KRAUS, Alfredo
Tenore spagnolo, nato a Las Palmas (Canarie) il 24 settembre 1927. Compiuti gli studi di canto col soprano M. Llopart, ha debuttato ufficialmente al Teatro dell'Opera del Cairo (Rigoletto e Tosca) nel 1956; nello stesso anno è presente nei cartelloni della Fenice di Venezia e al Carignano di Torino (La Traviata). Sempre nel repertorio verdiano, s'impone su altri palcoscenici italiani (Massimo di Palermo, Verdi di Trieste, Comunale di Bologna, Regio di Parma, Opera di Roma), spagnoli e inglesi (Stoll Theatre e Covent Garden di Londra). Esordisce alla Scala nel 1961 con Falstaff e vi torna più volte, tra l'altro per la prima ripresa moderna dell'Alì Babà di Cherubini (1963). Ben conosciuto da molte platee d'oltreoceano (e particolarmente al Metropolitan di New York, dove aveva debuttato nel 1966 con Rigoletto e Don Giovanni), ha cantato al Lyric Theatre di Chicago (Elisir d'amore nel 1962, poi Favorita, Don Giovanni), all'Opera di San Francisco (Puritani e Rigoletto nel 1966), al Colón di Buenos Aires (Favorita nel 1967), al Civic Opera di Dallas (Werther e Lucia nel 1972, Racconti di Hoffmann nel 1975, Lakmé di Délibes nel 1980, Romeo e Giulietta di Gounod nel 1981). Storiche le sue presenze al festival di Salisburgo (1968) con Don Giovanni e a quello di Edimburgo (1963) con Don Pasquale.
Considerato uno dei migliori tenori lirici del nostro tempo, K. ha progressivamente conquistato un vasto repertorio interpretativo soprattutto ottocentesco, con particolare predilezione per Bellini (Sonnambula e Puritani), Donizetti (Elisir d'amore, La Favorita, Lucrezia Borgia, Lucia di Lammermoor, Don Pasquale, La figlia del Reggimento), Verdi (La Traviata, Rigoletto, Falstaff) ma anche per l'opera francese (Werther e Manon di Massenet, I Pescatori di perle e La jolie fille de Perth di Bizet, Faust e Roméo et Juliette di Gounod).
Dotato di un'eccezionale estensione del registro vocale che si spinge con facilità sino al re acuto, di un'emissione nitida, di un particolare timbro chiaro di voce, ma soprattutto di un'eleganza e nobiltà di stile che lo predispone alle parti di tenore aristocratico (Almaviva, Don Ottavio, il duca di Mantova, Alfredo Germont, Werther e Des Grieux), K. ha presto unito alla politezza del fraseggio e alla cristallinità del bel canto il calore espressivo del repertorio romantico, assurgendo al rango di erede di G. Lauri Volpi.
Un tenore aristocratico, dunque, pienamente padrone dei propri eccezionali mezzi (pregevoli le sue ''mezzevoci'') e a suo agio soprattutto nell'ambito del ruolo ''lirico-leggero''. Più che di tipo tecnico o interpretativo, la maturazione raggiunta negli anni di una carriera costellata di successi sembra documentata dalla progressiva identificazione col personaggio e col suo mondo psicologico: di alcuni ruoli è divenuto, per proprietà vocale, interpretativa e scenica, l'ideale interprete.
Bibl.: R. Celletti, A. Kraus, in Opera XXVI (1975), p. 17; L. Fusi, A. Kraus, in Lirica - Le interpretazioni indimenticabili, 1987, pp. 345-51; G. Landini, Signore del palcoscenico, ibid., pp. 352-53.