WALKER, Alice
Scrittrice statunitense, nata a Eatonton (Georgia) il 9 febbraio 1944. Dopo la laurea ha pubblicato Once (1968), un volumetto di poesie in cui compaiono i temi autobiografici del dramma di un aborto, di un disincantato viaggio in Africa, della scrittura come salvezza dall'oscurità interiore. Militante nelle lotte politiche e sociali dei neri del Sud, si è dedicata all'insegnamento universitario ed è divenuta esponente di rilievo del femminismo nero, di cui scrive, dal 1974, sulle pagine di Ms, rivista del movimento per la liberazione della donna. La lotta per la sopravvivenza dei neri del Sud agrario è al centro dei suoi romanzi, impostati, sull'esempio di Faulkner e dei classici russi, come ampi affreschi storici e sociali
The third life of Grange Copeland (1970; trad. it., 1989) segue tre generazioni di agricoltori neri della natia Georgia, pedine ignare di un sistema economico e sociale che non lascia loro altro spazio che per l'abbrutimento dell'alcool e la violenza cieca sulle loro donne. La tragedia è appena rischiarata dalla trasformazione spirituale di Grange Copeland (la terza generazione) nel prendersi cura della nipotina, unica sopravvissuta. Nei racconti di In love and trouble (1973) e nelle poesie di Revolutionary petunias (1973) W. delinea l'emergere dell'immagine della ''nuova donna nera'' in lotta contro pregiudizi razziali e sessuali all'interno della propria razza. Impegnata nella diffusione della cultura afroamericana, scrive su L. Hughes, Langston Hughes, American poet (1974), e presenta in I love myself when I am laughing (1979) l'opera dell'antropologa e narratrice nera Z. Neale Hurston, da cui apprende il sapiente uso del folclore, del vudù, del dialetto e dell'umorismo nero. Dedicato al visionario Sioux Alce Nero, a sottolineare l'eredità spirituale degli Indiani nel Sud, il secondo romanzo, Meridian (1976; trad. it., 1987), ha come sfondo le lotte per i diritti civili degli anni Sessanta. Indimenticabile il personaggio di Meridian, che abbandona il ruolo di madre per quello di ascetica vergine paladina del proprio popolo, mediatrice delle tradizioni culturali nere, voce della propria terra. The color purple (1982; trad. it., 1984) riceve il premio Pulitzer e diviene soggetto di un film (regia di S. Spielberg). Romanzo epistolare, segue i destini incrociati di tre donne, unite infine dalla solidarietà femminile e dalla creatività. La struttura frammentaria del romanzo vuole richiamarsi all'arte povera del quilting, il cucire fantasiose coperte utilizzando avanzi di stoffe. Quest'arte, insieme al giardinaggio e alla cucina, viene rivalutata in quanto espressione della creatività oppressa delle schiave nei saggi di In search of our mothers' gardens (1983), fondamentali per il femminismo nero (womanism): in esso W. delinea l'emergere da un passato di violenze e istinti autodistruttivi della consapevolezza storica, sociale e culturale delle donne nere. Racconti a tesi che dibattono le problematiche scottanti dello stupro, dell'aborto e della pornografia sono raccolti in You can't keep a good woman down (1981; trad. it., 1988); mentre le liriche di Good night Willie Lee, I'll see you in the morning (1979) sono riflessioni sull'amore come processo di crescita e di trasformazione sociale. Nel romanzo The temple of my familiar (1989; trad. it., Il tempio del mio spirito, 1991) la ricerca delle radici da parte di tre coppie avviene in uno spazio e in un tempo dilatati ad abbracciare l'Africa precoloniale, il Sud schiavista e la San Francisco d'oggi, in un esperimento che fonde mito e immaginazione storica e attinge alle tecniche africane della narrazione orale. L'opera degli anni Novanta è tesa verso una sorellanza militante tra donne afroamericane e africane. Il tabù della mutilazione genitale femminile, pratica molto diffusa in Africa, è affrontato nel romanzo Possessing the secret of joy (1992, trad. it. 1993), in cui una donna africana emigrata negli Stati Uniti risale, attraverso un'analisi junghiana, alle origini storiche, sociali e mitologiche di questo crudele costume, ed è ripreso insieme alla regista P. Parmar nel film e nel volume Warrior marks (1993).
Bibl.: R.P. Bell, B.J. Parker, B. Guy-Sheftall, Sturdy Black Bridges, Garden City 1979; M. Pryse, Conjuring, Bloomington 1985; H. Bloom, Alice Walker, New York 1989; E. Butler-Evans, Race, gender and desire, Filadelfia 1989; L. Fodde, Donne nere cantano, Ancona 1989; H.L. Gates jr., K.A. Appiah, Alice Walker: Critical perspectives past and present, New York 1993; T.J. Allan, Womanist and feminist aesthetics, Athens 1995.