CASELLI, Alfredo
Nacque a Lucca l'8 dic. 1865 da Carlo e da Maria Lucchesi. La famiglia paterna era di origine contadina, del paese di Pieve Santo Stefano sulle colline a nord della città; il padre. droghiere, era divenuto proprietario di un antico caffè, situato nel centro di Lucca, in via Fillungo, detto popolarmente dal suo nome "Caffè Carluccio" (tuttora esistente col nome però di "Caffè Di Simo") che fu ritrovo di spiriti liberali in una città conservatrice per tradizione.
Dopo la morte del padre, nel 1902, proseguendone l'attività il C. aprì una piccola industria dolciaria dedicata in particolare alla fabbricazione di caramelle. Autodidatta (aveva frequentato solamente le scuole elementari), aveva però potuto godere di buone condizioni finanziarie che gli avevano permesso di arricchire la propria cultura e di formarsi un fine gusto per le lettere e le arti.
Stabilì perciò rapporti con scrittori e artisti, facendosi - quando se ne presentava l'occasione - mecenate sollecito e disinteressato. Nel suo caffé la clientela occupava, a seconda degli interessi, determinati settori denominati dantescamente "bolge". Il C. partecipava alla vita salottiera del caffè, interveniva nelle discussioni, accoglieva signorilmente i visitatori di passaggio. Nelle vetrine esponeva raffinati oggetti d'arte. Pubblicò pure, sotto l'insegna del caffè, un catalogo di specialità gastronomiche e fece la pubblicità delle proprie caramelle mediante una serie di dodici cartoline illustrate riproducenti, in tricromia, altrettante illustrazioni delle Croniche del lucchese G. Sercambi nelle copie del pittore Domenico Ghiselli.
Amante dell'eleganza fino al limite del lusso, con evidente tendenza estetizzante, il C. fu, in politica, sia pure non troppo scopertamente, un simpatizzante del movimento socialista. Brillante conversatore, di modi cortesi, viaggiò per diporto e per istruzione: in Francia, in Inghilterra, in Grecia, in Turchia, in Russia spingendosi fin nell'Oriente. Fu intimo di Puccini, col quale ruppe poi irreparabilmente l'amicizia a causa di un debito di gioco contratto dal musicista.
Un'importante raccolta, ancora inedita, di lettere dei Puccini al C. è conservata a Lucca dagli eredi di Gabriele Briganti. Altra corrispondenza sempre di Puccini al C., si trova nella Biblioteca statale di Lucca e altra ancora è in possesso degli eredi di Giovanni Lippi di Lucca.
Ebbe rapporti epistolari con le maggiori personalità artistiche del momento, ma i rapporti con G. Pascoli costituirono il fatto più rilevante della sua vita. Già ammiratore del poeta, ebbe modo di conoscerlo nel 1898, quando appunto il Pascoli aveva da un paio d'anni scelto Castelvecchio di Barga a suo luogo di ritiro e di attività creatrice, lontano dalla vita ufficiale. Il C. fu di prezioso aiuto al poeta per una ventina di anni occupandosi dei suoi affari letterari ed economici, e questo fece con una fedeltà, un affetto e una devozione spinta fino al sacrificio, talvolta non senza amarezze a causa del carattere difficile, umbratile e sospettoso del Pascoli.
Tra l'altro fece da mediatore nei rapporti del poeta con il tipografo lucchese A. Marchi che stampò le prime edizioni delle poesie per conto dell'editore Zanichelli. Il C. aiutò il Pascoli anche nella revisione delle bozze. Di quest'amicizia fanno fede da una parte le lettere del poeta al C., che rappresentano una delle più importanti sezioni dell'epistolario pascoliano, e dall'altra le lettere del C. al poeta che si conservano nell'archivio pascoliano di Castelvecchio. Il C. continuò a scrivere al poeta anche dopo la morte di questo, per una segretà intesa con Mariù Pascoli che si incaricava di rispondere. La riconoscenza del Pascoli è testimoniata anche dalle due poesie indirizzate al C.: la prima è un'odicina del 1902, inclusa da Mariù nelle Poesie varie, che comincia: "Se tu sei nulla, noi siamo nulli..."; l'altra è un'improvvisazione a guisa di epistola: "Caro Alfredo, l'alberino 1 color Serchio...", inviata all'amico su cartolina datata Castelvecchio, 2 nov. 1904. Altre brevi improvvisazioni poetiche di minore rilievo sono sparse nella corrispondenza. Al C., inoltre, il Pascoli dedicò la poesia Il torello (Primi poemetti). Presentando il C. al pittore e incisore A. De Carolis che fu l'illustratore delle edizioni zanichelliane delle poesie del Pascoli, questi scriveva il 6 giugno 1902: "... ti presento il mio fraterno Alfredo Caselli che è in tutto il mio alter ego... Troverai in Alfredo un'anima capace del bello di tutte le arti e del buono di tutte le virtù" (G. Pascoli, Lettere ad Adolfò De Carolis, a cura di L. Ferri, in Nuova Antologia, marzo 1961 pp. 390 s.).
Il C. si occupò di corrispondenze giornalistiche e fu anche impegnato nella tutela dei monumenti della sua città. In quanto a scritti ha lasciato ben poco, a prescindere dalle lettere: alcune note pubblicate da A. G. Bianchi e poi riprese in appendice al volume delle lettere del Pascoli, e un diario posseduto da Pier Luigi Lippi Francesconi di Lucca. Sempre impegnato nell'attività commerciale, il C. acquistò fra l'altro anche delle cave di marmo pavonazzetto nelle Alpi Apuane, in provincia di Massa-Carrara, ma con scarso profitto. Abbandonò il commercio prima della guerra 1915-18, durante la quale prestò servizio di Croce Rossa negli ospedali militari istituiti a Lucca. Negli ultimi tempi visse di una modesta rendita.
Morì improvvisamente il 15 ag. 1921, sotto una tenda da campo a San Pellegrino in Alpe, in Garfagnana, dove amava trascorrere, solo in compagnia del proprio cane, le vacanze estive.
Fonti e Bibl.: Necr., in IlSerchio (Lucca), 17 ag. 1921; Il Marzocco, 28 ag. 1921; Il Gattino di Gesso (Lucca), 11 sett. 1921; A. G. Bianchi, Le mem. di un droghiere, in La Lettura, 1° dic. 1921, pp. 889-96; Id., Giovanni Pascoli nei ricordi di un amico, Milano 1922 (in app.: l'art. precedente e i due scritti del C.: Una visita di Giacosa al Pascoli e L'avvento di Giovanni Pascoli alla cattedra di Bologna); Lucca a G. Pascoli, a cura di G. Briganti, Lucca 1924, pp. II s., 17-24 e passim;E. Lazzareschi, G. Pascoli e A. C., in La Nazione, 11 ott. 1924; V. Cian, Ricordi anedd. e lettere inedite di Giovanni Pascoli, in Nuova Antologia, 1° apr. 1925, pp. 225-46; L. Viani, Confortini e caramelle, in Corriere della Sera., 28 apr. 1928; U. Ojetti, Ritratti d'artisti ital., II, Milano 1931, p. 163; B. Paoli Catelani, Fantasia pascoliana, Lucca 1933, pp. 51-54 e passim; G. Briganti, Testimonianze e valutazioni pascoliane, in G. Pascoli, a cura di I. De Blasi, Firenze 1937, pp. 173-97; M. Valgimigli, Uomini e scrittori del mio tempo, Firenze 1943, pp. 273-77; P. Pancrazi, Pascoliana, I, Lettere all'amico C., in Scrittori d'oggi, s. 5, Bari 1950, pp. 229-43; Rass. lucchese, 1954, n. 13 (fascicolo speciale interamente dedicato al C.); F. Del Beccaro, Per una biografia del Pascoli, in Rassegna lucchese, 1955, n. 16, pp. 11-32; C. Pellegrini, Le carte del Pascoli, in La Nazione, 8 luglio 1958; E. Cecchi, ... La colazione col ipentilatore, in Il Corriere della Sera, 20 giugno 1959; G. Pascoli, Lettere agli amici lucchesi, a cura di F. Del Beccaro, Firenze 1960, pp. 57-337 e passim; M. Pascoli, Lungo la vita di G. Pascoli, a cura di A. Vicinelli, Milano 1961, passim; M. Biagini, Il poeta solitario. Vita di G. Pascoli, Milano 1963, passim; G. Pascoli, Lettere ad A. C., a cura di F. Del Beccaro, Milano 1968; G. Pascoli, Castanea, traduz. di P. Puccinelli, a cura di M. Lombardi-Lotti, Lucca 1976, passim.