TROMBETTI, Alfredo
Glottologo, nato a Bologna il 6 gennaio 1866, morto improvvisamente il 5 luglio 1929 al Lido di Venezia. Dimostrò fin da fanciullo speciale attitudine all'apprendimento delle lingue; costretto, per mancanza di mezzi, a interrompere gli studî dopo la terza elementare, fu per qualche tempo garzone di barbiere e apprendista orafo. Un sussidio annuo del municipio di Bologna gli permise di compiere gli studî classici: si laureò in lettere nel 1891. Insegnò nelle scuole medie fino al 1904 quando, in seguito al conseguimento del premio reale della R. Accademia dei Lincei, fu nominato per meriti eccezionali professore ordinario di filologia semitica all'università di Bologna, cattedra che nel 1912 fu trasformata in "scienza del linguaggio". Il 24 marzo 1929 fu nominato fra i primi 30 Accademici d'Italia.
La sua produzione scientifica cominciò relativamente tardi, nel 1897, con un opuscolo Semitisch-indogermanische Forschungen che più tardi egli ripudiò e ritirò dal commercio. Ben presto il Tr., che aveva approfondito lo studio di molte famiglie linguistiche, estese l'indagine fuori del campo indoeuropeo e semitico e nel 1902-03 pubblicò (Giornale della Società asiatica italiana, voll. XV-XVI) due lettere aperte a H. Schuchardt, Delle relazioni delle lingue caucasiche con le lingue camitosemitiche e con altri gruppi linguistici. Frutto di queste ampie comparazioni fu l'opera di grande mole Nessi genealogici fra le lingue del mondo antico, che comprendeva solo l'esame di alcuni gruppi linguistici. Questo lavoro rimase inedito, ma una gran parte delle comparazioni più sicure e delle conclusioni furono pubblicate nel 1905 in un volume L'unità d'origine del linguaggio la cui piccola mole e la mancanza di apparato critico parvero a molti critici sproporzionate alla novità e all'arditezza della dottrina propugnata. Giova avvertire che alla teoria della monogenesi del linguaggio, il Tr. giunse incidentalmente, constatando, nel 1902, una serie di precise concordanze fra i numerali africani e quelli delle lingue Munda-Khmer dell'India e dell'Indocina. Non si può dunque imputare al Tr. di essere partito da un preconcetto e di aver voluto dimostrare una tesi. Ad alcuni dei critici di Unità il Tr. rispose, in modo vigoroso (Come si fa la critica di un libro, Bologna 1907), ma in complesso, anche dopo questo volume, fu sempre considerato, in Italia e all'estero, come un eterodosso della glottologia. Convinto però dell'assoluta verità della dottrina sostenuta, il Tr. continuò a sviluppare i singoli punti, appena accennati nel volume Unità. Vennero così in luce fra il 1908 e il 1920 i tre volumi di Saggi di glottologia generale comparata, pubblicati nelle Memorie dell'Accademia di Bologna; e fra il 1922 e il 1923, gli Elementi di glottologia, ove, anche dissentendo dal metodo e dalle conclusioni, bisogna riconoscere un'immensa erudizione e un contributo considerevolissimo alla costruzione della fonetica storica di alcuni gruppi linguistici. Le varie ricerche monografiche del Tr. abbracciano campi molto diversi. Al semitico si riferisce la memoria Sulla origine delle consonanti enfatiche nel semitico (Mem. Acc. Bologna, 1911); la comunicazione su La lingua degli Ottentotti e la lingua dei wa-Sandawi (Rend. Acc. Bologna, 1910) dimostrò, prima del Dempwolff, la relazione fra il sandawe e l'ottentotto, oggi generalmente accettata; la nota Due lingue algonchine (Rend. Acc. Bologna, 1921) dimostrata, indipendentemente dal Sapir, la presenza di due idiomi algonchini, completamente isolati, sulla costa del Pacifico. Alle lingue americane spettano anche altri lavori del Tr., come la piccola monografia La lingua dei Bororos Orarimugudoge secondo i materiali pubblicati dalle missioni salesiane (Torino 1925), ecc. Al basco il Tr. dedicava una memoria Le origini della lingua basca (Mem. Acc. di Bologna, 1925) che è forse lo scritto del Tr. meglio riuscito. Dell'etrusco egli si occupò fino dal 1909: Sulla parentela della lingua etrusca (Mem. Acc. Bologna, 1909) e Ancora sulla parentela della lingua etrusca (Mem. Acc. Bologna, 1912). Dopo essersi occupato delle lingue antiche del bacino del Mediterraneo in Zur Toponymie des Mittelmeergebietes in Caucasica (1924) e nel Saggio di antica onomastica mediterranea (Belgrado 1925) il Tr. si pose a uno studio indefesso dei testi etruschi e i suoi studî culminano col volume La lingua etrusca (Firenze 1928). Se anche l'interpretazione del Tr. non può ritenersi definitiva, pure in molti punti il suo lavoro ha fatto progredire le nostre conoscenze.
Il Tr. fu un linguista dotato di grande ingegno, tenacissima memoria e immensa audacia. Occupandosi di tutte le lingue del mondo è sovente incorso in errori nel considerare come elemento ascitizio una parte della radice, o viceversa; nel considerare come indigene delle voci sicuramente mutuate da altre lingue, ecc. Non è però nei particolari che si deve giudicare l'opera del Tr., sibbene nella sua interezza e nella sua complessità. Per quanto il suo difetto principale sia stato di non sentire il linguaggio come fenomeno psicologico e di considerarlo quasi all'infuori della vita, e per quanto egli non abbia saputo esercitare una severa autocritica, pure molti dei risultati intravvisti dal Tr. sono stati dimostrati giusti da altri studiosi e non è imprudente affermare che più ancora lo saranno in avvenire. E ciò basterebbe per far porre il Tr. fra le figure più insigni della linguistica comparata contemporanea.
Bibl.: C. Tagliavini, L'opera glottologica di A. Tr., Bologna 1929 (Il comune di Bologna, XVI, 7 luglio 1929); P. G. Goidanich, A. Tr., in Ann. Univ. Bologna, 1929-30; A. Ballini, A. Tr., Milano 1930 (ed ivi bibl.); P. G. Goidanich, A. Tr., in Mem. Acc. sc. Bologna, 1931.