CANCIANI, Alfonso
Scultore e medaglista, nacque l'11 dic. 1863 a Brazzano (provincia di Gorizia) da Lodovico, scalpellino, e da Maddalena Coceancig.
Dopo aver lavorato come scalpellino, a vent'anni riuscì a partire per Vienna, ove nel corso degli anni 1886-1896 studiò all'Accademia e alla Scuola superiore di scultura, coi professori Hellmer, Kundmann e Zumbusch. Nell'anno 1896 egli vinse, con lo schizzo per un Monumento a Dante (il poeta guarda i dannati dall'alto di una rupe), il premio Roma, consistente in un soggiorno di tre anni in Italia per studio. Il bozzetto in gesso venne presentato alla III esposizione internazionale di Venezia (1899); il modello, presentato successivamente alla Secessione viennese nel 1900, vi ottenne il premio Reichel, uno dei massimi premi artistici. Già quest'opera manifesta l'aspirazione dello scultore a una semplicità grandiosa. Il C. svolse quindi a Vienna una fertile attività, inviando le sue opere dapprima alle esposizioni della Secessione, poi a quelle del Künstlerbaus, del Palazzo di vetro di Monaco di Baviera (nel 1901, 1907 e 1908) e alla Grande esposizione d'arte di Berlino del 1910. In contrapposizione allo Jugendstil, simbolistico-decorativo, tipico della Secessione viennese, il C. scelse a suo modello lo stile più vigoroso dello scultore belga C. Meunier. Fu per questa scelta, probabilmente, che a partire dal 1910 circa egli preferì, per esporre, l'ambiente del Künstlerhaus piuttosto che quello della Secessione.
Per le arcate dell'università di Vienna il C. eseguì nel 1903 i monumenti dell'anatomista K.Langer von Edenberg (ritratto in bronzo, a mezzo busto, nell'atto di osservare un teschio, tuttora in loco), e nel 1906 il rilievo in bronzo con il professore di chimica H. Weidel (ritratto a mezzo busto nel laboratorio). Del 1903 è il monumentale busto in bronzo del chimico A. Schrötter von Kristelli dinanzi alla scuola tecnica superiore di Vienna. Per la casa Artaria (architetto Max Fabiani, a Vienna, Kohlmarkt 9) eseguì in altorilievo le colossali figure marmoree del portale. Il bozzetto da lui presentato al concorso per un monumento commemorativo della Imperatrice Elisabetta venne realizzato nel 1908 per l'orfanotrofio di Gföhl (Austria Inferiore); un altro suo monumento all'imperatrice venne collocato dinanzi all'Arena a Pola. Fin da allora si veniva progettando a Trieste la realizzazione in bronzo del suo Dante, per Duino (mai eseguito). Del 1909 è il monumento sepolerale Bab del cimitero Döblinger di Vienna. Anche la catena del rettore della Scuola superiore veterinaria di Vienna è opera del Canciani.
Alla XIII esposizione della Secessione viennese (1902) l'artista espose la statua sepolcrale rappresentante La sonnambula e nel 1904 il busto di Francesco di Manzano. Al Künstlerhaus presentò nel 1912due busti-ritratto e Nietzsche (testa in marino rosso), nel 1913 uno Schermidore in bronzo e busti-ritratto, tra cui quello del Maestro di scherma "L. B.", nel 1914 busti di bronzo, nel 1916 una Pietà, nel 1917 un tipico Acquaiolo viennese e il ritratto della figlia Nerina. Nel 1918 espose i busti-ritratto dei poeti V. Aufricht e A. Donath, come anche una composizione rappresentante la Fonte della forza. Nel 1916 vinse il premio Dumba, nel 1917 il premio Drasche.
Alla fine della prima guerra mondiale il C. si trasferì a Trieste, ove fino al 1935 insegnò presso la locale scuola d'arte industriale, ed ebbe, tra gli altri, come allievo M. Mascherini. D'ora in poi svolse nella sua patria una intensa attività artistica. Per Udine eseguì i busti-ritratto dei generali C.Caneva e A. Baldissera, le sculture del Monumento ai caduti di Como di Rosazzo del Friuli, e del gruppo monumentale di Castanevizza del Carso, l'erma di G. I.Ascoli a Gorizia, il monumento Franceschi a Pisino e monumenti sepolcrali a Lussinpiccolo, Aquileia, Pontebba, Trieste e Milano.
Tra i busti-ritratto sono ancora da citare quello del pittore A. Lezder (bronzo, nel Museo Revoltella a Trieste) e l'ottimo ritratto dell'architetto U. Nordio (propr. Nordio, Trieste). Eseguì inoltre nudi, torsi e anche sculture di soggetto religioso. Le sue statuine rappresentanti lavoratori, in più versioni (Lavoratore del fuoco, Fonditori [due versioni nel Museo Revoltella di Trieste], Minatore friulano, austeramente grandiosi malgrado il piccolo formato), rivelano la sua capacità di immedesimarsi in un dato tema. Della sua attività nel campo specifico della medaglistica vanno menzionate: le medaglie ricordo della missione italiana a Vienna (1919) del conte J. de Conti, per la Società amici dell'infanzia (Trieste 1927) e per il centenario della Cassa di risparmio di Trieste (1942). Nel 1940 aveva ricevuto il premio dell'Accademia d'Italia per le Belle Arti.
Altre opere del C. si trovano nel Museo civico di Gorizia. nell'Österreichisches Museum für angewandte Kunst (già Museum für Kunst und Industrie) a Vienna e in collezioni private. Alle già citate esposizioni in Austria, Germania e Italia fece seguito, nel febbraio 1954, nella galleria del Circolo della cultura e delle arti di Trieste, una retrospettiva delle sue opere in 1894 al 1951 con tredici sculture e fotografie delle sue creazioni per grandi monumenti pubblici.
Il C. morì a Trieste il 3 ottobre del 1955.
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 491, si vedano i cataloghi delle mostre citate all'interno della voce e i necrologi sulla stampa quotidiana locale; dei numerosi articoli apparsi in periodici e quotidiani si ricorda: L. Planiscig, Artisti contemporanei: A. C., in Emporium, XXXIII (1911), pp. 335-344; A. Morassi, in La Voce di Gorizia, 24 apr. 1924; B. Coceancig, in Il Piccolo della sera, 19 nov. 1924; U. Milelli, Scultori di Trieste, in IlPopolo di Trieste, 15 genn. 1924; E Caraman, Lo scultore C., in La Panarie, II (1925), pp. 102-108; Il Gazzettino illustrato di Venezia, 9 giugno 1929; Il Perseo, 1º febbraio 1929; Una mostra postuma di A. C., in Il Piccolo di Trieste, 21 sett. 1957; Uno scultore friulano, in Il Gazzettino del Friuli, 14 ott. 1957; A cento anni dalla nascita dello scultore A. C., ibid., 14 dic. 1963; A. Kieslinger, Die Steine der Wiener Ringstr., Wiesbaden 1972, pp. 298, 546.