ALGONCHINI
. Tribù indigena incontrata dai Francesi nel Canadà al tempo dei primi insediamenti. Il nome (ingl. Aigonquin) fu esteso poi alle tribù affini e, modernamente, a tutta una famiglia linguistica (ingl. Algonquian), la più ampiamente diffusa dell'America del Nord. Dalle foci del S. Lorenzo, infatti, si estendeva sino alle sorgenti del Missouri, da Terranova, lungo le coste orientali del continente, al 35° N., e dai grandi laghi sino alla confluenza dell'Ohio e del Mississippi; un gruppo isolato era migrato nella zona delle praterie ai piedi delle Montagne Rocciose. Divisi in clan e tribù o raggruppati in nazioni e confederazioni, compaiono nella storia con una folla di nomi: qui si ricordano i più noti. Nell'estremo NO. sino alla Baia di Hudson la confederazione dei Blackfeet ("Piedi Neri": Siksika, Kaina, Blood, Piegan) e gli Ojibway (Cree, Maskegon, Ottawa, Missisauga); nell'interno del Labrador i Nascapi, i Montagnais (nome francese: "montanari") e gli Algonchini propriamente detti; il gruppo orientale, Micmac (e Beothuk ?) di Terranova e della Nuova Scozia, Abenaki, Massachuset Wampanoag, Narraganset, Mohegan, Mahican (Mohicani "lupi"), Delaware (Lenape), Powhatan, Pamlico; il gruppo centrale, con gli Oijbway, i Menominee, i Sac (Sauk, Fox, Kickapoo), i Shawnee (Shawano), gl'Illinois, i Miami. Il gruppo isolato delle praterie comprendeva i Cheyenne e gli Arapahoe (Gros Ventres). Alla famiglia algonchina il Sapir e il Trombetti proposero di collegare, per il linguaggio, anche alcune tribù della costa settentrionale della California (Wiyot, Yurok). Una grande diffusione, dunque, ma con un'area principale di notevole continuità. Il centro di dispersione fu probabilmente nel nord nei pressi del lago Winnipeg: il movimento verso il mezzogiorno era in atto ancora al tempo dei primi contatti con gli Europei, e le tradizioni di alcune tribù meridionali conservavano ricordo di paesi di provenienza nevosi.
Le tribù orientali furono le prime, a nord del Messico, a sentire la pressione della colonizzazione europea; gli Algonchini, già indeboliti dalle lotte sostenute contro gl'Irochesi, si ritirarono da prima verso il Canadà e oltre gli Allegani: nel 1795 anche la linea dell'Ohio cominciò ad essere rotta, e verso la metà dell'Ottocento tutte le tribù si erano ritirate ad occidente del Mississippi. Ne rimangono circa 91.000 nelle "riserve" degli Stati Uniti e nel Canadà, rappresentati specialmente da Ojibway e Cree. Coraggiosi, intelligenti, attivi, al pari degl'Irochesi, gli Algonchini non possedevano se non tenui capacità di organizzazione. Sopra la generale divisione in clan, ogni forma di unione era labile e incostante. Fra le poche eccezioni è da ricordare la confederazione che, dal 1600, raccoglieva circa 200 villaggi intorno alla baia di Chesapeake e, come avveniva spesso, prendeva il nome dal capo, Powhatan, la cui figlia, Pocahontas, mantenne a lungo relazioni amichevoli con i coloni inglesi. La lega contrastò poi a passo a passo l'avanzata dei Bianchi sino allo sterminio totale delle sue tribù.
La cultura presentava diversità sensibili a seconda delle regioni. Gli Algonchini del nord erano cacciatori semi-nomadi, nel centro e nell'est coltivatori di mais e relativamente sedentarî; i gruppi occidentali conducevano, con la caccia al bisonte, la vita propria all'ambiente delle praterie. Ma è da notare che, sotto certi rispetti, alcune tribù algonchine erano molto progredite: così i Delaware e gli Ojibway avevano sviluppata la scrittura pittografica più di qualsiasi altro gruppo etnico al nord del Messico (v. america: etnologia e lingue).
Bibl.: Handbook of the American Indians, Washington 1907; Sapir, Wiyot and Yurok, in American Anthropologist, 1913; K. Birket Smith, A geographic Study of the early History of the Algonquian Indians, in Arch. f. Ethnografia, Leida 1918; A. Trombetti, Due lingue algonchine, in Rendiconti della R. Accademia delle scienze dell'Ist. di Bologna, Cl. di scienze mor., s. 2ª, V (1920-21). Per la religione: M. A. Owen, in Hastings, Encycl. of Rel. and Ethics, I, Edimburgo 1908, p. 319 segg.; H. B. Alexander, North American Mythology, in Mythology of all Races, X, Boston 1916; R. Pettazzoni, Dio: Formazione e sviluppo del monoteismo, I, Roma 1922, pp. 296-308.