TOMINZ, Alfredo
Nacque a Trieste il 21 maggio 1854, figlio di Augusto (Roma 1818 - Trieste 1883), anch’egli pittore e specializzato in soggetti storici; il nonno era d’altronde Giuseppe (Gorizia 1790 - Gradiscutta 1866), considerato il più importante ritrattista nella Trieste del primo Ottocento e nel contesto mitteleuropeo Biedermeier.
In tale ambito fu facile per Alfredo intraprendere i primi passi nel solco della tradizione familiare, sebbene non privilegiò né il tema del ritratto caro al nonno né quello storico amato dal padre. I primi album giovanili – risalenti al biennio 1865-66 – lo videro già alle prese con quello che fu il suo mondo pittorico, vale a dire i temi equestri (Trieste, Civici Musei di Storia ed Arte); il cavallo, infatti, rappresentò il fulcro, la passione e la ricerca artistica costante nei passaggi stilistici del «Tominz dei cavalli», come venne in seguito bonariamente etichettato.
Grazie alla raccomandazione del pittore Cesare Dell’Acqua (Pirano d’Istria 1822 - Bruxelles 1905), amico del padre Augusto, il quale ebbe pure il ruolo di direttore e conservatore del celebre Museo Revoltella nella città giuliana dal 1872 sino alla morte – quando venne sostituito dal figlio Alfredo –, egli partì alla volta di Monaco per frequentare la scuola privata degli Adam, una dinastia di pittori unicamente votati ai temi ippici.
Iniziarono, così, a comparire le prime prove pittoriche a contatto con Franz ed Emil Adam, tanto che il giovane Alfredo espose già al pubblico nel 1873 presso le sale del Museo Revoltella la sua Triga romana; non fu un caso se l’anno successivo il padre fece acquisire il dipinto di Filippo Palizzi, l’Abbeveratoio, che il giovane figlio dimostrò di comprendere appieno.
Le prime opere, infatti, lo videro adeguarsi a un ductus pittorico più compatto e leccato, minuzioso e attento ai dettagli, che poi andò progressivamente ad abbandonare in nome di un recupero neo-settecentesco più arioso e di tocco, a partire dal 1882 circa.
Agli anni Settanta appartengono tutta una serie di opere registrate nei giornali locali triestini e nei cataloghi dell’epoca: Amazzone, esposta nel 1876 presso il negozio Schollian, ed elogiata dal giornale Il Cittadino, quindi Cavalli all’abbeveratoio del 1877, sempre presso Schollian, e un’altra versione dell’Amazzone presentata all’Esposizione di belle arti del Museo Revoltella; nel 1879 fu la volta di Un episodio dello Steeple Chase, per il quale l’autore venne definito nelle pagine de Il Cittadino come «artista fatto» (D'Agnolo, 1986).
Tra il 1880 e il 1881 espose rispettivamente una Triga romana e una Quadriga romana, soggetti ricorrenti nella sua produzione sino alla fine del secolo.
Il 17 giugno 1883 morì il padre Augusto e Alfredo gli subentrò alla carica di conservatore del Revoltella; interessante la virata che egli impresse nelle scelte del curatorio del museo, proponendo subito di abbonarsi alle riviste e giornali che trattavano argomenti artistici.
Da questo momento il suo destino pittorico si fuse con la prestigiosa carica ottenuta, tanto che nel marzo 1884 venne inviato all’Esposizione d’arte di Torino per compiere degli acquisti al fine di arricchire la quadreria del museo. Analogamente, nel novembre dello stesso anno si recò a Vienna con il pittore e collega Eugenio Scomparini (Trieste 1845 - 1913) per esaminare un’opera di Hans Makart, La famiglia della baccante, che tuttavia non venne acquistata, ma che rappresenta bene il linguaggio pittorico a lui consono.
Nel 1884 fu tra i fondatori del Circolo artistico di Trieste, frequentando il nucleo primigenio al caffè Chiozza, ritrovo degli artisti giuliani poi confluiti in tale cenacolo.
La carica di conservatore civico, che egli tenne per quarantadue anni, lo portò in contesti nazionali ed europei di primo livello, e per amore di tale ruolo decise di rifiutare la proposta, poco dopo la sua nomina, di pittore di corte presso i reali austriaci, per la quale si era speso in prima persona il conte Alfredo Coronini.
Nel 1887 Tominz partecipò, in qualità di conservatore del Revoltella, all’Esposizione nazionale di Venezia, mentre fu in qualità di pittore all’Esposizione di Gorizia con Fiera dei cavalli, ottenendo la medaglia d’argento.
Nel 1888 si recò, sempre quale conservatore, alle esposizioni di Monaco e di Vienna e all’Esposizione nazionale di Bologna.
Il 25 agosto 1889 si sposò con Giovanna Luigia Nardin, che gli diede un figlio, Augusto, chiamato così in onore del nonno – nato il 25 settembre dello stesso 1889 e in seguito tragicamente morto suicida – Anna, nata il 6 novembre 1890, e Ada, quest’ultima nata il 5 maggio 1893 e che in seguito donò un ricco fondo di disegni del padre ai Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste.
Proprio il 1890 fu l’anno che segnò il compimento del suo capolavoro, Circo Massimo, ritrovato in tempi recenti; gli fruttò la medaglia d’oro all’Esposizione di Praga e venne acquistato dal noto collezionista triestino Filippo Artelli – peraltro ritratto dallo stesso Alfredo – per la sontuosa decorazione del proprio palazzo cittadino.
Per sostenere la prima esposizione del Circolo artistico Tominz propose tre opere, che ottennero notevoli successi sulla stampa locale: Mercato di cavalli, Ritratto di aristocratici in carrozza e Guerriero del XVI secolo a cavallo. Al 1893 appartiene la Battaglia dei cavalli, poi entrata nelle collezioni della Galleria Nazionale di Lubiana, dove si conserva pure Cortile con cavalli.
La sua fama di pittore dei cavalli conobbe, in questa fase, l’apice; scrive Silvio Benco (1937) che all’epoca Tominz «era il più reputato pittore di cavalli che fosse in Italia», al punto che «persino c’era chi tentava di falsificare le sue tele». Il conte Giacomo Durini di Milano lo incaricò di ritrarre i cavalli della propria scuderia vittoriosi a San Siro e i mercanti viennesi Abeles e Winterstein gli proposero dei contratti ai quali lui cedette firmandosi con uno pseudonimo, per non entrare in conflitto di interessi o non approfittare della propria posizione; per tali ragioni molte sue opere che transitano sul mercato recano la firma «J. Harwey».
Nei primi anni Novanta egli svolse anche l’attività di illustratore, in particolare per i libri dell’amico Giuseppe Caprin, che gli permise di sviluppare nuovi temi, specie allusivi all’irredentismo e alla ‘questione italiana’; illustrazioni a firma di Alfredo si trovano in I nostri nonni del 1888, Marine istriane del 1889, Pianure friulane del 1892 e Alpi Giulie del 1895; tuttavia, l’opera più significativa di questo filone rimane la tela autonoma La battaglia di Aquileia, datata al 1894 (Trieste, Museo Revoltella, donazione Kurländer), della quale realizzò numerosi studi indipendenti, spesso regalati agli amici con tanto di dediche, come l’inedita tela licenziata al collezionista e irredentista Francesco Basilio (collezione privata).
Nel 1894 partecipò all’Esposizione artistica di Gorizia con Ritorno dalle corse e Tandem, che «incantarono» il pubblico (Gorizia - Dal giardinetto all'Esposizione, in L'Indipendente, 29 agosto 1894).
Nel 1895, oltre a recarsi alla prima Biennale veneziana, si vide pubblicare il 7 luglio dall’Illustrazione Italiana il Ritorno alle corse di Montebello.
Nel 1902 ottenne una medaglia d’argento all’Esposizione artistico-industriale di Vienna per il dipinto intitolato Tiro a quattro.
Seguirono le varie peregrinazioni in Italia per arricchire il museo Revoltella sino a quando, nel 1912, fu deciso di richiedere a lui stesso un dipinto che potesse essere inserito nel percorso museale ma, per ironia della sorte, l’operazione non andò mai in porto; le opere di Alfredo Tominz conservate in museo risalgono, infatti, a periodi successivi, come il tardo seppur riuscito Cavallo al pascolo del 1927.
Va inoltre segnalata, tra il 1905 e il 1910, l’attività legata ai manifesti per le corse ippiche, che lo portò ad alcune prove maiuscole, come Società delle Corse, Trieste – Grandi Corse Internazionali del 1907 e Società delle Corse – Trieste, degli anni successivi (Treviso, Museo Civico, collezione Salce).
Dal 1916 al 1918 Tominz, fervente irredentista, venne internato a Göllersdorf, in Austria, insieme al figlio Augusto; di questo duro periodo è testimonianza un album di disegni (Trieste, Civici Musei di Storia ed Arte). Al rientro a Trieste riprese regolarmente il proprio ruolo e, nel gennaio 1926, venne collocato a riposo per raggiunti limiti d’età con i ringraziamenti pubblici da parte della cittadinanza.
Il 19 giugno dello stesso anno perse sia la moglie sia il figlio, suicida. La duplice disgrazia lo segnò definitivamente. Dedicò gli ultimi anni a dipingere piccoli e sommari quadri con gli amati cavalli, sino a chiudere la propria esistenza a Trieste il 22 dicembre 1936.
Nel febbraio 1937 si tenne un’ampia retrospettiva, ancor oggi punto di riferimento per la ricomposizione del catalogo di Tominz; in quella circostanza il pubblico, che non lo conosceva dal punto di vista pittorico, poté cogliere i vari influssi del suo stile. Fra questi il contatto con Giovanni Fattori, avvenuto a Firenze dopo il soggiorno monacense, nel 1877, si nota in varie soluzioni compositive anche della maturità.
Non poche le prove da ritrattista che si poterono ammirare, tutte con ampio uso del mezzo fotografico, utilizzato anche per le composizioni ippiche: Oscar Ravasini e Carlo Chaudoux, entrambi presidenti dell’allora Cassa di Risparmio di Trieste (Trieste, Fondazione CRTrieste), il podestà Carlo Archi (Trieste, Comune), Carlo Martinolich (Trieste, collezione privata), Giovanni Scaramangà d’Altomonte (Trieste, palazzo della Borsa), Felice Venezian (Trieste, Museo del Risorgimento), Costantino Costì (Trieste, Comunità Greco-Orientale), i coniugi Lazzari (collezione privata), il barone Giovanni de Scrinzi (Trieste, Museo Revoltella), Erminio Brill a cavallo (collezione privata).
Molto affascinanti anche le opere di altro soggetto, come le nature morte. L’immortalare animali domestici quali singole mucche al pascolo, galli, o scorci di cortile, non fu senza accenti poetici. Si segnalano la paletta firmata a quattro mani con l’amico e collega Giulio Del Torre (Romans d’Isonzo 1856-1936, collezione privata) e Interno dello studio del pittore, dove Tominz ha collocato, in aperto omaggio alla famiglia, il Nano ostricaro opera del nonno Giuseppe (collezione privata).
Colpisce l’eclettismo del Tominz nel mescolare le varie fonti per trovare una propria cifra pittorica. I primi rudimenti paterni, avvalorati dalle ricerche degli Adam, lasciano gradualmente spazio alle sperimentazioni di un Jean-Louis-Ernest Meissonier o di Mariano Fortuny e a un recupero cosciente di Giuseppe Bernardino Bison, specie nelle vaporose aperture paesistiche, e quindi all’attenzione verso Giuseppe De Nittis, ma in chiave più illustrativa, e a Giovanni Fattori, per una semplificazione pittorico-geometrica evidente. La complessa personalità di Tominz non si può tenere separata dalla lunga operosità nel ruolo ricoperto di conservatore del Museo Revoltella, che lo portò anche a far acquisire per le collezioni dipinti molto vicini al suo sentire stilistico, dal Beethoven di Lionello Balestrieri, acquistato nel 1901 alla Biennale di Venezia, al Giorno afoso di Heinrich von Zügel, acquistato nel 1903, dal Dopo la prima Comunione di Carl Frithjof Smith, acquistato nel 1892, a Una sorpresa di Józef Brandt, acquistato nello stesso anno.
Il Cittadino, giornale triestino di politica, commercio e varietà (dal 1873 al 1889); L’Indipendente (dal 1883 al 1906); S. Sibilia, Pittori e scultori di Trieste, Milano 1922, pp. 342 s.; D. De Tuoni, Catalogo del Civico Museo Revoltella, Trieste 1933; C. Wostry, Storia del Circolo Artistico di Trieste, Udine 1934; è morto A. T., in Il Piccolo, 24 dicembre 1936; S. Benco, La Mostra Postuma di A. T., ibid., 28 febbraio 1937; S. Benco, Catalogo della Mostra Postuma di A. T. alla Galleria d’Arte “Trieste”, Trieste 1937; Von Nebria, Die Malerdynastie der T., in Deutsche Adria Zeitung, 1° aprile 1945; M.L. Tullio Gregori, I pittori triestini Augusto e A. T., tesi di laurea, Università degli Studi di Trieste 1967-68; F. Firmiani - S. Molesi, Catalogo della Galleria d’Arte Moderna del Civico Museo Revoltella, Trieste 1970; R. Curci - V. Strukelj, Dudovich & C.: i triestini nel cartellonismo italiano, Trieste 1977; L. D’Agnolo, Il T. dei cavalli, in Arte in Friuli, arte a Trieste, IX (1986), pp. 129-138; Il Museo Revoltella di Trieste, a cura di M. Masau Dan, Crocetta del Montello 2004; S. Gregorat, Lessico familiare. La donazione Gruber Benco..., Trieste 2006, p. 84; M. Masau Dan - S. Gregorat, Museo Revoltella, La Galleria d’Arte Moderna. La Guida, Trieste 2008, p. 56; M. Gardonio, Il Circo Massimo del T. dei cavalli, in Arte in Friuli, arte a Trieste, XXVII (2008), pp. 55-59; C.H. Martelli, Dizionario degli artisti di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia, Trieste 2009, p. 346; A. Quinzi, Giuseppe Tominz, Trieste 2011; La collezione d’arte della Fondazione CRTrieste, a cura di M. Gardonio, Trieste 2012; D. D’Anza, Pittura romantica di storia a Trieste: il caso di A. T. e un avvio per il suo catalogo, in Arte in Friuli, arte a Trieste, XXXVI (2017), pp. 237-286.