CAPRA, Alfonso
Nacque a Vicenza, nel 1562, dal conte Girolamo di Giovanni e dalla nobildonna Beatrice di Domenico Almerico. Ebbe due sorelle, Isabella e Altadonna, quest'ultima sposa a Leonoro Thiene. E dei fratelli del C. si sa che Achille fu arciprete di Quinto Vicentino e che Francesco ebbe degli incarichi pubblici - risulta deputato "ad utilia" - e morì, ancor giovane, nel 1600.
Il C. militò per otto anni in Fiandra e in Francia agli ordini di Alessandro Farnese e per tre anni "nella guerra di Savoia" al soldo del duca Carlo Emanuele I, avendo modo di utilizzare la sua spiccata inclinazione per la matematica e il disegno tecnico sì da guadagnarsi una qualche fama d'esperto in "macchine militari". Scoppiato il conflitto veneto-arciducale, il C. si mise a disposizione della Repubblica; e il Senato, accettando di buon grado, scrive, il 24 febbr. 1616, al capitano di Vicenza, Girolamo Mocenigo, di far "sapere" al C. "che quanto prima si trasferisca all'obedienza del proveditor... generale, il quale si valerà della sua persona col dargli carico di colonnello di 1.200 fanti delle ordinanze et con l'impiegar l'attitudine et la sua virtù in quelle altre occorrenze che richiederà l'occasione et il buon concetto che si deve all'intelligenza sua nella professione, la quale, congionta con la sua ottima volontà, ci promette ogni sodisfattione dal suo degno servitio". Di qui dunque la partecipazione del C. alla cosiddetta guerra di Gradisca, da non confondere però con quella di un altro Capra, Pompeo figlio di Odorico, il "governator della banda grande" che cadde nel giugno del 1616 e venne sostituito dal fratello Onorio.
È certo che al C. - nella riunione del 30 apr. 1616 tenutasi nella "camera" del provveditor generale Piero Barbarigo (nella quale ci si impegna ad un'azione preventiva su Lucinico, ove il nemico, coll'evidente intenzione di "acquistar la campagna", si stava concentrando) - verrà affidato il compito di puntare sull'obiettivo "per la strada di S. Lorenzo" al comando di 400 "fanti di cernide". "Il successo" del tentativo, avvenuto il 1º maggio, "è stato felice", scrive il 2 al Senato il Barbarigo. Tutt'altro che brillante tuttavia il comportamento "della fanteria delle cernide", la quale "non ha seguito avanti come doveva"; e, in effetti, i soli cinque feriti riscontrati tra gli uomini del C. non attestano una loro particolare combattività. Né migliori prove potranno dare in seguito: di fronte all'estmdersi dell'epidemia - fa presente in una lettera dell'11 giugno 1610 il provveditor generale - "le cernide sono deboli sopra modo e quanto più spesso si mutano, tanto maggiore è la quantità che ne cade de amalati, per non esser assuefatti a' patimenti".
Rientrato a Vicenza alla fine del 1616 o, al più tardi, nel 1617, il C. visse decorosamente e tranquillamente occupandosi dei figli che il fratello Francesco aveva avuto dal matrimonio con Bernardina Policastro. Né risulta che - ad eccezione dell'incarico da parte della Repubblica di "ristorare e munire nel debito modo il castello di Enego", di cui era soprastante - abbia avuto incombenze di particolare rilievo.
Il C. non va inoltre confuso con quell'Alfonso Capra colpito da bando il 14 maggio 1619, per aver spalleggiato Onorio Capra nella sanguinosa aggressione, dell'11 aprile, a Gabriele Porto e al suo seguito; l'omonimo del C. - insiste un rievocatore ottocentesco (Lampertico, Su A. Palladio) - era un semplice "villico" di Marano Vicentino, che "portava quel nome datogli, fuori di matrimonio, da qualche Capra povero e suo padre".
Il C. morì il 27 febbr. 1638, lasciando "heredi universali... ugualmente et conugual portione" dei suoi beni (il grosso era costituito da tre "possessioni" del valore di 15.000 ducati circa) i "carissimi nipoti" Girolamo, Conte e Giovanni, i tre figli maschi del fratello Francesco.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Vicenza, testamento del C. del 21 marzo 1631 tra quelli del notaio Castellino, cui segue, tra quelli del notaio Malosello, il testamento nuncupativo dell'11 maggio 1635 con sottoscr., del 7 febbr. 1638, del testatore, del quale ultimo esiste copia in Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Gonzati 28.2.81412; Arch. di Stato di Venezia, Senato. Terra, reg. 85, cc. 293v-294r e filza 216, alla data 24 febbr. 1615 more veneto; Ibid., Senato. Lettere di provveditori da terra e da mar, lettere del 26 febbr. 1615 m.v., 29 apr. 1616 e 3 luglio 1616 rispettivamente nelle filze 51, 52, 53; Vicenza, Bibl. civica Bertoliana, G. da Schio, Memorabili (ms.), advocem Capra, tav. IX; Ibid., Gonzati 26.8.8: B. Bressan, Genealogia di famiglie vicentine,s. v. Capra, tav. V; Ibid., Gonzati 26.8.4.: F. Tomasini, Genealogie vicentine, I, s. v. Capra; F. Moisesso, Historia della ultima guerra nel Friuli..., I, Venetia 1623, p. 50; S. Castellini, Storia... diVicenza. XIV, Vicenza 1822, p. 170; F. Lampertico, Su Andrea Palladio,Discorso…, in Arch. stor. ital., s. 4, VI (1880), p. 283; Id., Scritti storicie letterari, I, Firenze 1882, pp. 351 s.; S. Rumor, Il blasone vicentino..., in Miscellanea di storiaveneta, s. 2, V (1899), p. 46. Sull'omonimo del C., bandito, cfr. G. B. Zanazzo, Bravi e signorottiinVicenza..., in Odeo Olimpico, VI (1964), p. 270.