COIN, Alfonso
Nacque a Pianiga (Venezia) il 1º nov. 1905 da Vittorio e Letizia Berlato. Il padre esercitava un'attività di vendita di generi di pizzicheria, osteria, tabaccheria e soprattutto di commercio ambulante di mercerie. Ben presto il C., ancora ragazzo, si inserì nell'esercizio paterno, così come altri fratelli (la famiglia sarebbe stata complessivamente formata da 13 figli), primo fra tutti Aristide (nato a Pianiga il 23 apr. 1907), col quale avrebbe in seguito costantemente intrecciato la sua azione imprenditoriale. Ma i figli, una volta iniziati ed avviati definitivamente nell'occupazione del padre, operarono per ampliare e modificare gli ambiti di competenza in territorio veneziano. Nel luglio 1927 venne aperto a Mirano un primo negozio di vendita di tessuti, filati, manifatture, lingerie; nel settembre 1929 fu istituito a Dolo un magazzino di vendita all'ingrosso e al minuto per le stesse merci.
Progressivamente dunque si andava attuando una radicale trasformazione dei settori di qualifica, che avrebbe portato negli anni appresso, fra il 1930 e il 1931, all'abbandono completo del commercio ambulante e della vendita di generi vari - caratteristica peculiare con cui il padre si era iscritto all'anagrafe commerciale nel maggio 1911 e nel giugno 1925 - e al potenziamento e alla dilatazione degli esercizi di vendita al minuto e all'ingrosso di mercerie e manifatture: rafforzamento del punto di Mirano nel febbraio 1931, apertura di un negozio e di un magazzino a Mestre rispettivamente nel gennaio 1933 e nel giugno 1937.
Il passaggio tra gli anni '20 e '30 appare pertanto decisivo per il processo interno di accumulazione e per l'inizio della attività imprenditoriale dei Coin, che si sarebbero concretizzati poi con l'introduzione di nuovi prodotti di vendita - confezioni e abbigliamento nell'ottobre 1934 - e con la creazione di una prima azienda nel gennaio 1939, la SACMA (Società anonima commercio manifatture e affini). Le vicende di questa società furono piuttosto complesse: l'imminente congiuntura di guerra e la modifica del quadro giuridico con l'entrata in vigore del nuovo codice civile ne segnarono le sorti. Costituitasi con un capitale di L. 100.000, elevato nel novembre 1940 a L. 1.000.000, la SACMA rilevò completamente nel marzo 1941 gli esercizi intestati a Vittorio Coin, facendone in tal modo cessare definitivamente l'esistenza come ditta individuale, e ampliò nel mese successivo il raggio di diffusione aprendo un negozio a Padova. L'assemblea straordinaria della società decise poi, il 30 settembre 1942, di trasformare l'azienda in società per azioni e di modificare quindi la denominazione sociale in Coin Spa. Dopo la novità della inaugurazione di un laboratorio per confezioni (Mestre, giugno 1943), finalizzato alla produzione in proprio per servire i punti di vendita, le difficoltà di smercio al dettaglio connesse alla situazione bellica e, ancor più, la requisizione di merci dai depositi all'ingrosso ad opera dell'Amministrazione militare tedesca consigliarono di correre ai ripari e di prevenire perdite irreparabili, accantonando riserve in vista del dopoguerra. Il 5 luglio 1944 pertanto il C., presidente della società, propose agli altri azionisti (i fratelli Aristide, Lino e Giovanni Salvino) di sciogliere la stessa e di porla in stato di liquidazione. Il procedimento liquidatore venne avviato lentamente e fu dilazionato nel tempo per due anni, con il proposito di contenere i deficit, di compensare i valori con il processo inflazionistico e di recuperare le perdite con i risarcimenti per i danni di guerra. La liquidazione fu realizzata tra il marzo 1945 e il luglio 1946, prima mediante la riduzione del capitale sociale a L. 100.000, poi con la ripartizione dei beni tra gli azionisti tramite assegnazioni e cessioni.
In tal modo, all'indomani della guerra, i Coin potevano riprendere individualmente le consuete operazioni commerciali al dettaglio e all'ingrosso. Aristide, che il 27 ott. 1934 aveva sposato Angela Masiero dalla quale ebbe tre figli - Piergiorgio, Vittorio e Paola -, rafforzò i propri punti di vendita, affiancandovi un ulteriore magazzino di deposito e smistamento (Texitaly company, Mestre, luglio 1950). Il C., che il 18 maggio 1935 aveva sposato Elisabetta Ostani, puntò ad incrementare la sfera d'azione oltre l'arca veneziana e padovana. Una situazione singolarmente favorevole venne intravista a Trieste, dove una serie di circostanze concorse a formare un particolare polo di attrazione. Anzitutto il regime di agevolazioni fiscali e di incentivi finanziari determinato dal permanere dell'Amministrazione militare alleata nella "Zona A" di occupazione. In secondo luogo la condizione in cui si trovava una società che da più di un decennio aveva affrontato momenti di riassetto e attraversato fasi di ristrutturazione. Si trattava della Società anonima Grandi magazzini Tessilia, che operava nei medesimi rami del Coin. La Tessilia aveva assunto tale denominazione nel luglio 1940, in sostituzione della precedente società anonima S. Oehler e comp. succursale. Questa società si era insediata a Trieste agli inizi del secolo: nata nel luglio 1903 a Olmütz in Moravia con un capitale di 65.000 corone, aveva subito aperto una filiale nel porto adriatico, che di lì a poco, nel marzo 1906, ne divenne la sede principale. Dopo la prima guerra mondiale la società in nome collettivo ragguagliò il capitale in lire, continuando ad essere diretta e gestita dai suoi fondatori e proprietari, i membri della famiglia Lorant, fino al 1938. Pochi mesi prima dell'introduzione dei provvedimenti razziali, i Lorant, ebrei, cercarono di prevenire i pericoli imminenti, procedendo nel luglio a investimenti mediante l'aumento del capitale a L. 2.000.000 e alla trasformazione dell'impresa in società anonima. All'indomani dei primi interventi governativi e alla vigilia della legislazione antisemita i Lorant lasciarono l'Italia e si fecero sostituire nella società da amministratori di fiducia "ariani". Ciononostante la Oehler fu ritenuta società "straniera" e considerata assoggettabile ad amministrazione controllata provvisoria. La liquidazione dell'azienda venne forse evitata con la cessione - in apparenza o in parte - della proprietà e con la modifica, già ricordata, della denominazione sociale in Tessilia. In ogni modo i Lorant nell'immediato dopoguerra poterono reinserirsi come azionisti ed amministratori nella società, trasformata nel frattempo in azionaria, che non dovette però conoscere contingenze del tutto rosee.
Fu così possibile ai fratelli Coin effettuare la scalata della società, acquistandone il pacchetto azionario. Nel dicembre 1951 il C. venne nominato presidente della Tessilia, e poté cominciare le pratiche per una nuova riorganizzazione. Il primo atto consistette, il 12 ag. 1952, nel cambio della denominazione sociale in Coin Spa e nell'aumento del capitale sociale a L. 50.000.000. Nel settembre successivo Aristide affiancò il fratello nella carica di vicepresidente. Ma altre personalità vicine ai Coin si ritrovarono presenti in varie fasi: da Cesare Marchiori, in seguito fiduciario per iniziative immobiliari, a Vittorio Collavo, a lungo amministratore delegato. Incrementato ulteriormente il capitale a L. 250.000.000 nel febbraio 1955, venne introdotta una nuova azione promozionale di vendite rateali con l'istituzione del magazzino Texitaly company, seguito presto dal magazzino Manifatture adriatiche (entrambi sarebbero cessati nel gennaio 1970). Infine il 17 marzo 1956 l'assemblea degli azionisti deliberò un'altra definitiva modifica della denominazione in Grandi magazzini Coin Spa: il C. conservò la presidenza, che mantenne fino alla morte.
La struttura della società si articolò in un centro dirigenziale, che venne poi distinto in una sede legale a Trieste e in una amministrativa a Venezia Mestre, in negozi di vendita e grandi magazzini (diffusione in Veneto, Venezia Giulia, Lombardia, Emilia), in depositi di smistamento (Mestre), in centri alI'ingrosso (New market corporation, Flexar), in empori rateali (già menzionati), in complessi di produzione. L'oggetto di questi ultimi riguardava il settore tessuti e confezioni, finalizzato a coprire parte del proprio fabbisogno. Tra le principali aziende figuravano: Breco's di Marostica, Brown di Treviglio (lavorazione presso terzi), Co.Te. di Arcade (incorporata in seguito nella prima), Roncasaglia di Milano (poi Bologna), SICI di Reggio Emilia, Casanova di Colorno. Dopo il 1966 la società madre procedette completamente alla loro liquidazione o cessione, tranne la Breco's che venne mantenuta sotto la presidenza di Aristide Coin.
La successiva variazione del capitale sociale diede l'avvio ad un riassetto della società. Nel dicembre 1959 si verificò un aumento del capitale, che venne portato a L. 550.000.000; contemporaneamente fu accolta una nuova azionista, la Banca del Gottardo di Lugano, rappresentata in consiglio di amministrazione da Giovanni Kessler.
Tra le iniziative del C. vanno annoverati gli ampliamenti della dimensione d'azienda tra il 1964 e il 1965: un magazzino di vendita di circa 15.000 mq a Mestre, una sede dirigenziale con annesso deposito merci sempre a Mestre, una filiale a Venezia realizzata con un'opera di riattamento di edifici gotico-rinascimentali, fonte di ampie polemiche pubblicistiche. Tali interventi coincisero pure con l'individuazione di una nuova area di investimento, quella immobiliare. I nuovi insediamenti mestrini e veneziani fecero capo alla IRE (Impresa ricostruzioni edilizie), con sede a Padova e con amministratore il già ricordato C. Marchiori: la IRE nell'agosto 1969 sarebbe stata incorporata nella Edilizia cinque giornate (Milano), che a sua volta, unitamente ad un'altra società immobiliare, la Ra. Ra. (Milano), si sarebbe fusa nella Coin, apportandovi nuovo capitale. All'inizio degli anni '60 poi vanno individuate le attività immobiliari, edilizie, turistiche, effettuate nel litorale di Lignano (Udine), con gli interventi della Società Lignano Pineta e SIL (Società imprese Lignano), e in quello del Cavallino (Venezia), con l'utilizzazione di terreni demaniali ottenuti in concessione.
Il C. caratterizzò pure il suo operato con una serie di opere di sostegno, assistenza, beneficenza, rivolte ad una solidarietà di consensi: una mutua aziendale intestata al nome del padre, con scopi di integrazione per le famiglie dei dipendenti (premi di natalità, colonie estive per i figli, borse di studio); alcune associazioni sportive, vale a dire un gruppo atletico, una unione ciclistica, una società bocciofila; istituti caritativi, quali asili (a Ballò di Mirano, a Bevazzana di Latisana), ricreatori per giovani (S. Pio X a Mirano, Casa alpina per la gioventù cattolica a San Vito di Cadore), pensionati per lavoratrici (Ca' Letizia a Mestre); organismi per studenti (fondazione a lui intestata e attuata dopo la morte per l'elargizione di borse di studio, preferibilmente a dipendenti o a figli di dipendenti). Tra le cariche ricoperte e le onorificenze ottenute si possono rammentare la presidenza del consiglio di amministrazione dell'ospedale di Mirano (novembre 1951-settembre 1956), la qualifica di membro della sezione commercio interno della Camera di commercio di Venezia (giugno 1959-dicembre 1964), la nomina a cavaliere del lavoro il 2 giugno 1964.
Il C. morì a Venezia il 3 genn. 1966.
Alla presidenza della società Coin gli subentrò il fratello Aristide, che, coadiuvato dai figli Piergiorgio e Vittorio, negli anni immediatamente seguenti mise in atto una radicale trasformazione della società, sempre in coincidenza con gli aumenti del capitale sociale. Anzitutto le già accennate operazioni immobiliari e finanziarie del maggio 1970: le due società milanesi fusesi nella Coin apportarono un accrescimento di capitale di L. 438.000.000, cui si aggiunsero pochi mesi appresso L. 500.000.000. Consistenti variazioni vi furono nel giugno 1971 (L. 2.232.000.000) e nel luglio del 1972 (L. 1.240.000.000). Tali mutamenti furono realizzati mediante una serie di interventi di cambio di vecchie azioni in nuove con opzione per gli azionisti e con aggiunta di sovraprezzo sul valore nominale dei titoli. La modifica dello statuto sociale apportata nel dicembre 1972 ratificò anche formalmente le nuove competenze finanziarie della società, che si affiancarono a quelle tradizionali. Sicché tra il 1973 e il 1974 si procedette all'effettuazione di atti decisivi: la compartecipazione di società finanziarie straniere, che non dovevano certamente essere estranee alla Coin, verificatasi tramite l'acquisizione di un consistente pacchetto azionario e l'apporto di capitale di L. 1.974.000.000, che fece ammontare il capitale sociale ad un complesso di L. 6.944.000.000. Inoltre vennero notevolmente estese le dimensioni d'azienda, non solo attraverso il riassetto delle filiali di vendita secondarie, che assunsero l'insegna OVS (Organizzazioni vendite speciali, gennaio 1972), sostituendo la precedente Coinette; ma soprattutto mediante l'acquisizione di società commerciali, come la Gamma (Magazzini Gamma distribuzione italiana), la Omnja (Omnia grandi magazzini), la CIM (Consorzio italiano manufatti).
Particolare attenzione Aristide prestò pure ad investimenti immobiliari agricoli in due tenute: l'azienda Tagliamento (nei territori comunali di Latisana e Lignano) di 750 ha e l'azienda San Michele di Cesarolo (San Michele al Tagliamento) di 140 ha, condotte in mezzadria, coltivate soprattutto a cereali, ma anche a ortofrutta e vigneti, e curate nell'allevamento di bovini. In definitiva si può supporre che Aristide, come il fratello Alfonso - anche se con altri aspetti e diverse caratteristiche - radicasse nelle sue attività un fondamentale e inscindibile intreccio di mercantilismo, accumulazione, rendita, profitto. Strettamente legato pure lui alle istituzioni cattoliche, fu membro delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli.
Ricoprì varie cariche, tra le quali la presidenza della società sportiva Costantino Reyer di Venezia (1948-1955), la vicepresidenza del Lions Club di Venezia (1964-1966), la presidenza del Comitato provinciale veneziano della Croce rossa italiana (1964-1976). Venne insignito del cavalierato del lavoro il 31 maggio 1968. Lasciata la presidenza della società Grandi magazzini Coin, venne sostituito nel giugno 1974 dal figlio Piergiorgio.
Aristide morì a Venezia il 18 ott. 1976.
Fonti e Bibl.: Trieste, Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, Registro Ditte, fasc. n. 8968: Grandi magazzini Coin Soc. per az.; Venezia, Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, Registro Ditte, fase. n. 11.474: Coin Vittorio fu Giuseppe; fasc. n. 37.712: S.A.C.M.A. - Coin Soc. per az.; fasc. n. 46.267: CoinAlfonso; fasc. n. 46.270: Coin Aristide; fasc. n. 61.502: Coin Alfonso fu Vittorio; fasc. n. 61.637: Grandi magazzini Coin Soc. per az.; Roma, Archivio della Federaz. nazionale dei cavalieri del lavoro, fasc. Coin Alfonso; fasc. Coin Aristide. Indispensabili per le società e gli anni considerati: Boll. uffic. delle Società per azioni (edito a cura del Ministero delle Corporazioni fino all'agosto 1943, poi a cura del Ministero dell'Industria; dal 1973 viene pubblicato in fascicoli regionali a cura delle Camere di commercio), sia nella parte Costituzioni,modifiche,cessazioni, sia nella parte Bilanci; Società italiane per azioni. Notizie statistiche e Repertorio delle Società italiane per azioni, pubbl. a cura dell'Associazione fra le Società italiane per azioni con il primo titolo fino al 1964 e con il secondo dal 1967 (in specie interessano le edizioni dal 1940, 16ª, al 1973, 25ª). Utili gli articoli e i necrologi apparsi in periodici o quotidiani in occasione delle morti: si segnalano particolarmente quelli de Il Gazzettino e de Il Sole 24ore.