Alfragano
Così era volgarizzato, con le varianti Alfargano ed Alfagrano, il nome dell'astronomo arabo al-Farghānī, vissuto nella prima metà del IX secolo.
La sua opera principale ha in arabo vari titoli; nei molti manoscritti latini che ne testimoniano la popolarità oscilla tra Liber de aggregationibus ed Elementa astronomica. Fu tradotta in latino da Giovanni di Siviglia e da Gerardo di Cremona; la traduzione di Giovanni, stampata per la prima volta a Ferrara nel 1493 (Gesamtkatalog 1268), fu più volte riedita. Jacob Antoli ne fece una versione in ebreo. Per la sua chiarezza e comprensibilità l'opera di A. ebbe in occidente più diffusione di qualsiasi altro lavoro di astronomia arabo.
D. cita direttamente A. ed il suo Liber de aggregationibus in Cv II V 16 LI quali [movimenti], secondo che nel libro de l'Aggregazion[i] de le Stelle epilogato si truova da la migliore dimostrazione de li astrologi, sono tre, e XIII 11 E lo cielo di Mercurio si può comparare a la Dialettica per due proprietadi: che Mercurio è la più picciola stella del cielo, ché la quantitade del suo diametro non è più che di dugento trentadue miglia, secondo che pone Alfagrano, che dice quello essere de le ventotto parti una del diametro de la terra, lo quale è sei milia cinquecento miglia: l'altra proprietade si è che più va velata de li raggi del Sole che null'altra stella.
È ormai accettato (Schiaparelli, Toynbee, Moore, Nardi) che il Liber de aggregationibus di A., compendio dell'Almagesto di Tolomeo, sia stato il manuale astronomico di D., ed è merito del Toynbee aver messo in luce una lunga serie di passi, in special modo nel Convivio, in cui D. è debitore di A. ; così in Cv II III 13-14, III V 7-8 per i poli e gli equatori dei vari cieli; II XIV 1 per il movimento del cielo delle stelle fisse da occidente a oriente, di un grado in cento anni (vedi anche II V 16, Vn II 2); Cv II XIII 11 per il diametro del pianeta Mercurio; VI 10 per la distanza della terra da Venere; VI 10, XIII 11; IV VIII 7 per il diametro della terra; II XIV 2 per il numero delle stelle fisse e § 15-17 per il periodo di rivoluzione dei pianeti; III V 9-1 1 per la misura della circonferenza della terra e VI 2-3 per la differenza tra ore eguali e temporali; IV VIII 7 per il diametro del sole. Ancora ad A. rinvia il Toynbee per Pd IX 118-119 (il cielo di Venere in cui termina il cono d'ombra proiettato dalla terra) e per Vn XXIX 1, il calendario siriano e l'uso arabo nel calcolo dell'inizio del giorno dal tramonto.
Bibl. - H. Suter-J. Vernet, in Encyclopédie de l'Islam, II (1965) 811-812; B. Nardi, Saggi di filosofia dantesca, Firenze, 19672 146 n. 14, 147 n. 15, 157, 191.