 1085)
Attrice cinematografica e teatrale. Alla fine degli anni Quaranta interpretò The third man (1949, Il terzo uomo), diretto da C. Reed. Esaurita la deludente esperienza hollywoodiana, la sua attività si divise tra l'Italia e la Francia. Venne scelta da registi come Y. Allegret (Les miracles n'ont lieu qu'une fois, 1951, I miracoli non si ripetono), G. Franciolini (Ultimo incontro, 1951, Il mondo le condanna, 1952), M. Soldati (La mano dello straniero, 1954). In Senso (1954) L. Visconti le affidò il ruolo della contessa Livia Serpieri, in cui la V. si segnala per l'intensità espressiva e per la capacità di evidenziare ogni sfumatura psicologica del personaggio. Nel 1957 ha interpretato Irma in Il grido di M. Antonioni, e nello stesso anno è stata la protagonista di La grande strada azzurra, primo lungometraggio di G. Pontecorvo. All'inizio degli anni Sessanta fu scelta da G. Franju per Les yeux sans visage (1960; Occhi senza volto), opera originale e inizialmente poco apprezzata, diventata poi un piccolo classico del cinema dell'orrore. In seguito la V. ha interpretato la figura della moglie, sia in Une aussi longue absence (1961; L'inverno ti farà tornare) di H. Colpi, sia in Il disordine (1962) di F. Brusati. Successivamente ha affrontato con grande intensità anche ruoli minori, collaborando con registi come P.P. Pasolini (Edipo re, 1967), B. Bertolucci (Strategia del ragno, 1972; Novecento, 1976; La luna, 1979), V.Zurlini (La prima notte di quiete, 1972), D. Argento (Suspiria, 1977; Inferno, 1980), G. Bertolucci (Berlinguer ti voglio bene, 1977; Segreti segreti, 1984), A. Benvenuti (Zitti e Mosca, 1991).
Bibl.: E. De' Rossignoli, Alida Valli, Milano 1949; G.G. Castello, Il divismo: mitologia del cinema, Torino 1957; R. Bowers, The Selznick papers, New York 1976; E.G. Laura, Alida Valli, Roma 1979; N. Messina, Le donne del fascismo. Massaie rurali e dive del cinema nel Ventennio, Roma 1987.