CASTIGLIONI, Alfonso
Nacque a Milano nel 1756, primogenito del conte Ottavio e di Teresa Verri, da un ramo della famiglia che risaliva per linea diretta a Guarnerio (conte palatino nel 1417) e possedeva feudi in Lomellina e nel Novarese. Tanto l'avo paterno, Alessandro, come l'avo materno, Gabriele Verri, erano membri autorevoli del Senato, la più alta magistratura lombarda. Rimasto orfano del padre in tenera età, il C. fu educato insieme con il fratello minore Luigi nel collegio imperiale Longone di Milano, retto dai barnabiti, e ne uscì nel 1775. In quello stesso anno gli giungeva da Vienna il riconoscimento del titolo comitale, seguito un anno dopo dalla nomina a ciambellano.
Lo zio Pietro Verri, che nel febbraio 1776 divenne anche cognato del C. sposandone la sorella Marietta, così lo descriveva al fratello Alessandro il 20 aprile 1776: "è un giovine che ha fatto gran viaggi nelle scienze astratte, che non ne parla mai, che è curiosissimo di acquistare notizie in ogni parte, dedito alla lettura, sensibile alla noia della comune società, ma che ha molto ingegno senza pretendervi e tutto ciò sulla base di una morale umana, ilare e placida". L'insigne economista aveva preso a benvolere i due nipoti-cognati e nel 1777 li indusse a concludere un vantaggioso contratto con un parente privo di eredi, che in cambio di un vitalizio e del pagamento dei propri debiti cedette loro il suo cospicuo patrimonio, valutabile a un milione di lire milanesi. Avrebbe anche voluto spingerli a compiere un viaggio d'istruzione in Italia e all'estero, ma il C. fu ben presto assorbito dalle cure familiari e dai pubblici affari. Alla fine del 1779 infatti, contro il parere del Verri che riteneva premature le nozze, sposava Eleonora Crivelli, da cui ebbe numerosa prole. Appassionato studioso di botanica (alcune sue lettere furono stampate nella Flora Insubrica di G. A. Scopoli, e nel 1791 pubblicò a Milano in collaborazione con Luigi i primi quattro volumi di una Storia delle piante forestiere le più importanti nell'uso medico ed economico), era ascritto fin dal 1780 alla Società patriottica istituita da Maria Teresa, e si interessava personalmente della conduzione dei propri fondi; l'agronomo A. Young, che nel 1789 visitò la sua tenuta modello di Mozzate, lodò i suoi esperimenti e vide in lui il tipo del gentiluomo di campagna colto e ospitale, che gli sarebbe piaciuto avere come vicino.
Membro, dal 1780, del Decurionato (il Consiglio cittadino formato da sessanta patrizi) e di alcune amministrazioni di opere pie, il C. venne eletto il 4 maggio 1791 deputato della Congregazione dello Stato a Vienna. La resurrezione di questa rappresentanza delle città e dei contadi lombardi, già soppressa da Giuseppe II, e la facoltà ad essa data di presentare le proprie istanze direttamente alla corte erano espressione significativa di una generale controffensiva del particolarismo e dei privilegi locali, duramente colpiti dalle riforme dell'imperatore filosofo. Giunto nella capitale asburgica nel luglio 1791, il C. fu ben accolto e ammesso alle sedute del Dipartimento d'Italia col rango di regio consigliere.
Il suo voluminoso carteggio con la Congregazione e col suo presidente, il vicario di provvisione Francesco Nava (cfr. anche A. Giulini, Dal carteggio del conte A. C. deputato della Lombardia austriaca a Vienna, in Archivio storico lombardo, LV [1928], pp. 307-16), dimostra l'accortezza e lo zelo con cui egli riuscì ad assolvere il proprio compito e usò di tutti gli ampi poteri accordatigli, ma comprova altresì la sua adesione personale al programma conservatore e reazionario di quell'organo: eliminazione di tutte le "novità" introdotte da Giuseppe II così nel campo amministrativo (accentramento burocratico ed esautorazione dei corpi civici) come nel campo religioso (creazione del seminario generale di Pavia, favore accordato alle dottrine gianseniste); intransigente difesa del sistema tributario vigente contro la proposta di abolire l'imposta personale gravante sui contadini; richiesta di una maggiore protezione militare contro la Francia rivoluzionaria, e al tempo stesso sabotaggio del tentativo asburgico di arruolare volontari nelle campagne lombarde.
Terminato il suo biennale mandato con piena soddisfazione della Congregazione dello Stato, il C. si congedò dalla corte il 16 ag. 1793, ma si trattenne qualche tempo a Vienna, dove si era conquistato la fiducia del giovane imperatore Francesco II. Era in ogni caso a Milano quando l'esercito di Bonaparte ne prese possesso, nel maggio 1796. Al contrario del fratello Luigi, egli si tenne lontano dalla vita pubblica sia durante il triennio 1796-99 sia nell'età napoleonica propriamente detta; continuò probabilmente a occuparsi del suo patrimonio, che tra case e terreni giungeva, secondo una denuncia del periodo repubblicano, a 53.586 scudi d'estimo. Nei primi mesi del 1814 la sua casa divenne il centro delle trame austriacanti che sfociarono nel linciaggio del ministro delle finanze Prina (20 aprile). Occupata la Lombardia dagli Austriaci, egli si recò quell'estate a Vienna, e durante l'inverno successivo fece parte dell'Aulica Commissione organizzativa incaricata di dare assetto alle cose italiane. La sua fedeltà fu premiata con alte cariche e onorificenze nel Regno lombardo-veneto: nominato delegato della città di Milano nella Congregazione generale lombarda (gennaio 1816), confermato nella sua antica nobiltà e nel titolo comitale, creato consigliere intimo, gran scudiere, gran ciambellano del Regno, rese i maggiori servizi come membro, e poi vicepresidente, della giunta eretta nel dicembre 1818 col compito di estendere a tutto il territorio del nuovo Stato le misure e le stime del catasto teresiano. A lui venne particolarmente affidato il settore della contabilità e della sua assiduità fanno prova le numerose consulte che di lui sopravvivono fra le carte censuarie. L'opera non era ancora compiuta quando il C. morì, il 14 genn. 1834, a Milano.
Fonti e Bibl.: Arch. di St. di Milano, Araldica, parte antica, 66; Catasto, 5972-74; Censo, p. moderna, 36-37; Uffici e tribun. regi, p. m., 406; Milano, Arch. stor. civico, Fam. 418-420; Dicasteri, 181-185; Gazz. privileg. di Milano, 18 genn. 1834 (necrologio); A. Young, Voyages en Italie et en Espagne pendant les années 1787 et 1789, Paris 1860, pp. 26-27, 239-240; Carteggio di Pietro e Alessandro Verri, Milano 1910-1942, VII-XII, a cura di E. Greppi-A. Giulini-G. Seregni, ad Indices;G. Gallavresi, L'invasione francese in Milano (1796). Da memorie inedite di F. Nava, in Archivio storico lombardo, XXIX (1902), pp. 357 s.; F. Cusani, Storia di Milano, VII, Milano 1873, pp. 76, 79 s.; P. Pecchiai, La Societàpatriott. istituita in Milano dall'imp. Maria Teresa, in Arch. stor. lomb., XLIV (1917), pp. 78, 102, 127, 132, 146 s.; A. Sorbelli, Sui Bolognesiamatori delle patrie mem., in L'Archiginn., XXVII (1932), pp. 360-62; St. di Milano, XII-XIII,XV, Milano 1954, 1962, ad Indicem; D.Chionienti Vassalli, I fratelli Verri, Milano 1960, ad Indicem;M. Berengo, L'agricolt. veneta dalla caduta dellaRepubblica all'unità, Milano 1963, ad Indicem;N. Valeri, P. Verri, Firenze 1969, ad Indicem;S. Cuccia, La Lombardia alla fine dell'AncienRégime, Firenze 1971, ad Indicem; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s.v. Castiglioni, tav. II; E. Casanova, Nobiltà lombarda. Genealogie, Milano 1930, s.v. Castiglioni, tav. VII.