ALFIERI
. Antichissima e celebrata famiglia astigiana che spiegava l'insegna dell'aquila; ora estinta nella linea maschile. Il nome, che in origine suonava Adelfero o Adelfiero, si ridusse poi ad Alfero o Alferio. Il più antico personaggio di cui si faccia menzione, è Uberto, ricordato il 12 marzo 1149. Un Tommaso fu tra gli scampati alla rovina di Asti, incendiata da Federico Barbarossa nel 1155. Da lui discese Manuele, designato dalla leggenda come uno dei capitani di cavalli mandati nel 1214 dagli Astigiani alla crociata, insieme con Alberto Solaro di Govone. Ma i due veri capostipiti e creatori della potenza della famiglia Alfieri sono Guglielmo e Alferio, figli di Manuele. Ricchi mercanti e cambiatori, avevan possedimenti in varî luoghi; il 9 marzo 1240, in Govone, Guglielmo, con l'acquisto di una parte di Magliano per sé e per il fratello Alferio, poneva il fondamento della sua signoria feudale. Altri acquisti seguirono e finalmente i due fratelli ebbero dal vescovo di Asti, Guglielmo, l'investitura di Magliano in feudo gentile. Divenuti effettivamente signori feudali, gli A., per via di alcuni pedaggi, ebbero contese col comune di Alba, di cui erano stati fatti cittadini. Guglielmo A. fu credendario di Asti nel 1221 e nel 1232; più rolte, nel 1250, sindico del comune; fu, il 28 luglio 1252, uno dei quattro rettori che intervennero alla convenzione stipulata fra Tommaso di Savoia ed il comune di Asti; nel 1255-56, uno dei sindici astigiani che conclusero la pace col conte di Savoia e col comune di Torino. Da Guglielmo discendono i signori di Magliano; da Alferio, il ramo che più tardi sarà detto di Magliano e di Castagnole delle Lanze.
Signori di Magliano (da cui poi i marchesi di Sostegno). - Da Guglielmo, primogenito di Manuele, discende Enrico, che nella seconda metà del sec. XIII ebbe gran parte nel governo del comune di Asti. Ebbe cinque figli, fra cui Giorgio, ricco cambiatore; Guglielmo, uno dei capi di parte ghibellina e partecipe alle fazioni che dilaniarono il comune di Asti nei primissimi anni del '300; Federigo, a cui rimase il palatium di Magliano, e che fu credendario di Asti, nel compromesso del 5 agosto 1309 tra Amedeo di Savoia, il comune e i fuorusciti; Martino, che ebbe gran parte nelle fazioni politiche, fu tesoriere del conte di Savoia dal 1300-1302, partecipò al governo del comune, e, il 13 novembre 1310, giurò coi fratelli fedeltà ad Arrigo VII. - Da Federico discende Raffaello, già morto nel 1373, che lasciò erede Simonino. A lui ed agli Alfieri il marchese Giovanni Giacomo di Monferrato tolse il castello di Magliano; ma, il 12 marzo 1435, fu dal duca di Milano costretto a restituirlo. Da Simonino discese Antonio (morto 1467); da Antonio, Manuele, che era già morto nel 1515. Dei figli di Manuele, Ludovico, il primogenito, ebbe il titolo di consigliere del duca di Savoia; Antonio, da cui discende il ramo di Vittorio Alfieri, fu invescato in molte liti per il patrimonio famigliare. Cesare, pronipote di Ludovico, acquistò per gli A. il feudo di S. Martino nell'Astigiano (1665-1671) e fu capostipite dei signori di S. Martino; il figliuolo di Cesare, Carlo Antonio Massimiliano, iniziò la costruzione del castello di S. Martino e capeggiò nelle guerre contro la Francia le milizie astigiane; Cesare Giustiniano, figlio di Carlo Antonio, coprì alte cariche nel regno di Sardegna e, pel primo, introdusse il ramo della sua famiglia a corte. Appena ventinovenne, nel 1739, fu fatto dal re suo consigliere e componente del Magistrato della riforma della regia università degli studî; nel 1743 fu nominato vicario e sopraintendente della politica e polizia della città di Torino. Il re, che molto lo apprezzava, lo nominò nel 1753 governatore di Benedetto Maurizio, duca del Chiablese. Avendo poi nel 1745 acquistato alcuni diritti su Sostegno e Ca' del Bosco nel Vercellese, ne fu nel 1747 investito con il titolo marchionale. Dei diciassette suoi figli, di cui nove maschi, ricorderemo solo Roberto Girolamo, nato a S. Martino nel 1733, morto a Torino il 15 marzo 1814, uomo di alti e nobili sentimenti, che dedicò la vita al servizio del re ed all'educazione dei figliuoli. Il figlio, Carlo Emanuele, nato a Torino il 19 febbraio 1764, fece nel 1792 l'infelice campagna di Savoia con suo padre, nel 1793 quella delle Alpi marittime; nel 1799, instauratosi in Piemonte il nuovo regime, fu inviato come ostaggio a Digione insieme col padre e con altri nobili. Tornò poi in Piemonte; nel 1808, accettò la carica di maestro di cerimonie del principe Borghese, governatore generale delle provincie di qua dalle Alpi. Tornato il re di Sardegna, andò ambasciatore a Parigi dal 1814 al 1828. Egli contribuì specialmente ai negoziati in forza dei quali la Liguria fu annessa al Piemonte e fu restituita la Savoia; contrastò le insidie austriache, pur mostrandosi avverso, per i suoi principî tenacemente conservatori, alla rivoluzione del '21. Trattò con garbo e cuore il riavvicinamento di Carlo Alberto di Carignano col re Carlo Felice; e dell'amicizia sua con Carlo Alberto fanno fede le sessanta lettere del principe a lui, che si trovano autografe nell'archivio della villa S. Martino Alfieri.
Per i suoi leali servizî, al suo ritorno in patria nel 1828, venne fatto Grande di corona e gran ciambellano. Il re Carlo Alberto, lo elevò a cavaliere gran croce dei Ss. Maurizio e Lazzaro, a collare dell'ordine della Ss. Annunziata, a consigliere di stato e luogotenente generale nel 1831. Andò a riposo nel 1841, morì nel 1844. Il figlio Cesare (1799-1869) è fra gli uomini di stato più insigni dell'antico Piemonte, e fra quelli che maggiormente promossero e collaborarono al nostro Risorgimento. Mentre il padre rappresenta l'antico regime della Sardegna, egli è l'alfiere delle nuove idee, il rappresentante ed il fautore della libertà, amico più che consigliere di Carlo Alberto (v. alfieri di sostegno, cesare). Suo figlio Carlo Alberto (1827-97) prese anch'egli parte attiva al movimento nazionale. È suo l'articolo pubblicato nel 1847 dal Risorgimento di Torino, col quale si chiedeva a Carlo Alberto lo Statuto; deputato del collegio di Alba nel 1857, poi di Caluso, di Aosta e di Portomaurizio (oggi Imperia); senatore nel 1870 e vice-presidente del senato nelle legislature XIV e XV; fu munifico fondatore del R. Istituto di scienze sociali Cesare Alfieri di Firenze. Ultimo maschio di tutti gli Alfieri, moriva a Firenze il 18 dicembre 1897.
Conti di Magliano e di Castagnole delle Lanze. - Da Alferio, figlio secondogenito di Manuele e fratello di Guglielmo, discendono: Ogerio, il più antico e uno dei più illustri cronisti astigiani, che fiorì nella seconda metà del sec. XIII, concorse coi parenti alla costituzione del patrimonio e del feudo della famiglia, godette di grandissima autorità nel comune, che gli diede delicati incarichi. Nei secoli XIII-XIV sono degni di ricordo Lorenzo, che prese parte attiva al governo di Asti, Bartolomeo 111, ricco banchiere che ebbe molto traffico e possessi nelle Fiandre ed era già morto nel 1470; Alferio, banchiere, che trascorse gran parte della sua vita in Germania. Figlio di Bartolomeo fu Teobaldo, che nel 1470 era in Germania, dove probabilmente, come molti de' suoi, esercitava l'arte del cambio. Dopo di lui incontriamo funzionarî e soldati. Capitano di alta riputazione fu nel '600 Catalano, figlio di Urbano che aveva preso parte alle guerre di Carlo Emanuele I e trovata la morte sotto Asti. Nato nel 1602, Catalano presto si distinse nel mestiere delle armi, principalmente contro i Genovesi, alle barricate di Susa, agli assalti di Trino, di Crescentino e Santhià, e partecipò alle guerre civili, sotto gli ordini del principe Tommaso. Ferito gravemente all'assedio di Ceva, nel 1633, fu poi messo al governo di questo marchesato ed investito del feudo di Castagnole delle Lanze, donde l'attributo del suo ramo. Nel 1643 contribuì a sottrarre Asti agli Spagnuoli; nel 1649 fu maresciallo di campo; nel 1652 governatore di Trino, che difese fino agli estremi; nel 1658 prese molta parte all'assedio di questa fortezza e ne ridiventò governatore; nel 1661 fu governatore di Vercelli, e poi cavaliere dell'ordine supremo della SS. Annunziata; nel 1664 partecipò alla spedizione di Candia; nel 1668 fu governatore di Montmélian; nel 1669 costituì i suoi beni in primogenitura pei suoi discendenti; nel 1672 Carlo Emanuele II gli affidò il comando della spedizione contro Genova. Ma, fallita questa per la presunzione di don Gabriele di Savoia, Catalano, sconfitto e assediato in Castelvecchio, riuscì tuttavia a liberarsi con una sortita. Ma il duca volle avere un capro espiatorio dello scorno e del disastro patiti: e Catalano venne relegato a Magliano, ebbe confiscati i beni, nel 1673 fu rinchiuso nel palazzo Madama a Torino, privato del piccolo collare della SS. Annunziata, condannato all'impiccagione. Morì in carcere nel 1674, prima che fosse eseguita la sentenza, vittima degli intrighi di corte. Il figli0 Carlo Emanuele (1643-1691) seguì dapprima la carriera delle armi e prese parte all'infausta spedizione del 1672; ma, per privare il padre di ogni consolazione ed appoggio, fu mandato e tenuto a combattere col suo reggimento nelle Fiandre ed in Olanda. Tornatone nel 1675, sotto la duchessa Giovanna Battista, ottenne la revisione del processo e la riabilitazione del padre; fu ambasciatore in Francia ed in Inghilterra, poi vice-aio del duca Vittorio Amedeo (1680), cavaliere d'onore della duchessa reale nel 1683; da lui discende Giuseppe Catalano, padre a sua volta di Giacinto Lodovico, cavaliere di Malta, con cui finisce nel 1797 la discendenza maschile del suo ramo.
Signori di Cortemilia. - Da Antonio del ramo principale, figlio secondogenito di Manuele, e fratello di Lodovico, discendono: Manuele, da cui Antonio, da cui Giovanni Battista sindico di Asti nel 1639. Da Giovanni Battista derivano i signori di Cortemilia. Antonio, suo figlio, nel 1655 vendé a Catalano Alfieri i suoi diritti feudali su Magliano; dei figli di Antonio son degni di ricordo Alessandro Niccolò, padre di Benedetto (v.) architetto del re Carlo Emanuele III, caro a Vittorio Alfieri, e di Gaspare Emanuele, che intraprese la carriera militare; questi ebbe per figlio Antonio Amedeo, nato nel 1698, che partecipò all'amministrazione di Asti nel 1734, fece erigere in titolo comitale il suo possesso di Casa Bianca e sposò nel 1745 Marianna Monica Maillard di Tournon, vedova Cacherano di Villafranca, morendo nel 1749. Da lui Vittorio (v.), al fonte battesimale Vittorio Amedeo, nato il 17 gennaio 1749, morto l'8 ottobre 1803 senza discendenti.
Arma d'oro all'aquila di nero, armata, membrata e coronata di rosso. Cimiero: l'aquila del campo nascente. Sostegni: due aquile come nel campo affrontate. Motto: tort ne dure.
Bibl.: E. Casanova, Tavole genealogiche della famiglia Alfieri, Torino 1903; E. Masi, Asti e gli Alfieri nei ricordi della Villa di S. Martino, Firenze 1903; A. Manno, Il patriziato subalpino, II, Dizionario genealogico, Firenze 1906. Su Carlo Emanuele di Sostegno, oltre alla corrispondenza famigliare in Masi, op. cit., cfr. il cenno necrologico di Cesare Balbo nella Gazzetta piemontese, 27 dicembre 1844.