Etnologo e sociologo (Amburgo 1867 - Berlino 1953); allievo di F. Retzel e W. Wundt, prof. di filosofia e di sociologia nell'univ. di Berlino. Si dedicò dapprima a studî etnologici e di "psicologia dei popoli", poi di sociologia. Nonostante la complessità dei suoi interessi e la non linearità della sua evoluzione, la sociologia di V. può considerarsi molto vicina a quella sociologia formale o pura di cui fu autorevole esponente, in ambito tedesco, fra gli altri G. Simmel. Ma il metodo privilegiato da V. è quello fenomenologico, almeno a livello delle teorizzazioni generali, perché le ricerche sociologiche specifiche possono trarre indubbio vantaggio dall'applicazione del metodo induttivo ai fenomeni empirici. Categoria fondamentale della sociologia di V. è quella di "gruppo" (ma riveste notevole importanza, sulle orme di F. Tönnies, anche quella di "comunità"); alla sociologia dei gruppi, studiati strutturalmente e funzionalmente, V. diede gli apporti più significativi. Curò il Handwörterbuch der Soziologie (1930), cui collaborò con notevoli contributi. Opere principali: Naturvölker und Kulturvölker (1896); Die Stetigkeit im Kulturwandel (1908); Grundlinien der Gesellschaftslehre (2a ed. 1929); Familie, Volk und Staat in ihren gesellschaftlichen Lebensvorgängen (1936, ried. come Kleine Gesellschaftslehre, 1949); Triebleben und Kultur (1949).