ANDERSCH, Alfred
Scrittore tedesco, nato a Monaco il 4 febbraio 1914, vive nel Ticino (Svizzera).
La sua opera soprattutto narrativa riceve sollecitazione e alimento da due sorgenti diverse: una cultura cosmopolitica, raffinata, perennemente inquieta, che sull'esempio di E. Vittorini si sforza di essere sempre all'avanguardia, riassumendo ed elaborando i risultati delle giovani leve letterarie, e d'altra parte l'urgenza morale di un serio impegno politico, guardato ormai più con nostalgia che quale realtà operante nella coscienza. Così l'immagine dello scrittore, dalle prime opere: Deutsche Literatur in der Entscheidung, 1948, ovvero Die Kirschen der Freiheit, 1952, nella quale si accenna al putsch-hitleriano di Monaco, sino alle più recenti, il romanzo Sansibar oder Der letzte Gruund, 1957 - che è finora il libro che unisce con miglior esito le due componenti della sua tematica abituale - rimane quella di un uomo polemico e sensibile, audace ma sempre attento alla voce lirica del proprio io; il suo tormento e la sua malinconia non è solo quella di chi è uscito fuori dal comunismo, convinto di aver scelto la giusta via, ma di chi, pronto per istinto a ribellarsi alla violenza - molto belle le pagine del racconto su De Gaulle Die Nacht der Giraffe - cerca l'arduo, quasi impossibile equilibrio tra la buona letteratura e l'engagement. Per cui i suoi lavori sfiorano qualche volta il pastiche, mostrano il virtuosismo del montaggio (come in quello radiofonico: Der Tod des James Dean, 1960) o ripiegano, con minor suggestione, nella tradizione del realismo psicologico, come nel romanzo Die Rote, 1960.