Giannetti, Alfredo
Sceneggiatore, regista cinematografico e giornalista, nato a Roma il 16 aprile 1924 e morto ivi il 30 luglio 1995. Convinto antifascista, vicino alle posizioni del Partito comunista italiano, proiettò nell'attività professionale i suoi ideali e la sua sensibilità per i problemi sociali, ponendosi come un precursore del cinema di denuncia. Nel 1960 e nel 1962 ottenne due Nastri d'argento, condivisi con Pietro Germi ed Ennio De Concini, rispettivamente per le sceneggiature di Un maledetto imbroglio (1959) diretto da Germi, e Divorzio all'italiana (1961) dello stesso regista, film con il quale vinse, sempre con Germi e De Concini, anche l'Oscar per la migliore sceneggiatura nel 1963.
Abbandonati gli studi di giurisprudenza, G. aveva iniziato l'attività di giornalista, collaborando con alcuni quotidiani romani. Entrò nel mondo del cinema con la sceneggiatura del melodramma sociale Un marito per Anna Zaccheo (1953) di Giuseppe De Santis, scritta insieme a Salvatore Laurani, Elio Petri, Gianni Puccini, Cesare Zavattini e allo stesso regista. Decisivo per il proseguimento della sua carriera artistica fu l'incontro con Germi che diede origine a una collaborazione fruttuosa. Il regista gli chiese di scrivere un trattamento, che non sarebbe però mai diventato film, ispirato alla storia dei fratelli Cervi, protagonisti di un famoso episodio della Resistenza. Il primo esito della felice intesa tra G. e Germi si manifestò nel 1956 con Il ferroviere: fedele ritratto di una classe sociale attraverso le amare vicissitudini, non prive di risvolti melodrammatici, di un capomacchinista romano e della sua famiglia, il film fu tratto dal racconto a carattere autobiografico Il treno, dello stesso G. (che era figlio di un ferroviere ed era stato impiegato per un breve periodo alle Ferrovie dello Stato). Alla sceneggiatura parteciparono, oltre al regista, Luciano Vincenzoni, De Concini, Carlo Musso; G. fu anche collaboratore artistico alla regia, dal momento che Germi era impegnato nel film come attore. Del 1958 è L'uomo di paglia, storia di un adulterio ambientata nell'insolito contesto sociale di una famiglia operaia, ideata da G., con la successiva collaborazione di Germi, e sceneggiata insieme a Leo Benvenuti e Piero De Bernardi. Seguirono due film di grande ambizione e riuscita, scritti entrambi da G. insieme a De Concini e Germi: Un maledetto imbroglio, dal romanzo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di C.E. Gadda, che venne adattato con grande libertà, modificando l'epoca di ambientazione (dal clima opprimente del fascismo agli anni Cinquanta) e il finale, senza peraltro che la solidità dell'impianto narrativo ne soffrisse; e soprattutto il paradossale e grottesco Divorzio all'italiana: corrosivo ritratto di un'Italia cristallizzata nell'ipocrisia e nell'arretratezza, il film è incentrato sul 'caso' del barone Cefalù (interpretato da un geniale Marcello Mastroianni), un personaggio pieno di tic e macabra ironia che escogita di assassinare la moglie non più amata, spacciando il suo gesto per un 'delitto d'onore'. Negli stessi anni scrisse per Luigi Capuano Maruzzella (1956), ispirato a una canzone di Renato Carosone ed Enzo Bonagura, e Il mondo dei miracoli (1959), e collaborò alla sceneggiatura di Un giorno da leoni (1961) di Nanni Loy, ambientato durante la guerra partigiana. Proprio nel 1961 debuttò come regista realizzando un film da una sua sceneggiatura elaborata con Guido De Biase, inizialmente scritta per Germi: Giorno per giorno, disperatamente, storia delle drammatiche vicissitudini di una famiglia costretta a misurarsi con i problemi della malattia mentale e atto d'accusa, in anticipo sui tempi, contro gli istituti manicomiali italiani. Nel 1964 diresse l'episodio Il generale del film collettivo Amori pericolosi; dello stesso anno è La ragazza in prestito con Rossano Brazzi, Annie Girardot e Marisa Merlini, sulle peripezie di un attempato 'eterno' ragazzo in fuga dal matrimonio. Al 1971 risale …Correva l'anno di grazia 1870, con Anna Magnani e Marcello Mastroianni: storia del rapporto fra una popolana e un rivoluzionario dimenticato nelle carceri papaline. Il film originariamente faceva parte di una serie televisiva diretta da G. e comprendente altre tre storie tutte interpretate dalla Magnani, La sciantosa, L'automobile e 1943: un incontro. Seguirono Di mamma non ce n'è una sola (1974), commedia satirica incentrata su una famiglia di nobili, e, da ultimo, Il bandito dagli occhi azzurri (1980) con Franco Nero. Le ultime collaborazioni con Germi erano state invece L'immorale (1967), sulla vita di un uomo (Ugo Tognazzi) oberato dai troppi impegni professionali e familiari (una moglie, due amanti, sei figli), e Serafino (1968), soltanto per il soggetto. Nel 1976 aveva inoltre collaborato alla sceneggiatura di Febbre da cavallo di Steno, commedia che divenne in seguito un film di culto. G. svolse anche una fortunata attività di scrittore e regista per la televisione (da ricordare le due serie di La famiglia Benvenuti, 1968 e 1969), protrattasi fino all'ultimo anno di vita.
G. Gambetti, Giorno per giorno disperatamente. Il regista, in "Cineforum", 1962, 13, pp. 253-56; G. Guidi, Giannetti è per i "veri drammi", in "Rivista del cinematografo", 1962, 2, pp. 54-55; Pietro Germi. Ritratto di un regista all'antica, a cura di A. Aprà, M. Armenzoni, P. Pistagnesi, Parma 1989, pp. 95-123.