KIVI, Alexis
Scrittore finnico, nato a Nurmijārvi il 10 ottobre 1834, morto il 31 dicembre 1872. Nella giovane letteratura finnica si distingue per la sua originalità e personalità, che ne fecero modello efficace a varî dei più notevoli suoi contemporanei e successori: drammaturgo, romanziere, poeta lirico; interprete mirabile della natura, dell'animo, dei costumi del popolo finnico. Figlio del sarto Stenvall del villaggio di Palojoki in Uusimaa (Nyland), passò tra stenti e privazioni gran parte della sua breve vita, sempre assillato dai debiti e tormentato da una malattia nervosa che negli ultimi anni s'aggravò fino a oscurargli l'intelletto.
Dei quattro volumi delle sue Opere complete, il II e il III contengono le opere drammatiche, tra le quali da rilevare Kullervo (1864, rappresentata solo nel 1885), la prima tragedia originale del teatro finnico, ispirata al noto episodio del Kalevala (XXXI-XXXVI); Nummi-suutarit (I calzolai della landa, 1864), la prima commedia, ammirata per la pittura dei caratteri e l'umorismo di molte scene; Lea (trad. it. di P. E. Pavolini, in Rassegna moderna, I, pp. 649-74), idillio drammatico attinto al Vangelo (Luca, XIX,1-10), pieno di poesia e di colorito orientale, che segna con la sua prima rappresentazione (10 maggio 1869) l'inizio del teatro in lingua finnica. Il IV volume è dedicato alle liriche, pervase da profondo e nostalgico sentimento, e all'epistolario (19 lettere in svedese e 49 in finnico; notevoli quelle a K. Bergbom, F. Cygnaeus, B. F. Godenhjelm, E. Lönnrot e alla sua benefattrice, Charlotta Lönnqvist).
Oltre a un breve racconto Koto ja kahleet (Casa e catene), tutto il I volume è occupato dall'opera più caratteristica del suo genio, il romanzo Seitsemän veljestä (I sette fratelli, traduzione ted. di G. Schmidt, Dresda 1921; fr. di L. Perret, Parigi 1926) intorno al quale lavorò soprattutto dal 1866 al 1869. Ampio quadro della vita di sette fratelli, diversi d'indole e tendenze, i quali lottando contro la loro rozzezza e ignoranza, a forza di lavoro nelle foreste dissodate, attraverso difficoltà d'ogni sorta e avventure pericolose, si acquistano una cultura, una casa, una famiglia e diventano utili a sé stessi e alla comunità. Libro vivace, sereno, gaio, sano, ottimista, che non si direbbe scritto nel periodo più doloroso e angoscioso della vita del poeta. La forma narrativa è continuamente interrotta da lunghi dialoghi e talora da brani poetici, novelle e leggende; ricco d'immagini, dalla lingua mirabilmente varia e pittoresca, echeggiante qua e là di frasi e figure dei libri da K. prediletti: la Bibbia, Omero, Cervantes.
Bibl.: V. Tarkiainen, A. K., Elamä ja Teokset (Vita e opere), Porvoo 1915; id., A. K. (Compendio in forma popolare), Helsinki 1917; id., A. Kiven muisto (Ricordo di A. K.), Helsinki 1919; id., A. Kiven 7 veliestä (I sette fratelli), Porvoo 1910; J. V. Lehtonen, Runon kartanossa. Johdatus A. Kiven runouteen (Nel castello del verso. Introd. alla poesia di A. K.), Helsinki 1928. Le non poche difficoltà lessicali e sostanziali sono chiarite da E. A. Saarimaa, Selityksiä A. Kiven teoksiin (Annotaz. alle opere di A. K.), 2ª ed., Helsinki 1929. V. inoltre P. E. Pavolini, I sette fratelli, in Lo Spettatore, marzo 1922.