Alfonso III d'Aragona, detto il Liberale, il Franco, il Largo
Sovrano di Aragona, nacque il 4 novembre 1265 da Pietro III il Grande e da Costanza, figlia di Manfredi di Sicilia.
Fin da infante ebbe affidate dal padre talune responsabilità politiche, che divennero maggiori quando Pietro III decise l'avventura siciliana: fu nominato erede, infatti, dei regni della corona aragonese (3 giugno 1282). In tale veste, A., con il consiglio soprattutto della madre, cercò di spezzare l'alleanza franco-maiorchina, di sollecitare un più deciso atteggiamento a suo favore dell'Inghilterra, di appianare i contrasti con la Castiglia e di sventare gl'intrighi dell'insofferente baronaggio aragonese. Successo al padre nel 1285, indirizzò la sua politica estera, da un canto, al reperimento dei mezzi necessari per continuare la resistenza alla coalizione franco-pontificio-maiorchina; dall'altro, avviava dei negoziati diplomatici con gli avversari per il raggiungimento di una pace definitiva. Sul piano militare i successi nelle Baleari, nel Tirreno, nell'Adriatico, la guerra contro la Castiglia e l'invasione della Cerdanya costituirono le premesse a un positivo avvio delle trattative diplomatiche. Il trattato di Canfranc (28 ottobre 1288), seguito da quello di Brignoles o Tarascona (19 febbraio 1291) costituirono il coronamento degli sforzi di A.; ma il re aragonese non potè vedere i benefici sviluppi di questa sua difficile pace. Dopo appena sei anni di regno, moriva ancor giovane il 18 giugno del 1291.
D. non accenna mai esplicitamente ad A., ma alcuni studiosi (Scartazzini, Casini, Steiner, Seroni, Palumbo) lo hanno voluto adombrato ne lo giovanetto che retro a lui [Pietro III] siede (Pg VII 116). In ciò non hanno fatto altro che riprendere una tesi cara alla storiografia spagnola, che dal Tomic (sec. XV), al Zurita (sec. XVI), al Mariana (sec. XVII), nonché ai più recenti biografi, quali il Sobrequés e il Soldevila, si sono tramandati l'elogio di D. per Alfonso. Contro tale identificazione hanno sollevato fondate obiezioni il D'Ancona, il Torraca, il Del Lungo, il Porena, il Sapegno e il Giunta: già i versi danteschi fanno supporre un altro figliolo di Pietro III, il quale per un qualsiasi motivo non fosse potuto salire sul trono iberico (e se re dopo lui fosse rimaso, v. 115); A., invece, fu realmente re per sei anni e, come si è detto, impostò una politica verso il Papato che gli avrebbe senz'altro attirato, come accadde ai fratelli Giacomo e Federico, le antipatie di D. (v. 119); il quale avrà alluso a qualcuno, come il piccolo Pietro premorto giovanetto al padre, che gli poteva permettere di accennare alla speranza di una successione sul trono d'Aragona più degna della tradizione di Pietro III: ben andava il valor di vaso in vaso, / che non si puote dir de l'altre rede (vv. 117-118).
Bibl. - Oltre ai commenti ricordati: P. ToMIC, Histories e conquestes dels reys de Aragó e comtes de Barcelona, Barcellona 1896, 190; J. Zurita, Anales de la Corona de Aragón, I, Saragozza 1610, VI 122; J. De Mariana, Historia general de España, I, Madrid 1650, 569; F. Arrivabene, Il secolo di D., III, Udine 1827, 96-112 ; S. Sobrequés, A. el Franc, Barcellona 1954, 54; A. Seroni, Purgatorio canto VII, in " Studi d. " XXXIII (1955) 201; F. Soldevila, Vida de Pere el Gran i d'A. el Liberal, Barcellona 1963, 348; F. Giunta, D. e i sovrani di Sicilia, in " Boll. del Centro di Studi linguistici e filologici Siciliani " X (1966) 19; P. Palumbo, Il " novissimo " Federico nel giudizio dantesco, in Atti del Convegno di Studi su D. e la Magna Curia, Palermo 1967, 228. Sul regno di A. cfr. infine L. Kluepfel, Die äussere Politik A. III von Aragonien, Berlino 1911.
Alfonso VIII di Castiglia, detto il Nobile o di Las Navas. - Sovrano di Castiglia; nacque l'11 novembre 1155 da Bianca di Navarra e da re Sancio III, al quale succedette, nel 1158, sotto la tutela del conte Gutierre Fernández de Castro.
La minorità del sovrano fu turbata da una serie di contrasti scaturiti dalla vecchia rivalità fra la famiglia dei Castro e quella dei Lara, e dal conseguente avvincendarsi di tutori; nel '59 infatti A. veniva affidato a García Garcíaz de Aza, il quale, nel '60, lo cedeva a Manrique Pérez di Lara. Se il prevalere dei Castro aveva determinato l'occupazione di alcuni importanti centri castigliani da parte di Sancio VI di Navarra, il successo dei Lara comportò, su richiesta dei Castro, l'intervento del re del León Fernando II, il quale nel 1162 s'impadronì di Segovia, Burgos e Toledo e assunse personalmente la tutela di Alfonso VIII. Nel '66 la popolazione di Toledo si sollevò contro il re leonese e acclamò sovrano il decenne A., che nel frattempo era riuscito a sottrarsi alla prigionia dei Lara. Nel 1169 a Burgos una ‛ Curia regia extraordinaria ' lo considerò maggiorenne e ne approvò il matrimonio con Eleonora figlia del re inglese Enrico II Plantageneto. Da questo momento si ebbe una dinamica imposizione della politica alfonsina sugli altri sovrani spagnoli, attraverso un'azione diplomatico-militare, che veniva a sancire la netta ripresa castigliana. Le relazioni con l'Aragona furono indirizzate verso l'accordo. Con il trattato di Sahagún (1170), infatti, furono risolti i vecchi motivi di dissidio con il vicino regno occidentale, mentre l'alleanza fra l'Alfonso castigliano e quello aragonese diveniva operante in tutte le direzioni, soprattutto dopo che, per l'aiuto ottenuto contro i Musulmani, il sovrano di Castiglia aveva sciolto l'Aragonese dal vincolo di vassallaggio (1177). Tale avvicinamento venne ancora perfezionato col trattato di Cazorla (20 marzo 1179), con il quale i due re stabilivano le proprie sfere d'influenza e le direzioni di espansione nell'ambito della riconquista. Nei confronti della Navarra e del León, A. riuscì a ottenere i territori che gli erano stati tolti. Sul piano della lotta contro i Musulmani l'azione di reconquista di A. va dall'espugnazione di Cuenca (1177) a operazioni a più vasto raggio. Ma una coalizione anticastigliana voluta dal re aragonese Alfonso II fece segnare una battuta di arresto nella lotta contro i Musulmani. Anzi ad Alarcos (1195) A. subì una dura sconfitta, che potè essere riscattata solo quando, con la successione in Aragona di Pietro II, fu possibile ritessere la trama dell'intesa fra i vari regni iberici e affrontare vittoriosamente il comune nemico a Las Navas di Tolosa (1212). Con questo successo si concludeva il regno alfonsino, dato che il 6 ottobre 1214 A. si spegneva a Guetierre Muñoz senza aver potuto vedere i benefici effetti della vittoria sui Musulmani.
In A. gli studiosi, dal Galvani in poi (e quindi ora nel Busnelli, nel Mattalia, ecc.), son soliti identificare lo buono re di Castella (Cv IV XI 14), dato che questo sovrano ebbe gli appellativi di ‛ nobile ' e di ‛ buono '. Non ci sono altri elementi probanti una tale identificazione: è, comunque, da tenersi presente che A. fu ammirato dai contemporanei per la grande prudenza in campo politico, per la liberalità in campo culturale - fondò l'università di Palencia -, per il suo attaccamento alla tradizione: pertanto le fonti lo dicono gloria di Castiglia ' e pongono l'accento sulla sua opera di crociato. A D. la fama di bontà del re sarà pervenuta dalle antiche biografie provenzali, come quella di Folchetto di Marsiglia, le quali aggiunsero al nome di A. il titolo di ‛ buono '. D'altronde, il nome di A. è legato al mondo della poesia anche per la leggenda del suo amore per la bella ebrea toletana Rachele, per la quale egli avrebbe abbandonato la moglie Eleonora.
Bibl. - R. Jiménez De Rada, Rerum in Hispania gestarum Chronicon, Granada 1545; Marqués De Mondéjar, Memorias históricas de la vida y acciones del Rey don Alonso el Noble, Madrid 1783; G. Mercader Y Cerbellon, Retrato politico del rey don Alonso el VIII, Valencia 1679; J. Gonzalez, El reino de Castilla en la época de Alfonso VIII, 3 voll., Madrid 1960. Sull'episodio dell'ebrea Rachele, cfr. F. De Fita, Elogio de la Reina de Castilla y esposa de Alfonso VIII, Madrid 1908; G. Cirot, Alphonse le Noble et la Juive de Tolède, in " Bulletin Hispanique " XXIV (1922) 289-306; E. Lambert, Alphonse de Castille et la juive de Tolède, ibid. XXV (1923) 371-394. Per l'identificazione di Alfonso VIII con lo buono re di Castella, cfr. G. Galvani, in Opuscoli religiosi, letterari e morali di Modena, II 9 (1867) 340; P. Toynbee, Dante. Studies and Researches, Londra 1902, 142-149; F. Ferri Mancini, Manuale di genealogia, Osimo 18762, 15.