Schnittke, Alfred
Compositore russo di origine tedesca, nato a Engels, nell'oblast´ di Saratov, il 24 novembre 1934, morto ad Amburgo il 3 agosto 1998. Di grande importanza nella sua formazione furono i due anni trascorsi a Vienna (1946-48), dove ebbe le prime decisive esperienze d'ascolto e intraprese lo studio del pianoforte con R. Ruber. Tornato in Unione Sovietica e stabilitosi a Mosca con la famiglia, dal 1953 frequentò il Conservatorio, diplomandosi in composizione sotto la guida di E. Golubev e N. Rakov. Nello stesso istituto S. insegnò dal 1961 per un decennio, ma dovette lasciare l'insegnamento per divergenze con gli organi direttivi, contrari al suo sperimentalismo. In quegli anni S. si interessò molto alle forme più avanzate della musica occidentale, in particolare dell'avanguardia postweberniana, e coltivò con rigorosa determinazione il serialismo integrale (Dialogo, per violoncello e sette strumentisti), che abbandonò verso la fine degli anni Sessanta. Accusata di formalismo, la musica di S. ha subito in Unione Sovietica un parziale ostracismo durato fino agli anni Ottanta; ma grazie al sostegno di alcuni grandi solisti quali G. Kremer, Y. Bashmet e N. Gutman, è stata fatta conoscere in Occidente, destando un profondo interesse. Dal 1980 S. insegnò come professore ospite presso la Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Vienna; nel 1990 ottenne anche la nazionalità tedesca, pur conservando quella russa.
La Seconda Sonata per violino e pianoforte, Quasi una Sonata (1968), inaugura il cosiddetto periodo eclettico; ma autentico punto di svolta nella sua carriera compositiva può essere considerato il Secondo Concerto per violino e orchestra da camera (1966), che preannuncia la fase del polistilismo con il suo ardito accostamento di serialismo integrale, elementi aleatori e tonali, reminiscenze di G. Mahler e Ch.E. Ives, in un montaggio 'cinematografico'. La citazione eclettica - esplicita o semplice allusione - rappresenta in S. una sintesi illuminante della memoria culturale del passato, attraverso l'utilizzo, così come in Th. Eliot e J. Joyce, di materiali 'preesistiti'; tradizioni sia musicali, sia extramusicali, passato e presente, si intrecciano così in un unico contesto sincronico. Nella Prima Sinfonia (1972) la citazione assurge a valore di simbolo, la forma tradizionale subisce una 'catastrofe' per sperimentare nuovi ibridi. Apertamente ispirata all'Apocalisse, raggiunge il massimo livello di entropia attraverso un singolare censimento dei più disparati generi di musica: dall'accordatura degli strumenti all'improvvisazione jazzistica, dalla musica per banda a quella per film, dalla citazione dei classici alle canzonette, a cadenze aleatorie e magmi sonori inediti; forte momento di teatralizzazione è la citazione della Sinfonia degli Addii di F.J. Haydn, con il fitto andirivieni degli orchestrali sul palco. I presupposti metafisici del polistilismo di S. trovano pieno compimento nel Primo Concerto grosso (1977); qui il caos scatenato nella Prima Sinfonia appare attenuato, e ben calcolate strategie sottendono la collisione degli stili, e reminiscenze barocche, deformate e grottesche, interagiscono con la libera scrittura atonale. La piena densità semantica è raggiunta nel Terzo Concerto per violino e orchestra da camera (1978), nella Sonata per violoncello e pianoforte (1978) e nella Terza Sinfonia (1981).
La dimensione spirituale rappresenta un momento fondamentale nell'ispirazione di S.; due lavori scritti in memoria della madre segnano una svolta nella sua parabola compositiva: il Requiem (1975) e il Quintetto con pianoforte (1972-76), concepito in parte come Requiem per soli strumenti. La Seconda Sinfonia, Sankt Florian, è sottotitolata Missa invisibilis, mentre nella Quarta Sinfonia (1984) S., attaverso la forma canonica della Passione, raggiunge una sintesi delle tradizioni liturgiche di differenti confessioni religiose, elaborando elementi della salmodia, del corale luterano, della tradizione gregoriana, dei canti sinagogali.
La concentrazione drammatica di matrice espressionista, già presente nei primi lavori, si accentua nelle opere degli ultimi quindici anni di attività come il Primo Concerto per violoncello e orchestra (1986), brano di forte connotazione espressiva in cui il violoncello, amplificato elettronicamente, assurge a vero protagonista tragico; agli stessi anni risalgono le ultime Sinfonie, dalla Quinta (1988) alla Nona (1996-97).
Autore di circa settanta colonne sonore per film e documentari, S. compose anche lavori per le scene, come il balletto Peer Gynt (1986) e le opere Žizn´s idiotom (1990-91; La vita con un idiota), Gesualdo (1993) e Doktor Faustus (1995).
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