DEHODENCQ, Alfred
Pittore, nato a Parigi il 23 aprile 1822, morto ivi il 2 gennaio 1882. Entrò a 17 anni nello studio di L. Cogniet e nel 1844 espose per la prima volta al Salon. Nel 1849 partì per la Spagna; nel 1853 fece un primo viaggio al Marocco, dove tornò frequentemente traendone le migliori ispirazioni per i suoi quadri (Preghiera nella moschea, Il folle, La festa del montone, L'esecuzione dell'ebrea, Festa ebraica a Tetuan). Nel 1863 tornò in patria. Era, ormai, quasi un dimenticato; nel pieno del movimento naturalista del Courbet, del Manet, i suoi soggetti marocchini (La giustizia del pascià (1866, museo di. Bagnères-de-Bigorre), Il commiato di Boabdil (1869, museo di Roubaixj, Festa ebraica a Tangeri (1870, museo di Poitiers), lo fanno apparire un redivivo. L'esotismo non era più di moda, l'artista dovette accvrgersene e cercò di riconquistare il pubblico con opere di soggetto storico o attuale e specialmente con bei ritratti, come quello di Th. de Banville, ora al museo di Versailles. Quest'artista, troppo poco conosciuto, merita un posto importante fra gli orientalisti del secolo scorso. La sua pittura è robusta, dal tocco largo, franco, espressivo; il colore smagliante è posato in strati spessi, mafluidi. Specie i suoi schizzi sono bellissimi. Ha lasciato molti disegni, bozzetti, appunti di viaggio, studî di tipi pieni di foga e spesso di ottima concezione.
Il figlio Edmond, morto nel 1887 a ventisette anni, s'annunciava pittore di talento, sebbene ancora influenzato dal padre.
Bibl.: G. Séailles, A. Dehodencq, Parigi 1885; id., A. D., l'homme et l'artiste, Parigi 1909 (con catalogo); H. Vollmer, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VIII, Lipsia 1913 (con bibl.); G. Séailles, in Revue de l'art anc. e mod., XXXV (1914), pp. 103-10; La vie, ottobre 1913, p. 56; J. Alazard, L'orient dans la peinture française, Parigi 1930.