ALFONSO VI, re di Castiglia e di León
Ferdinando I di Castiglia e di León-Asturie (27 dicembre 1065), morendo, lasciò gli stati divisi tra i suoi 5 figli: al primogenito, Sancio II, toccò la Castiglia; ad Alfonso, León; a Garcia, la Galizia; e alle figlie Urraca ed Elvira le signorie di Zamora e di Toro, rispettivamente. Sancio II mosse guerra ai fratelli vinse e fece prigioniero Alfonso, il quale, tuttavia, riuscì a fuggire e, riparato presso la corte musulmana di al-Ma'mūn di Toledo, suo tributario, lo aiutò nelle guerre di Andalusia. Ucciso a tradimento Sancio (1072), tornò a Toledo, fu riconosciuto quale re di Castiglia e di León, e, poco dopo, spogliò suo fratello García della Galizia (1073). Nelle lotte intestine che desolarono la Spagna musulmana, dopo la caduta del califfato di Córdova, A. divenne, come osserva uno storico moderno, l'arbitro delle dinastie musulmane, che spesso sollecitavano la sua protezione, e si rese temibile agli stati tributarî. Di questi il più debole era Toledo. Fedele alla parola data ad al-Ma'mūn di non attaccare né lui né suo figlio al-Qādir, per l'ospitalità ricevuta in quella città, A. sostenne al-Qādir sul suo trono vacillante. E allorché fu detronizzato dai proprî sudditi, che chiamarono al-Mutawakkil, re di Badajoz, al-Qādir si rifugiò presso A., il quale ottenute da lui somme ingenti e fattosi riconoscere il diritto di tener per sé alcune fortezze, gli promise di riporlo sul trono. Cominciarono le ostilità con l'assedio di Toledo, nel 1080. Esso durava già da due anni, quando A., per vendicarsi del cattivo ricevimento fatto da al-Mu‛taḍid, emiro di Siviglia, ai suoi ambasciatori andati a riscuotere l'annuo tributo, fece un'ardita spedizione nell'Andalusia, assediò per tre giorni Siviglia, e, devastata la provincia di Sidonia, giunse fino alla spiaggia di Tarifa (1084). Alfonso rimise al-Qādir sul trono di Toledo (1084), ma ne rese difficile la situazione con nuove pretese. Non potendo sostenersi oltre, il debole principe musulmano decise di cedere la città ad A., purché il nuovo padrone lo mettesse sul trono di Valenza, garantisse la vita e i beni dei sudditi toledani, esigesse un tributo da stabilirsi nella capitolazione, lasciasse ai cittadini la loro moschea principale. A., intitolandosi imperatore di Spagna, entrava solennemente nella città il 25 maggio 1085, giorno memorabile nella storia della riconquista spagnola, data la posizione strategica di Toledo e il valore storico della città. Conseguenza della caduta dell'antica capitale visigota, o di poco anteriori ad essa, furono le conquiste di molte città e la ripopolazione di altre. I dominî cristiani giungevano così alla linea del Tago. Il potere di A., detto "il sovrano degli uomini delle due religioni", andò aumentando. Assediò Valenza, ove mise sul trono al-Qādir, e Saragozza; uno dei suoi capitani s'impadronì del castello di Aledo (nell'attuale provincia di Murcia), donde i Cristiani facevano scorrerie per i regni di Almeria e di Granata. Davanti all'imminente pericolo per le sorti dell'islamismo nella Spagna, i Musulmani della penisola sollecitarono l'aiuto degli Almoravidi dell'Africa, i quali attraversarono lo stretto, capitanati da Yūsuf ibn Tāshfīn. L'invasione obbligò A. a togliere l'assedio a Saragozza e a ritornare a Toledo. Ma, organizzate le sue forze con aiuti dell'Aragona, della Catalogna e della Francia, mosse contro il nemico. Nella sanguinosa battaglia di Zalaca, non lungi da Badajoz, i Cristiani toccarono una sconfitta terribile (23 ottobre 1086). A. si salvò a stento. Yūsuf, tuttavia, non approfittò della vittoria, ma ritornò subito a Ceuta. I Cristiani, invece, continuarono ad attaccare, dalla fortezza di Aledo, i Mori di Valenza, Murcia, Almería. S'invocò ancora l'aiuto di Yūsuf. E questi, riapparso nella penisola il 1090, assediò Aledo; ma, giunti rinforzi da A., la città poté resistere. Ora sono i re di Granata, Siviglia e Badajoz a domandare protezione ad A. contro gli Almoravidi, prossimi a diventar padroni dell'Andalusia. Un esercito, inviato a salvare Siviglia, fu sconfitto, e il regno cadde in potere di Yūsuf. In cambio, al-Mutawakkil di Badajoz cedeva ad Alfonso alcune città portoghesi, Santarem, Lisbona e Cintra. La frontiera cristiana si estendeva così (1094), anche da questa parte, fino al Tago. Gli ultimi anni del regno di A. furono sfortunati per le armi spagnuole. Valenza, conquistata nel 1094 dal Cid, l'eroe castigliano, e conservata durante alcuni anni da Ximena, sua vedova, con l'aiuto di A., cadde, nel 1102, in potere degli Almoravidi. Nel 1108, questi vinsero anche a Uclès (prov. di Cuenca), dove cadde Sancio. Era l'unico figliuolo maschio di A.: e la sua morte affrettò anche quella del padre, avvenuta a Toledo l'anno seguente. A. venne sepolto nel monastero di Sahagún (prov. di León); e la sua tomba, perduta all'epoca della distruzione della chiesa, nel 1810, fu ritrovata ai giorni nostri.
Il regno di A. ha una grande importanza nella storia della Spagna medievale. L'espugnazione di Toledo diede un forte impulso alla riconquista ed ebbe anche conseguenze di ordine culturale. Sotto questo re lo stato castigliano-leonese mantenne strette relazioni con l'Europa, specie con la Francia. Delle cinque spose legittime di A., ammesse da alcuni storici, Agnese di Aquitania, Costanza di Borgogna, Berta, Isabella, Beatrice, le due prime, e forse anche le due ultime, sono francesi (la terza, forse, italiana). Inoltre, le sue figliuole, Urraca e Teresa, sposarono rispettivamente Raimondo ed Enrico di Borgogna; ed Elvira impalmò Raimondo IV di Tolosa. I due principi di Borgogna erano venuti alla corte di A. con altri cavalieri francesi (e anche di altre contrade) per aiutarlo nelle guerre contro i Musulmani; e tanti furono i nuclei francesi stabilitisi negli stati di A.. che ad essi furono concessi fueros speciali. Ciò spiega l'influenza francese, sia nella letteratura, sia nella vita sociale, politica, religiosa della Castiglia. È in rapporto con quest'influenza, l'introduzione della riforma cluniacense (1080) e l'adozione della liturgia romana. La scrittura detta francese fu anche essa accolta proprio allora nella Castiglia al posto di quella visigotica. Ma notevole rimase pure l'influenza musulmana. Sebbene riconquistata, la citta di Toledo continuò ad essere essenzialmente musulmana, e la corte stessa presentò questo aspetto dopo il matrimonio di A. con Zā'da, figlia di al-Mu‛taḍid di Siviglia. Si costituì nella città un nucleo di traduttori, donde si svolse, in seguito, sotto l'arcivescovo francese Raimondo, la famosa scuola di Toledo. Così la capitale divenne il centro più importante dei rapporti culturali tra i Musulmani e la Spagna cristiana; e, attraverso la Spagna, la cultura araba influì potentemente sulla civiltà dell'Occidente.
Bibl.: B. Sánchez Alonso, Fuentes de la historia española é hispanoamericana, 2ª ed., Madrid, 1927, nn. 1158-1163, 1166-1170, 1172. Cfr. specialmente Crónica del Obispo don Pelayo, ed. B. Sánchez Alonso, Madrid 1924; P. de Sandoval, Historia de Cinco Reyes, Madrid 1792; inoltre A. Ballesteros, Historia de España y de su influencia en la historia universal, Barcellona 1920, II, pp. 225-234; A. Gonzales Palencia, Historia de la España musulmana, Barcellona 1925, passim.