Filosofo e sociologo (Vienna 1899 - New York 1959). Dopo aver studiato giurisprudenza a Vienna, dove ebbe come maestri Mises, Spann e Kelsen, fu allievo di Husserl a Friburgo. Nel 1939 si trasferì negli USA e insegnò fino alla sua morte alla New school for social research di New York. Intento di S. fu quello di applicare il metodo fenomenologico alle scienze sociali, che egli intese sempre come studio della realtà quotidiana dell'individuo, delle sue assunzioni di senso comune, del suo mondo di rapporti. Nonostante la sua fedeltà alla scuola husserliana nel costruire la sua "fenomenologia del mondo sociale", S. riprende anche temi della sociologia "comprendente" di Weber, sottolineando l'importanza dell'approccio weberiano come tentativo di comprendere i significati oggettivi dell'azione del singolo e come elaborazione di modelli adeguati allo specifico oggetto di studio. Ne risulta una teoria sociologica che tende a integrare l'impostazione fenomenologica e quella weberiana (avvicinandosi, per taluni aspetti, anche alle posizioni della scuola dell'interazionismo simbolico di Mead, Cooley e Thomas), ponendo l'accento sull'azione sociale, sui diversi motivi (fini e disposizioni) che portano l'individuo ad agire, sulle sue modalità di relazione, sui suoi aspetti sociali come possibilità di conoscenza di sé stesso attraverso gli altri, proponendo schematizzazioni delle forme di vita quotidiana in termini di "tipi ideali". Opere: Der sinnhafte Aufbau der sozialen Welt. Eine Einleitung in die verstehende Soziologie (1932); Collected papers (post., 1962-66: I, The problem of social reality; II, Studies in social theory; III, Studies in phenomenological philosophy).