TORREGGIANI, Alfonso
Architetto, nato a Budrio il 17 novembre 1682, morto a Bologna il 19 aprile 1764. Allievo di Giuseppe Antonio Torri, non esagera né linee né volumi e soggiace alla forza d'attrazione delle fabbriche bolognesi eseguite dai Tibaldi, dal Magenta, dal Terribilia e dal Provaglia. Egli propugna la grandiosità barocca e la vivacità decorativa con il calcolo romano della struttura spaziale. Le proporzioni acquistano uno sviluppo poderoso nelle navate delle chiese, un pregio scenografico nell'allungamento delle visuali e uno slancio plastico nelle cupole, che talvolta comprimono il cerchio nell'ellisse. Il T., che nell'Emilia e nelle provincie finitime diviene anche consultore di larga fama, comincia la propria attività a Bologna nel 1704 con l'ingrandimento del monastero di S. Giovanni in Monte, e la continua, senza interruzioni, per più di mezzo secolo. Negli stessi anni vive e opera a Bologna un ardito rivale, il Dotti, ma il T. non ne è affatto danneggiato. Nel 1726 i gesuiti gli commettono la chiesa di S. Ignazio, dove il senso delle masse e la semplificazione ornamentale vincono l'accentramento barocco con una libertà quasi classica di forme; nel dicembre del 1731 è finito l'oratorio di S. Filippo Neri, elegantissimo nell'invenzione e negli stucchi; seguono i rimodernamenti dei palazzi Caprara (1732 circa) e Zucchini Solimei (1737), la trasformazione della ricca cappella Aldrovandi nel S. Petronio, iniziata nel 1743, i grandiosi lavori e la facciata della metropolitana (1743-55) e il prospetto monumentale del palazzo Montanari Aldrovandi (1744-52). Il T., invitato dai gesuiti, dà i disegni per il S. Rocco di Parma, amplia il S. Giorgio di Reggio nell'Emilia, è ascoltato nelle proposte di correggere i piani del palazzo Montevecchio in Fano, costruisce la nobile chiesa del Crocifisso in Medicina, riforma il S. Biagio in Cento e la parrocchiale di Castel S. Pietro e rifà, aderendo alle licenze del Borromini, la facciata di S. Agostino in Reggio nell'Emilia.
A Imola, a Modena, a Faenza e a Mantova si trovano tracce sicure di questo produttivo ingegno, che immagina atrî e scale sontuose, non rifiutando mai il suo parere nei casi più disparati d'innovazioni e di ripristini, di ornamenti architettonici e di partiti decorativi.
Bibl.: Salvardi, Almanacco statistico bolognese dell'anno 1836, Bologna 1836, pp. 241-47; A. Foratti, A. T., estr. da Bologna, 1935, fasc. 5°.